«Che la provincia di Fermo sia considerata la Cenerentola delle Marche ormai è un fatto acclarato. La Giunta regionale guidata da Acquaroli ha confermato ampiamente quanto questo territorio sia tagliato fuori dagli investimenti, depauperato dei servizi e dimenticato nelle scelte strategiche». Non le mandano a dire i consiglieri di minoranza di Avanti Montegranaro. Stavolta il bersaglio è la classe dirigente del Fermano a 360 gradi, a trazione centro-destra, in primis Mauro Lucentini della Lega.
«Nonostante le significative contribuzioni economiche delle nostre imprese allo sviluppo regionale – continuano – per la Giunta di destra il Fermano sembra essere poco più di un’appendice. Ci si aspettava una reazione forte da parte dei Sindaci, del Presidente della Provincia, delle Associazioni di categoria, ma la voce è debole, quando c’è. Non meritiamo un assessore, una progettualità attenta o una richiesta di ascolto. Il sospetto è che non si voglia disturbare il manovratore, gli amici di partito o la “filiera nazionale”. Quel “cerchio magico” tessuto sul territorio dall’ex onorevole Lucentini, iniziato con la regia del ribaltone nel suo Paese per allinearsi alla nuova stagione politica marchigiana, avrebbe dovuto portare una pioggia di finanziamenti e vantaggi per tutti i settori produttivi del Fermano. Ma così non è stato. Le promesse sono svanite nel nulla, i maneggi politici maldestri si sono ritorti contro e sul territorio sembra sia calata una damnatio memoriae. Le uniche voci critiche provengono dal Consigliere regionale Fabrizio Cesetti, da Alberto Palma, presidente della Carifermo, e dai Sindacati di categoria, per questioni sanitarie e di sicurezza. Il risultato è che la sanità è allo sbando: la riforma, le AST, non mostrano ancora vantaggi tangibili, ci sono continui cambi di direttori sanitari, carenze di servizi sempre più preoccupanti e mancano le risorse per l’apertura del nuovo ospedale. Le prospettive economiche non sono rosee: l’inclusione nella ZES avrebbe significato un vantaggio per le nostre imprese, ma la Regione non si è impegnata per questa opportunità, quindi ci troveremo a competere con Regioni confinanti che saranno più attrattive per gli investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture, la creazione di posti di lavoro e la crescita delle attività industriali. Il Fermano si era impegnato per essere riconosciuto come Area di Crisi Complessa, con notevoli prospettive di rilancio, ma il governo Meloni ha detto “no” e tutta la filiera si è allineata, nonostante le proposte di inserimento provenienti dalle opposizioni.
Inoltre, siamo esclusi da importanti progetti viari, come indicato nel Piano delle Infrastrutture 2032 della Regione: connessioni, sviluppo di arterie stradali e riqualificazioni che ignorano il Fermano, condannandolo a un progressivo decadimento socio-economico. La sicurezza, un cavallo di battaglia della destra solo nei discorsi: zero poliziotti per il Fermano. Il Piano di assegnazione di agenti e assistenti della Polizia di Stato presso le Questure non contempla nessuna unità per Fermo. Obiezioni? Nessuna. Se la sanità, l’economia, le infrastrutture e la sicurezza sono temi che riguardano tutti, è necessario uscire dalla filiera e creare un fronte comune: tutte le forze politiche, sindacali, economiche e civiche dovrebbero unire le proprie voci in un’unica richiesta forte di udienza al Governo regionale».
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