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Assemblea Confindustria Fermo, indicatori deboli nel Fermano. Il viceministro Valentini: «Semplificazione burocratica necessaria» (Video)

FERMO - All'incontro di questa mattina al Teatro dell'Aquila presente anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «Stiamo assistendo alla quinta rivoluzione industriale. Serve guidarla politicamente ma non sento queste riflessioni». Il presidente di Confindustria Fermo, Fabrizio Luciani: «Continuare a investire nelle infrastrutture»
Confindustria - Gli interventi del viceministro Valentini e del presidente Bonomi

 

di Alessandro Luzi (foto di Simone Corazza)

Il viceministro Valentino Valentini

Snellire la burocrazia, crescere dal punto di vista infrastrutturale e rivedere la tassazione. Queste sono le linee guida tracciate questa mattina durante l’assemblea generale annuale di Confindustria Fermo al Teatro dell’Aquila: un appuntamento per fare il punto sui risultati del distretto fermano, con uno sguardo al mercato globale. A moderare l’incontro Roberto Tallei, vicecaporedattore Sky Tg24, che ha intervistato il viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini. «Il nuovo nome del ministero poteva sembrare un trucco di marketing, in realtà è un prendere atto del valore del made in Italy. Va tutelato, protetto e diffuso perché non è solo un’indicazione geografica ma un modo di fare le cose. È intriso di bellezza, competenze e valori. Allo stesso tempo deve essere una mission, se ci sediamo non va bene». Valentini si è soffermato poi sulla mancanza di mano d’opera specializzata: «La curva demografica non ci aiuta. Nel ddl che si sta discutendo alla Camera c’è l’intenzione di creare corsi e discipline più consoni alla domanda. Non è un problema risolvibile nell’immediato. È una questione culturale. Serve lavorare anche sul 20% dei ragazzi che non studia e non lavora. Molti dicono che si risolve con l’immigrazione. Non è così. Il migrante va formato perciò serve tempo».

Sotto gli occhi di tutti è il peso della tassazione sugli stipendi. Meno soldi in tasca fanno rima con meno capacità di spesa. «Ci sarà un aumento dei salari per via della nuova manovra – ha promesso il viceministro -. Intanto l’inflazione sta scendendo. Allo stesso tempo dobbiamo trovare una soluzione per rendere più accessibili i crediti d’imposta. Ci saranno una semplificazione burocratica e una maggiore razionalizzazione. Intanto l’innovazione sta andando avanti, soprattutto nel green e sull’economia circolare. Qui i rischi e le opportunità si bilanciano». Nel Fermano a complicare le cose è stata la chiusura del fronte russo, garanzia di export per il distretto calzaturiero. «Queste dinamiche dipendono da fattori esterni e incidere è difficile. Comunque si stanno aprendo delle grandi aree verso cui rivolgerci per trovare nuovi buyers – ha concluso Valentini -. Occorrerà mettere in campo politiche mirate per favorire l’acquisizione di nuovi clienti».
Sul palco del Teatro dell’Aquila è intervenuto anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. «Questa mattina ho avuto molte conferme –

Il presidente Confindustria Carlo Bonomi

ha esordito – cioè quanto questo territorio sia fortemente a vocazione manifatturiera, quanto sia dedicata all’export e come i problemi siano sempre gli stessi da 50 anni. La manovra di bilancio è ragionevole per quanto riguarda gli interventi destinati alle famiglie a basso reddito ma incompleta per il settore delle imprese. Tuttavia, grazie allo sblocco della quarta rata del Pnrr arriveranno nuove risorse con degli investimenti che vanno verso la giusta direzione».

