MONTEGRANARO – Un’Ape e quattro amici, tante sorprese lungo il percorso e circa 2000 km percorsi a bordo del tre ruote Piaggio. L’obiettivo, come reso noto nei giorni scorsi quale remake degli anni precedenti (vedi l’articolo correlato), quello di partecipare al raduno Elefantentreffen, arrivato ormai alla 66esima edizione, che prende luogo ogni anno nelle campagne bavaresi, più precisamente a Solla, Thurmansbang.
Il raduno, aperto a mezzi a 2 o 3 ruote, si svolge appositamente nei giorni più freddi dell’anno per aumentarne l’esclusività, e le temperature estremamente rigide lo rendono unico nel suo genere, perché espone i partecipanti a condizioni proibitive. Alberto Brandimarti, Alcide Merizzi ed Andrea Calcinari, accompagnati da Michele Bartolacci in sella ad uno scooter Gilera Nexus 300, sono partiti alla volta della Germania alla mezzanotte di martedì 30 gennaio, ed hanno raggiunto Solla nella mattina di venerdì 2 febbraio, dopo oltre due giorni di viaggio e circa 30 ore di guida, avvicendandosi ai comandi ogni tre ore circa, tempo impiegato dall’Ape ad esaurire il pieno di carburante contenuto nel piccolo serbatoio da 10 litri, mentre il resto dell’equipaggio seguiva in auto, che per l’occasione è stata allestita come una sorta di officina mobile.
«Durante il viaggio di andata abbiamo dovuto affrontare molte difficoltà, sia tecniche che climatiche – il racconto degli avventurieri -. Infatti nella notte del 31, a poche ore dalla partenza, ci trovavamo già lungo la statale Romea, direzione Chioggia, quando il motore ha iniziato a tossire e perdere colpi: pensando ad un problema di accensione abbiamo sostituito la candela senza però riuscire a risolvere, ci siamo quindi dovuti fermare nuovamente e dopo un rapido consulto è stato Michele, che di professione è meccanico, ad intuire che il problema poteva derivare da uno scarso afflusso di benzina, perciò abbiamo controllato il relativo filtro, che infatti risultava danneggiato ed ostruito, perciò inutilizzabile. Ci siamo quindi dovuti inventare un bypass temporaneo per far arrivare benzina al carburatore».
«Ripartiti di buona lena alle prime luci dell’alba, ci siamo trovati immersi nella nebbia, con temperature di poco sotto allo zero su di un mezzo completamente privo di riscaldamento – prosegue il racconto -. Tale condizione ha determinato la formazione di uno spesso strato di ghiaccio sul parabrezza che il tergicristallo non riusciva nemmeno a scalfire, perciò ogni 10 minuti ci dovevamo fermare per rimuovere con una spatola la coltre di ghiaccio. La mattina del 31 eravamo già nei dintorni di Padova, dove abbiamo provveduto a sostituire il filtro della benzina con uno nuovo trovato da un ricambista, e con l’occasione abbiamo rivisto e perfezionato la carburazione dell’Ape. Quella stessa mattina un tir pirata, con una manovra a dir poco azzardata, ha strappato il retrovisore sinistro dell’auto officina per poi darsi alla fuga guadagnando la prima uscita. Alberto ed Andrea, che in quel momento si trovavano a bordo, non hanno nemmeno avuto il tempo di capire cosa fosse successo che il tir era sparito».
«Il giorno successivo, con un bel sole e temperature gradevoli, siamo ripartiti alla volta del passo del Brennero per poi dirigerci verso Nord-Est e percorrere l’Austria per tutta la sua lunghezza – proseguono i tre veregrensi -. Superato il confine italiano, l’Austria ci ha accolti con una pioggia intensa, talmente intensa da bagnare il filtro aria dell’Ape che è esposto nella parte posteriore e causare ulteriori problemi di carburazione: ogni 20 minuti eravamo costretti ad asciugarlo a mano con della carta assorbente. Finalmente la mattina del venerdì, quando mancavano circa 60 km per il raduno, con grande carica e determinazione siamo partiti alla volta dell’obiettivo, ma una volta arrivati all’ingresso ci attendeva un’amara sorpresa: l’Ape da quest’anno non rientrava più tra i mezzi ammessi al raduno da parte degli organizzatori, perché non collocabile ne nella categoria moto ne nella categoria sidecar. Con l’amaro in bocca non ci rimaneva che scegliere se rinunciare a partecipare oppure caricare tutto a spalla e percorrere a piedi gli ultimi due km che ci separavano dalle porte del Treffen. Chiaramente non abbiamo avuto nessun dubbio nello scegliere la seconda opportunità, e con grande fatica, grazie anche a Michele che con lo scooter ha fatto la spola trasportando molta attrezzatura, alle 10.30 eravamo giunti alla meta. Stavamo partecipando al 66esimo Elefantentreffen».
