Maxi frode fiscale: sequestrati beni per 60 milioni. Nei guai anche 4 persone del Fermano

L’OPERAZIONE della Guardia di finanza ha smascherato il sistema messo in atto dalle due aziende. Segnalati per illeciti penali tributari sei uomini, due del Maceratese e 4 del Fermano. I tre soggetti a campo dell’organizzazione si avvalevano di “teste di legno”

Hanno completamente omesso di presentare le dichiarazioni Iva e Irap per 8 anni, frodando il fisco per 175milioni. Due aziende del Maceratese sono finite al centro di una articolata indagine conclusa dalla Guardia di finanza di Macerata e coordinata dalla Procura. Segnalati per illeciti penali tributari sei uomini, due del Maceratese e 4 del Fermano. Sequestrati immobili, liquidità e quote sociali per circa 60milioni. Oggi le due aziende sono entrambe in amministrazione giudiziaria.

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Finanzieri al lavoro

La strutturata indagine, ha preso il via nel 2018, dall’analisi di approfondimenti in materia di antiriciclaggio e si è sviluppata mediante il minuzioso esame delle contabilità aziendali e dei conti bancari dei titolari, nonché attraverso ulteriori riscontri investigativi sul territorio.
L’incrocio trasversale dei dati acquisiti ha permesso di accertare che le società attenzionate avevano omesso di presentare, per gli anni d’imposta dal 2012 al 2020, le prescritte dichiarazioni fiscali ai fini delle imposte dirette, dell’Iva e dell’Irap, pur avendo provveduto, al parziale deposito al Registro delle Imprese della Camera di Commercio, dei bilanci di esercizio relativi agli stessi anni.
L’attività d’indagine svolta dai finanzieri ha permesso di rilevare ricavi non dichiarati pari a circa 175 milioni di euro.
Il sistema di frode smascherato consisteva nella commercializzazione, anche con l’estero, di mobili e, all’occorrenza, di materie plastiche e di materiale informatico senza che poi le società adempissero ai successivi obblighi di natura fiscale.
I «dominus» della frode sono stati individuati in tre soggetti, uno del Maceratese e due del Fermano, pluripregiudicati anche per reati tributari e uno dei quali inabilitato all’esercizio di impresa commerciale. Gli stessi gestivano le attività avvalendosi di soggetti “teste di legno”, privi di qualsivoglia capacità imprenditoriale, che ricoprivano formalmente la carica di amministratori delle società di capitali investigate.

finanzaAllo scopo di scongiurare l’effettuazione di ulteriori operazioni di export di beni negli Stati membri dell’Unione Europea, in totale evasione d’imposta, è stata richiesta alla competente Agenzia delle Entrate di emettere il provvedimento di esclusione dalla banca dati Vies (acronimo di “Vat Information Exchange System”) nei confronti di una delle società attenzionate. La finalità del sistema Vies è il controllo delle transazioni commerciali in ambito comunitario e dei soggetti passivi Iva che le pongono in essere. In particolare, consultando la banca dati, ogni soggetto passivo Iva, prima di effettuare un’operazione commerciale, può rilevare l’esistenza in attività di una società e se la stessa sia autorizzata ad effettuare operazioni commerciali intracomunitarie.
Nell’ambito dell’intera operazione, il Gip ha emesso – su richiesta della Procura – diversi provvedimenti di sequestro per equivalente di beni, tra i quali immobili, liquidità e quote sociali, fino a concorrenza delle imposte evase per circa 60 milioni di euro complessivi.

(redazione Cm)

 


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