«Gigio vive!» Il funerale di Luigi Fioravanti in piazza Matteotti. L’addio di Porto San Giorgio al combattente dall’animo nobile

PORTO SAN GIORGIO - Il rito laico è stato celebrato in piazza, come dalle sue ultime volontà. Lui, simbolo della sangiorgesità, ha voluto essere per l'ultima volta tra il suo popolo. Fioravanti era un comunista vecchio stampo, sempre dalla parte della classe salariale e degli oppressi. Era anche animatore di feste dell'Unità e di feste del patrono, l'uomo della tombola, appassionato della Juventus, vestiva i panni di Babbo Natale

Luigi Fioravanti

di Serena Murri

L’ultimo saluto a Gigio de lu Mungu, oggi pomeriggio alle 15 in piazza Matteotti. Il funerale di Luigi Fioravanti, scomparso lunedì a 79 anni, è stato celebrato in piazza Matteotti con rito laico. E neanche la pioggia battente ha impedito a chi gli ha voluto bene di andare a porgere un ultimo saluto.

Durante la celebrazione, Luigi Fioravanti, è stato ricordato come uomo poliedrico e dalle tante passioni. «Per tutti era Gigio lu Mungu, soprannome ereditato dal bisnonno Peppo – ha spiegato una sua conoscente – che si era ferito a una mano mentre puliva il fucile. Tra gli archivi della Fototeca Provinciale di Fermo, c’è una bella foto che ben lo rappresenta, un Gigi giovane in sella ad una moto. È uno sguardo che lascia ben trasparire quello che era il carattere dell’uomo. Gigi era una persona generosa, pronta a prodigarsi per gli altri e possedeva una forte personalità, tipica di un vero e proprio proletario che nella vita ha dovuto affrontare tanti problemi. Sapeva anche essere sensibile, aspetto che dimostrava sia nel rapporto con le persone che attraverso il suo forte apprezzamento dell’arte a tal punto che coltivava una sua forma di arte popolare. Riusciva a cogliere con i suoi famosi “rustichi” furbi messaggi intrappolati negli elementi della natura, come i pezzi di legno, lasciati sulla spiaggia dalle onde del mare che lui sapientemente liberava con il suo intervento artistico. Amava la pittura, la musica, il canto e la recitazione. Era un combattente e lo dimostrò sempre nel corso della sua esistenza. Pure nei momenti difficili della malattia, si aggrappava alla vita che amava tanto, riuscendo a riemergere dalle situazioni più cupe. La battaglia di Gigi è terminata in questi giorni, in cui nel mondo si parla sempre di più di guerra e pensare che Gigi era nato nei giorni della Seconda guerra mondiale, il 16 maggio 1944 e mancavano ancora diversi giorni alla Liberazione del Fermano. Lui sangiorgese doc, è venuto al mondo in quel di Falerone in zone in cui era attiva la resistenza contro i nazifascisti. Fin da quando era in fasce, respirò intorno a sé un certo clima politico che lo portò a maturare quelle idee per cui era da tutti conosciuto, con una sensibilità forte verso gli oppressi».

Crescendo, Fioravanti affrontò le difficoltà economiche e costruì una famiglia molto unita. Emigrò in Germania nel 1964 per svolgere il lavoro di meccanico e trascorse degli anni a Torino, dove cominciò a fare il postino. Alla sua famiglia numerosa, alla moglie Maria, ai figli Fabiola, Romina e Roberto, ai nipoti e ai fratelli vanno le più sentite condoglianze della comunità sangiorgese e fermana, «pur nel dolore -ha continuato una tra le persone intervenute – deve prevalere l’idea che la vita di Gigi non sia trascorsa invano, ha invece lasciato il segno in tutti quelli che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo. Gli diciamo grazie con un grande e sentito applauso». Un ultimo accorato ricordo è arrivato da una degli amati nipoti che ha letto una sintesi della vita familiare dell’uomo.

Il rito laico è stato celebrato in piazza, come dalle sue ultime volontà. Lui, simbolo della sangiorgesità, ha voluto essere per l’ultima volta tra il suo popolo. Fioravanti era un comunista vecchio stampo, sempre dalla parte della classe salariale e degli oppressi. Era anche animatore di feste dell’Unità e di feste del patrono, l’uomo della tombola, appassionato della Juventus, vestiva i panni di Babbo Natale. Tante sono state le sue battaglie, come quella per salvare piazza Bambinopoli dalla speculazione edilizia o la protesta contro l’installazione di un’antenna in città.

Quando riteneva che una sua posizione politica fosse giusta, la portava avanti, a costo di essere in dissenso con il partito. Non era un uomo di chiesa ma non era ostile alla religione e sapeva dialogare.

Dopo il ricordo dell’uomo, è intervenuto il sindaco Valerio Vesprini: «Ho avuto la fortuna di conoscerlo fin da piccolo, era un amico di famiglia. Ricordo le battaglie politiche e sportive. Lottava per i suoi ideali che potevano anche andare contro il suo partito. Porto San Giorgio era il più grande dei suoi ideali. Oggi se ne va un vero sangiorgese. Mi ha rivolto un’ultima frase: “avevo paura che mi cadesse la mano ma ti ho votato perché ti voglio troppo bene”». Al termine della celebrazione sono partiti gli applausi e davanti all’auto che trasportava il feretro è apparso lo striscione degli ultras sangiorgesi con la scritta «Gigio vive». La colonna sonora che si è diffusa nella piazza, prima che il feretro ripartisse alla volta del cimitero, non poteva che essere Bandiera rossa.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti