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«Sanità, se lo Stato non garantisce le cure viene meno ai suoi doveri istituzionali»

L'ANALISI di Giuseppe Fedeli sul mondo della Sanità di oggi: «Uno Stato che si dice civile non può non garantire una terapia, un esame diagnostico, una prestazione a un cittadino: che si vede "dirottato", specie in caso di urgenza, verso le strutture private»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

«La Sanità, questa sconosciuta. Forse ne ho parlato in un precedente articolo, ma voglio far definitivamente chiarezza su una questione, che è una spina nel fianco di tutti i cittadini, in particolare dei meno abbienti. Il settore sanità, uno dei tre capisaldi della civiltà, insieme alla giustizia e alla scuola non può soffrire carenze né di personale, né di risposte a istanze sempre più frequenti e pressanti degli aventi diritto a cure e a  prestazioni da parte del SSN.

Si pensi (non c’è chi non lo sappia…) che il tempo che intercorre dalla prenotazione alla visita può arrivare a tre anni! Per fare un esempio concreto: non è ammissibile che la presa in carico di un soggetto autistico avvenga a un anno e mezzo (quando va bene…) dalla richiesta dei genitori (o di chi per loro). Nondimeno, detta istanza si trova a rimbalzare sul muro della indolenza e del fastidio, palpabile, degli addetti agli uffici o gli Urp. Non è un caso che il vocabolo ” salus” ha la radice di “salute” (in latino: “valetudo”), e significa salvezza. Premesso che lo Stato, nei confronti dei cittadini (uso l’indicativo  anche se sarebbe più appropriato il tempo condizionale):
– Compie le scelte economiche necessarie per favorire uno sviluppo equilibrato;
-Migliora la qualità della vita dell’intera collettività e in particolare delle classi meno abbienti;
– Offre beni e servizi di pubblico interesse.

Orbene, uno Stato che si dice civile non può non garantire una terapia, un esame diagnostico, una prestazione a un cittadino: che si vede “dirottato”, specie in caso di urgenza, verso le strutture private. Cosa che pochi si possono permettere: e, tra la prenotazione della visita e la “chiamata” (nelle more)…si muore.  Così, lo Stato è manifestamente venuto meno (leggasi: omissione) ai suoi doveri istituzionali. Le strutture sono ormai al collasso, mentre le pance dei dirigenti si riempiono ogni giorno – incredibile auditu!…- di bonus: per avere costoro incrementato, indovinate un po’ cosa? …la produttività e la efficienza del servizio!… Oltre il paradosso, il trionfo della contraddizione e della deresponsabilizzazione. No. Non ci sto, si è varcata la linea di “rispetto”. E non solo. Anche a prescindere, uno Stato non potrà dirsi tale, fino a quando non avrà assicurato a tutti -indigenti o meno che siano- le prestazioni (ovvero i diritti) fondamentali, scolpiti nella Carta Costituzionale. Così è. Così sia».

* giudice


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