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Foibe, caso Gobetti, elezioni e sanità: faccia a faccia “destra-sinistra” con Tosoni e Nicolai (Videointervista)

FERMO - Per il consigliere del Pd «nessuno nega le foibe, ma non sono sullo stesso piano del fascismo»; per l'esponente di Fdi «è anacronistico definirsi antifascisti oggi, sono fenomeni che non possono essere eternizzati»
Il dibattito tra Tosoni (FdI) e Nicolai (Pd) a Zoom

Da sin. Leonardo Tosoni e Paolo Nicolai

di Pierpaolo Pierleoni

Dal caso del patrocinio alla presentazione del libro di Eric Gobetti al revisionismo storico, per arrivare alla situazione politica, alle prossime elezioni europee ed ai temi centrali nel governo regionale. Paolo Nicolai e Leonardo Tosoni, rispettivamente consigliere comunale del Pd fermano e membro del direttivo di Fratelli d’Italia, hanno animato l’appuntamento settimanale di Zoom, il programma di approfondimento di Cronache Fermane su Radio Fm1. 

Il dibattito è partito dalle opposte posizioni sul patrocinio, concesso dal comune di Fermo, al dibattito promosso dall’Anpi con lo storico Eric Gobetti, autore del libro “E allora le foibe?”, fortemente contestato da partiti e movimenti di destra. «Negli ultimi decenni è stato portato avanti un percorso di pacificazione e di riconoscimento del dramma delle foibe che ha visto impegnati anche autorevoli esponenti della sinistra – ricorda Tosoni – Il patrocinio ad un autore del genere non era opportuno. Lo hanno detto per prime le associazioni degli esuli. Gobetti sulle foibe dimentica migliaia di morti. Credo che nessun esponente di destra avrebbe difeso qualche storico negazionista della Shoah». «Non la penso come Gobetti – puntualizza Nicolai – avrà tesi provocatorie ma non ha mai messo in discussione la tragedia delle foibe. Ha detto un’altra cosa, discute una narrazione, e su questo mi trova d’accordo, per cui le foibe si potrebbero mettere sullo stesso piano del fascismo. Questo non è accettabile come non lo è che a chiedere il ritiro del patrocinio sia una forza extraparlamentare, con chiari riferimenti al neofascismo, come CasaPound. L’ho vista come una prova di forza per imporre un tipo di narrazione da rigettare, il segnale di un revisionismo in corso. Tito fu un dittatore e i partigiani slavi si macchiarono di colpe evidenti, ma il Partito comunista italiano non è stato come il fascismo, ha contribuito a scrivere la Costituzione».

Leonardo Tosoni

Sul tema dell’antifascismo, Nicolai non ha dubbi. «Non ho paura del ritorno del fascismo, ma è grave che molti esponenti di governo siano riluttanti a definirsi antifascisti. A mio avviso il fascismo è stato una iattura per l’Italia, non salvo nulla. La Resistenza c’è stata e ha contribuito a darci un Paese libero». Per Tosoni, «la Resistenza è stata un fenomeno storico complesso e non ho problemi ad onorare chi ha sacrificato la vita per combattere il fascismo. Trovo invece anacronistico definirsi antifascisti oggi, come se questi fenomeni andassero eternizzati. Già Pasolini aveva capito che questo antifascismo era obsoleto».

Non manca uno sguardo all‘attualità e alle imminenti elezioni europee. Secondo Nicolai, il Pd e il centrosinistra «stanno portando avanti un percorso, certo la rottura dell’alleanza da parte dei 5 stelle in Puglia non è irrilevante. Ci sono temi come il collocamento internazionale, Medio Oriente, guerra in Ucraina, su cui dobbiamo avere le idee chiare. In Europa c’è bisogno di una guida forte. A livello locale spero si riesca a tenere la bandiera alta a Monte Urano, dove abbiamo sempre governato bene». Per Leonardo Tosoni «c’è la possibilità per la prima volta che si determini una maggioranza differente da quella popolare e socialista, si potrebbero superare alcune posizioni. A livello locale può mancare a volte l’auspicata sinergia che il centrodestra riesce ad esprimere in ambito nazionale».

Paolo Nicolai

Chiosa finale sulla sanità. Per Tosoni «è innegabile il grande lavoro del presidente Acquaroli per risolvere problematiche annose, anche se le criticità ci sono ancora». Per Nicolai «è un dato di fatto che dopo 4 anni la situazione della sanità pubblica sia peggiore di quella che la destra ha trovato. Grave il no del governatore Acquaroli al documento sottoscritto all’unanimità dal Consiglio comunale aperto di Fermo della scorsa settimana, sorprende anche il silenzio totale del sindaco Paolo Calcinaro».


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