Anziana morta, sanitari assolti. Romagnoli: «Uno deceduto prima del processo. Valutiamo causa civile» La figlia: «Voglio giustizia»

PROCESSO - Dopo la notizia delle assoluzioni, data dall'avvocato Igor Giostra (uno degli avvocati della difesa), oggi parla la controparte, ossia l'avvocato Rossano Romagnoli che, insieme alla collega Raffaella Polci, difende i familiari della donna deceduta. E ora parla anche la figlia della donna: «Non cerco vendetta ma giustizia»

Rossano Romagnoli

«Per il sanitario di turno quella notte, con la sua singola imputazione, ovvero la responsabilità medica per non essersi accorto della gravità durante la visita medica delle ore 3,35 ed i successivi controlli delle ore 5,20 e delle ore 7,53, vi è stata sentenza di non doversi procedere perché il processo nei suoi confronti non è potuto proseguire per il sopravvenuto decesso dell’uomo». A parlare è l’avvocato Rossano Romagnoli che, insieme alla collega Raffaella Polci, difende i familiari di un’anziana di 81 anni deceduta dopo il ricovero al Pronto soccorso. La vicenda risale al 2018 con quattro sanitari indagati, ma tornata alla ribalta delle cronache locali con la notizia delle assoluzioni, arrivata da uno dei lagali rappresentanti dei sanitari, l’avvocato Igor Giostra. Ma Romagnoli ha le sue puntualizzazioni da fare. 

«Difatti, a seguito dell’ultima opposizione da parte di noi difensori che abbiamo sempre ritenuto l’errore ci fosse stato, il giudice per le indagini preliminari ha ordinato l’imputazione coatta, e quindi il Pubblico Ministero ha imputato 4 sanitari del Pronto Soccorso. A seguito del processo in abbreviato dinanzi il giudice dell’udienza preliminare, Teresina Pepe, tre imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste, mentre il quarto imputato, il medico che si trovava quella notte al Pronto Soccorso di Fermo è deceduto prima della ultima udienza, e di conseguenza nei suoi confronti il processo non poteva proseguire ed è stata emessa sentenza di non doversi procedere. Con la collega Raffaela Polci a seguito di una iniziale imputazione uguale per i 4 sanitari, abbiamo chiesto al Pubblico Ministero per il tramite del giudice, di precisare le condotte di ogni sanitario. Questo perché abbiamo ritenuto di maggior giustizia che a ciascuno fosse riferito quanto aveva realmente fatto o non fatto, per impostare un processo equo e giusto, perché i sanitari del mattino non potevano essere accomunati, quanto a condotte, al sanitario che quella notte era di turno. Le posizioni erano diverse. Al mattino vi era stata la corretta diagnosi ma dopo una notte in cui l’emorragia aveva fatto i suoi danni: difatti è stata la figlia della deceduta ad avvisare i sanitari che la madre era diventata gialla in viso ed aveva perso conoscenza. Accogliendo la nostra richiesta scritta e depositata, il Pubblico Ministero ha così precisato ogni singola condotta».

Anna Maria Virgili

Una volta ben chiarita la condotta di ciascun sanitario per quella paziente, a seguito della udienza di discussione del 14 dicembre scorso, tre imputati sono stati assolti con la formula piena e completa «ed ai difensori – riconosce Romagnoli – vanno fatti i migliori complimenti. Tuttavia per il sanitario di turno quella notte, con la sua singola imputazione, ovvero la responsabilità medica per non essersi accorto della gravità durante la visita medica delle ore 3.35 ed i successivi controlli delle ore 5.20 e delle ore 7.53, vi è stata sentenza di non doversi procedere perché il processo nei suoi confronti non è potuto proseguire per il funesto evento. Non v’è dubbio che il giudice in sentenza fornirà ogni precisazione e riferimento, su cui confidiamo, anche per valutare la richiesta di risarcimento nei confronti dei responsabili civili».

«Non cerco vendetta ma giustizia – racconta la figlia dell’anziana deceduta, Anna Maria Virgili – i medici sono fantastici però continuo a ritenere che quella notte lo sbaglio c’è stato. Ho mandato mail ai miei avvocati, Raffaella Polci e Rossano Romagnoli di valutare l’azione civile per avere una sentenza che renda giustizia, qualsiasi essa sia».

Anziana deceduta, assolti in primo grado quattro operatori sanitari


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