Da sx Pier Giorgio D’Amico e Leonardo Tosoni
«Dei palloncini rossi a simboleggiare le 10.000 vittime delle foibe e i 300.000 esuli italiani che dovettero lasciare la propria casa e la propria terra, non per libera scelta, ma per sfuggire alla persecuzione comunista condotta dai partigiani di Tito». E’ quanto affermano i vertici di Gioventù Nazionale, Pier Giorgio D’Amico e Leonardo Tosoni, in merito alla dimostrazione di ieri al palazzo comunale di Fermo durante il Consiglio aperto sulla sanità. Ieri è stato anche il giorno dell’incontro con lo storico Eric Gobetti all’auditorium San Filippo, patrocinato dal Comune. Gioventù Nazionale allora ha deciso di mostrare il proprio dissenso davanti ai rappresentanti politici della città (e non solo).
«Dei palloncini rossi, senza odio né rancore, per richiamare l’amministrazione comunale sul patrocinio concesso a un evento organizzato dall’Anpi, che vede il Sig. Eric Gobetti quale unico ospite relatore, a parlare di storia – aggiungono D’Amico e Tosoni -. Ebbene sì: lo stesso Gobetti diventato celebre per pubblicazioni dal titolo raccapricciante: “Com’è bello far le foibe da Trieste in giù”, e per libri dai toni sarcastici “E allora le foibe?”. Dopo l’incredulità per una scelta che non ci aspettavamo, il nostro gesto vuole essere soltanto una testimonianza, pacifica e però decisa, di solidarietà verso le associazioni degli esuli che pure si sono spese, nei giorni scorsi, per chiedere una revoca del patrocinio. Non è bastato neppure il richiamo a due Leggi dello Stato: la n. 92/2004, che ha istituito il Giorno del Ricordo, squarciando il velo dell’omertà su questa tragedia, e poi la recentissima L. n. 16/2024, volta ad assicurare un ruolo più attivo nel racconto di questa pagina storica proprio alle associazioni degli esuli, a Fermo non ascoltate. Il patrocinio riporta alla memoria un tempo in cui si dividevano i morti della nostra storia in morti di Serie A e in morti di Serie B, in cui le Istituzioni democratiche coprivano coloro i quali, col fazzoletto rosso, alla Stazione di Bologna e non solo, rovesciavano i vagoni del latte che doveva servire alla sussistenza dei profughi dell’Esodo giuliano-dalmata, in segno di disprezzo per chi fuggiva dal “paradiso” comunista di Tito. Chiesero scusa di questi fatti esponenti del Pci da Giorgio Napolitano a Luciano Violante, da Massimo D’Alema a Piero Fassino».
«È triste constatare che un’amministrazione comunale – concludono i vertici di Gn – che negli anni passati aveva sempre collaborato attivamente con le associazioni degli esuli, si sia arresa a una vulgata estremista di ritorno, che già nei primi anni Duemila appariva superata anche a sinistra.
Nonostante tutto, il grido delle vittime e degli esuli, dal cielo, risuonerà ancora una volta e per sempre: “No dimentichemo”».
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