L’Avis Regionale Marche ha appena terminato il suo ultimo progetto denominato “Welfare Cult: relazioni, cultura e benessere”. Finanziato dalla Regione, è stato promosso nella seconda metà del 2023 da una rete di associazioni che ha visto Acli Marche come capofila e proprio l’Avis Marche come braccio operativo. Lo scopo era il contrasto agli effetti di esclusione sociale, precarizzazione e marginalizzazione, con la cultura come filo conduttore. Per l’Avis ovviamente è diventata la cultura del dono, della donazione del sangue.
Il presidente Daniele Domenico Ragnetti ha fatto un resoconto sull’anno che è appena stato salutato. Le Marche si sono issate (e confermate) al top in Italia grazie ai suoi fedeli donatori.
«Il Centro Nazionale Sangue –esordisce il presidente dell’Avis Marche, Ragnetti- ha reso noti i dati sulle donazioni del sangue in Italia e, in rapporto al numero degli abitanti, le Marche risultano la regione più virtuosa sia nella raccolta del plasma che del sangue. Abbiamo avuto circa 103mila donazioni, siamo tornati ai livelli pre-pandemia. Non posso che dire grazie ai nostri donatori».
Relativamente al sangue è una bella conferma, è quasi una novità per il plasma perché le Marche erano sempre ad alti livelli ma mai al vertice. Proprio la raccolta del plasma assume una particolare rilevanza, giusto? «Sì perchè l’Italia è in deficit del 25%. Grazie a quanto abbiamo potuto raccogliere ci è stato possibile ad esempio aiutare le altre regioni».
Grandi numeri, merito anche di una struttura capillare ed efficiente? «E’ senz’altro un fattore, poichè nelle Marche ci sono 225 comuni e 142 Avis dislocate sul territorio. Davvero tante, mentre nelle città di grandi dimensioni magari tutto è più complicato. Peraltro abbiamo anche margini per crescere ancora».
Alle spalle il progetto “Welfare Cult: relazioni, cultura e benessere” che ha visto l’Avis Marche impegnato ed attivo su più fronti, protagonista a Belforte, nell’anconetano, partecipando all’Overtime Festival, ritrovandosi a Loreto per la tradizionale lesta pre-natalizia e dando vita a corsi di formazione per i suoi dirigenti. Il progetto ha soddisfatto le vostre aspettative? «Direi di sì perchè abbiamo espletato quelle che erano le finalità e riuscendo ad essere presenti in tutte le Marche. Teniamo molto alla sinergia con le associazioni e al lavoro in rete».
Questo 2024 vede Pesaro Capitale italiana della cultura. Considerando che l’ultimo progetto avisino è stato centrato sulla cultura del dono, sono in programma iniziative per unirsi a Pesaro? «Senz’altro –conclude Ragnetti- l’Avis Pesaro si è già mossa e noi stiamo studiando alcune proposte».
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