Non le ha mandate a dire alla Germania. Bonomi non ha digerito la gestione delle politiche economiche e monetarie. «Per la prima volta l’inflazione è tornata ai livelli pre guerra in Ucraina però non diminuiscono i tassi di interesse. La comunicazione non è il punto di forza di Lagarde. In questo scenario servono politiche monetarie europee e non tedesche. Fino ad ora in Europa c’è stata una politica unica ma non uguale per tutti. La Germania è stata fortemente avvantaggiata. Andando verso le esigenze tedesche nell’Ue si è rischiata la recessione». Una riflessione è stata dedicata alla transizione che sta interessando le industrie e non solo. «In realtà stiamo assistendo alla quinta rivoluzione industriale – ha affermato il presidente -. Sarà irreversibile e indistinta. Dobbiamo guidarla politicamente senza far cadere le teste ma costruendo un futuro. È una riflessione che ancora non vedo fare. L’Europa vuole essere campione mondiale di sostenibilità ambientale. Però non può esserci senza una sostenibilità sociale ed economica».

Hanno portato i saluti anche il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, il prefetto Michele Rocchegiani, il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini e il presidente di Confindustria Marche Roberto Cardinali. Secondo il report del presidente di Confindustria Fermo, Fabrizio Luciani «gli investimenti esteri sono bassi per il peso della burocrazia, le infrastrutture, le tasse ed i costi di gestione troppo elevati. Per quanto riguarda il quadro internazionale, lo scenario è partito e proseguito meglio rispetto al 2022. Allo stesso tempo però, le tensioni internazionali dei conflitti bellici hanno tolto sicurezza al mercato e la domanda mondiale è rallentata. Ben venga la crescita dei paesi emergenti ma non bastano per compensare la frenata tedesca e gli alti e bassi di Usa e Cina». Per quanto riguarda l’Italia, invece «secondo le previsioni del Centro studi di Confindustria, l’andamento del Pil italiano nel 2023 (+0,4%) è in netto rallentamento rispetto alla media del 2022 – ha spiegato Luciani – comunque superiore rispetto alla previsione di crescita dell’economia italiana ipotizzata qualche mese fa che doveva essere nulla. Ci auguriamo che grazie al rientro dell’inflazione, le politiche monetarie meno restrittive e le politiche industriali favorevoli riescano a risollevare l’economia italiana. La previsione parla di un +1,2%».

Il presidente di Confindustria Fermo Fabrizio Luciani

Infine il focus sul Fermano. «La dinamica complessiva è molto debole – ha puntualizzato Luciani -. Ovvio, dipendiamo dal distretto calzaturiero, le imprese sono piccole e risentono della frenata estera. Per quanto concerne l’export, nel primo semestre del 2023 abbiamo registrato un + 12,8% rispetto al 2022. Poi nel terzo trimestre il trend si è invertito, facendo segnare nelle Marche un calo del 5,2%. Ciò è dovuto al calo della domanda interna (-8,8%) e di quella estera (-12,1%) alla quale è diretto oltre l’80% della produzione della provincia di Fermo. Invece, grazie ai bonus, è cresciuto molto il settore dell’edilizia. Intanto tengono i prezzi di vendita e l’occupazione grazie alle buone relazioni sindacali. Tuttavia allo stesso tempo aumentano le casse integrazioni».

Allora cosa serve per tornare ad essere competitivi? Luciani ha tracciato la rotta: «Sono fondamentali gli interventi di lungo respiro perché le imprese hanno necessità di investire e devono farlo al meglio – ha puntualizzato il presidente -. Innanzitutto vanno potenziate le infrastrutture. Il piano regionale rimette al centro la Mare-Monti e la Mezzina. Oltre 50 milioni verranno investiti per connettere la costa al nuovo presidio ospedaliero. È un buon inizio. Bene la terza corsia A14. Ragioniamo anche sul potenziamento della ferrovia per una mobilità più green. Siamo favorevoli alla metropolitana di superficie ma non ci soddisfano gli intenti e le parole, servono progetti concreti. Altro nodo riguarda la formazione. Ci sono migliaia di posti di lavoro sguarniti ma dove non c’è richiesta, allora il problema è nazionale. Molte aziende non riescono a trovare figure adatte. Poi nel Fermano soffriamo anche la carenza di giovani e la sostituzione di lavoratori è sempre più difficile. Dobbiamo dialogare di più con le scuole e indirizzare la formazione verso le esigenze attuali delle imprese».

 

 

 


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