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«Sulla inclusione scolastica: l’ignorante parla, l’intelligente dubita, il saggio tace»

L'ANALISI di Giuseppe Fedeli: «Per quanto mi riguarda, di là da ogni considerazione (troppo breve è lo spazio che mi è concesso...), nella convinzione che sia indispensabile rivedere il sistema della inclusione (non solo in ambito scolastico) dei soggetti “deboli”, mi limito ad aggiungere, (anche) come padre di soggetto “diversamente abile”, che mi batterò fino alla fine perché siano assicurate l'attenzione e le tutele che competono a tutti, indiscriminatamente: in particolare, a chi è finito nel mirino dell'altrui insipienza; a quelle persone, che debbono vivere la loro vita in un contesto, che ne sostenga i bisogni, e ne apprezzi la  potenzialità, E, soprattutto, ne valorizzi la unicità».

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Sulla inclusione scolastica “L’ignorante parla, l’intelligente dubita, il saggio tace”

Al di là dei chiarimenti arrivati successivamente, le affermazioni sulle «classi di scuola con “caratteristiche separate”» di cui ha parlato nei giorni scorsi in un’intervista a «La Stampa» il generale Vannacci, candidato alle prossime elezioni europee, continuano a far discutere e c’è chi le legge come l’inquietante conferma di una tendenza verso il “ritorno al passato”. “Sembrerebbe che – spiega la nota della associazione a tutela dei consumatori – i disabili debbano stare separati dagli studenti più fortunati di loro e addirittura andrebbero costituite classi separate in modo da consentire la valorizzazione delle capacità di ciascuno. La dichiarazione in questione si contrappone a quanto stabilito dalla legge 517/77 che propone con chiarezza strumenti e finalità per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Un ragionamento del genere appare discriminatorio e sembrerebbe a tutti gli effetti una propaganda di idee fondate sulla superiorità. Come noto, condotte di questo tipo possono essere idonee a integrare il reato previsto dall’art. 604 bis c.p.”. Inoltre – si legge ancora nella nota del Codacons – la Convenzione sui Diritti delle persone con Disabilità stabilisce i requisiti di base per i diritti delle persone con disabilità ed ha un carattere giuridicamente vincolante. Il suo scopo è di promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”. Al di là dei chiarimenti o dei fraintendimenti di senso delle parole pronunciate dall’alto ufficiale dell’Esercito (dovendo fare dei distinguo con riferimento a ciascun tipo di situazione e condizione, vuoi del soggetto fragile, vuoi del “perimetro” scolastico in cui è -ovvero sono, potendo coesistere in una classe più portatori di handicap- inserito, pur essendo, a mio parere, già de-finita la portata semantica (il significato) dell a dichiarazione, va detto che c’è stata una vera e propria levata di scudi da parte delle varie associazioni a tutela dei soggetti “neurodiversi”: fra questi, il presidente dell’Angsa (Associazione Nazionale Genitori di persone con Autismo), il portale Osservatorio 182, e, da ultimo, Gianluca Rapisarda, dirigente scolastico e soggetto disabile. 

Per quanto mi riguarda, di là da ogni considerazione (troppo breve è lo spazio che mi è concesso…), nella convinzione che sia indispensabile rivedere il sistema della inclusione (non solo in ambito scolastico) dei soggetti “deboli”, mi limito ad aggiungere, (anche) come padre di soggetto “diversamente abile”, che mi batterò fino alla fine perché siano assicurate l’attenzione e le tutele che competono a tutti, indiscriminatamente: in particolare, a chi è finito nel mirino dell’altrui insipienza; a quelle persone, che debbono vivere la loro vita in un contesto, che ne sostenga i bisogni, e ne apprezzi la  potenzialità, E, soprattutto, ne valorizzi la unicità.

 

* giudice


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