di Giuseppe Fedeli *
Noli fidere. Io dico sempre di diffidare di chi sorride (sogghigna), le labbra taglienti come lama, compassato, nascosto dietro al doppio petto, imperturbabile. Esorto a non fidarsi di chi non si straccia mai le vesti, non urla mai né inveisce o impreca. E diffido di chi, la voce flautata, fa credere cose che non esistono al mondo, con perfidia e inganno. Sono i prìncipi della menzogna, i funzionari del mendacio, gli artigiani della macchinazione. Lo confesso, ho un “difetto” (che è tale, secondo la narrazione “usa e getta”, oggi in voga): quello di essere un inguaribile altruista, sì che è più forte di me sintonizzarmi sulla altrui lunghezza d’onda, specie di chi vive in una condizione di sofferenza; e, specularmente, quando mi arrabbio, di uscire fuori di me.
Il mio biglietto da visita: giurista giusdicente, poeta, scrittore, philosophe, che ama (riamato) la musica e l’arte in genere, nicchie ecologiche. Autenticità: è il mio marchio di fabbrica. Empatia: è il mio punto debole, la mia croce, a un tempo straziante e gloriosa. D’altronde sono sempre stato un solista per vocazione, né ho mai abbaiato (né tanto meno belato) alla luna, così precludendomi favoritismi e favori: meglio così. Meglio essere liberi e non dover dire grazie a nessuno. La libertà di e da non ha prezzo. È vero che l’amore ha come compari l’odio, la rabbia, la tempesta, sentimenti e reazioni che sbollono nel giro di pochi minuti. Dopo viene la quiete, del vespero o del meriggio. E, quando abbruna, i sogni lasciano petali sul quotidiano, aspro cammino.
* giudice
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