«Guerra e fanatismo» L’analisi di Giuseppe Fedeli

IL PUNTO - «Solo facendo nascere una speranza concreta di vita migliore e di soluzione ai tanti problemi, la disperazione può essere contenuta, e il fanatismo cedere il passo, riscoprendo una sana capacità critica»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Guerra e fanatismo

«Ero un bambino lanciapietre, nell’intifada ebraica. Come ho già detto, le prime parole che imparai a dire in inglese, a parte yes e no, erano: british, go home!» (Amos Oz)
L’attuale crisi del mondo, nel Medio Oriente, in Israele/Palestina, puntualizza l’autore citato in esergo, non riguarda essenzialmente i valori dell’Islam. Non riguarda la mentalità degli arabi, come sostengono alcuni razzisti. È l’antico conflitto tra fanatismo e pragmatismo, tra fanatismo e pluralismo, tra fanatismo e tolleranza. Il fanatismo (dal latino fanaticus= ispirato dalla divinità, derivato di fanum, tempio) è più antico dell’Islam, del Cristianesimo, dell’Ebraismo, più antico di ogni Stato o governo, d’ogni sistema politico, più antico di tutte le ideologie e di tutte le confessioni del pianeta: altrimenti detto oltranzismo, è una componente della natura umana, un gene perverso. Pienamente d’accordo su questa analisi, mi domando; come frenare questo morbo letale? Il fanatismo è spesso strettamente legato a un contesto di profonda disperazione (che non riguarda solo la disparità economica): dove le persone non avvertono altro che disfatta, umiliazione e indegnità, ricorrono a forme svariate di violenza disperata.
Il nazionalismo moderato è l’unico in grado di mettere il morso a quello oltranzista, in Medio Oriente come nelle altre zone torride, dove si vive la tragedia del conflitto bellico. Solo facendo nascere una speranza concreta di vita migliore e di soluzione ai tanti problemi, la disperazione può essere contenuta, e il fanatismo cedere il passo, riscoprendo una sana capacità critica. Durante la guerra, e il riferimento, a titolo esemplificativo, è al conflitto Israele/Hamas-, anche se l’operazione è sbandierata come lotta al terrorismo, è moralmente indifendibile uccidere civili palestinesi; similmente, quand’anche “legittimato” come battaglia contro l’occupazione, è ingiustificabile togliere la vita ai civili israeliani. In ogni caso, ogni “soluzione” è esecrabile. Purtroppo, il fanatismo (nella declinazione anche di moralismo) è in ogni dove, si aggira, nelle sue forme più silenziose e subdole, come la lupa di dantesca memoria, intorno a noi, e fors’anche dentro di noi, feroce, rapace. “Conosco quei pacifisti, alcuni miei colleghi del movimento per la pace in Israele, capaci di spararmi in testa solo perché ho auspicato una strategia lievemente diversa per il processo di pace con i palestinesi…penso che il seme del fanatismo si annidi immancabilmente nella rettitudine inflessibile, piaga di molti secoli.”(A. Oz). Guardate i puritani che siedono alle funzioni religiose sul primo banco: come gli antichi crociati, in nome del “loro” dio, sarebbero capaci anche di ammazzare chi, secondo loro, pecca.
* Giudice

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