«La vita all’interno del raduno assomiglia alla routine di un accampamento militare – la testimonianza dalla terra teutonica -. Per prima cosa si monta la tenda, l’unico modo ammesso di pernottare. Sotto la tenda va messo un abbondante strato di paglia per isolare il tutto da gelido terreno. Fatto ciò si accende il fuoco, che ha il duplice compito di scaldare e di consentire di preparare i pasti. Paglia e legna si possono prendere in loco. Alle 13.00 avevamo già preparato tutto e ci accingevamo a gustare un buon piatto di pasta alla matriciana sotto gli sguardi degli altri avventori del raduno, che nel migliore dei casi avevano in mano pane e wurstel, mentre per cena avevamo previsto di allestire una bella grigliata a base di pane brusco, braciole e salsicce. La vita all’interno del raduno è caratterizzata dalla convivialità, si fa conoscenza e talvolta si incontrano vecchi amici conosciuti nelle precedenti edizioni del Treffen. Tantissime sono state le persone che sono passate a salutarci avendo appreso della spedizione dai social, abbiamo infatti una frequentatissima pagina su una nota piattaforma, “Elefantentreffen in Ape 50”, dove i nostri follower ci hanno potuto seguire ed incoraggiare in tempo reale durante tutto il viaggio».
«Non abbiamo perso occasione inoltre di fare promozione per il nostro territorio, facendo assaggiare tutti i prodotti tipici che avevamo portato con noi, riscontrando grande apprezzamento – il richiamo alle origini territoriali -. Dopo circa un giorno e mezzo di permanenza al Treffen abbiamo deciso di smontare le tende e riprendere la strada di casa. Preso in spalla il più possibile, e sempre aiutati da Michele a bordo del suo scooter, abbiamo guadagnato il parcheggio dove l’Ape attendeva il nostro ritorno. Carichiamo tutto amareggiati per non averla potuta portare dentro il raduno, ma contenti di averla comunque condotta a destinazione dopo più di 1000 km percorsi, e con ancora altri 1000 da percorrere per il tragitto verso casa. Per non doverci fermare ulteriormente decidiamo di fare il pieno, il serbatoio sarebbe dovuto essere mezzo vuoto, invece con grande stupore appena andiamo a versare la benzina dalla tanica di riserva, che teniamo nel cassone del mezzo a tre ruote, vediamo che il serbatoio era già pieno, pieno si ma non di benzina bensì di acqua che qualcuno, approfittando del fatto che il tappo non ha la chiave, ha inserito volutamente insieme al carburante rimasto. Se non avessimo deciso di rabboccare il carburante questo scherzo ci sarebbe potuto costare molto caro, persino la rottura del motore o per lo meno qualche ora al lato della strada cercando di capire il motivo del malfunzionamento del propulsore. Evidentemente quel mezzo, che a molti suscita simpatia e coinvolgimento, ad altri da fastidio, così tanto fastidio da tentare di sabotarci».
«Durante il viaggio di ritorno ci sono stati altri piccoli inconvenienti ma tutti risolti prontamente, persino a pochi km da casa l’Ape ci ha lasciati al lato della strada a causa del cavo frizione tranciato, problema risolto in 15 minuti con grande coordinamento – l’epilogo dell’avventura teutonica -. Durante tutto il viaggio molte sono state le foto e gli scorci che abbiamo condiviso con i nostri numerosi follower ed al ritorno, avvenuto lunedì 5 febbraio, un folto gruppo ci attendeva allo stadio “La Croce” di Montegranaro, da dove 6 giorni prima eravamo partiti, con fuochi d’artificio, spumante e fritture per festeggiare il nostro vittorioso ritorno. Ci tengo a sottolineare che questa spedizione non avrebbe potuto prendere luogo senza il prezioso aiuto dei tanti che hanno donato quanto potevano e grazie alle tante aziende che ci hanno fornito, a titolo gratuito, ricambi, cibo ed attrezzature. A loro dobbiamo un grandissimo ringraziamento».
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