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Il Calzaturiero tra piccoli e pochi ordini

FERMO - Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Fermo e vice presidente Assocalzaturifici, analizza il momento economico di un settore cardine per le Marche: «Il 2024 è l’anno del Made in Italy, il Governo pensi a incentivi per favorire gli acquisti»

Valentino Fenni

«Dobbiamo dimenticare in fretta i numeri del 2023. Quel segno più vicino all’export del distretto calzaturiero fermano-maceratese rischia di annebbiare la vista a chi deve agire per supportare il sistema moda».

Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Fermo e vice presidente Assocalzaturifici, analizza il momento economico di un settore cardine per le Marche.

«I dati a disposizione parlano di un settore vivace e di un distretto in ripresa dopo le varie peripezie degli ultimi anni, ma parlando tra colleghi vedo un’altra realtà. La crescita dell’export, tra l’altro in valore e non in quantità, è legata praticamente solo ad alcuni brand che producono nel Fermano. Per le Pmi, colonna portante del distretto, i numeri sono diversi».

Se a crescere è la Cina, significa che si parla di grandi brand. Se diminuisce la Germania, l’impatto è immediato su tutte le aziende calzaturiere. E i numeri dicono che Belgio, Gran Bretagna e Germania hanno dimezzato gli ordini. Confermati quelli da Russia e Ucraina, «mercati che per il Fermano sono ancora importanti. Ogni paio è una boccata di ossigeno».

«Già il Micam l’aveva dimostrato: interesse per le collezioni, ma poca propensione alla firma sugli ordini. Che poi sono arrivati, ma in quantità nettamente inferiore al passato anche a causa di un clima folle che ha cancellato l’inverno. Questo comporta uno stallo produttivo, un inutilizzo delle materie prime e una necessaria cassa integrazione che non piace a nessun imprenditore» ribadisce Valentino Fenni.

Le difficoltà sono dirette, per chi produce con il proprio marchio, ma ora anche per chi lavora conto terzi. «Le richieste di Cig in questi primi mesi del 2024 sono raddoppiate rispetto al 2023. La novità, non positiva, è che stanno arrivando richieste da parte di chi lavora con le griffe, che inizialmente avevano rassicurato sul futuro del mercato, mentre ora o restano in silenzio o parlano con i bilanci, che mostrano importanti cali. La diminuzione degli ordini, in questo caso, è in media del 30%».

Se si fermano gli ordini a livello internazionale, la conseguenza diretta è il blocco delle produzioni affidate ai terzisti, spesso piccoli e monomandatari. «Ogni fabbrica impatta sul sistema sociale, perché ci sono famiglie dietro ogni abile artigiano» prosegue il presidente dei calzaturieri di Fermo.

«Per questo – la richiesta di Confindustria Fermo – abbiamo bisogno di aiuti, che vadano in questo particolare momento oltre i contributi che Regione e Camera Marche per fortuna ci garantiscono. Il 2024 è l’anno del Made in Italy, allora il ministro Adolfo Urso, che ha preso parte all’ultima edizione del Micam, faccia qualcosa di rivoluzionario: pensiamo a sistemi di sgravio per chi acquista prodotti italiani. Aiuterebbe le scarpe, ma la moda in generale. Una politica di incentivi già usata per le automobili, e anche per l’edilizia, che merita un settore come il nostro che garantisce una importante fetta di Pil nazionale e dà lavoro in Italia a decine di migliaia di persone».


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