Gli avvocati in visita al carcere di Fermo
Questa mattina una delegazione di avvocati fermani ha fatto visita alla casa di reclusione di Fermo. La visita, organizzata dalla Camera penale di Fermo, si inscrive nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Ristretti in Agosto”, promossa dall’Unione Camere Penali Italiane per sensibilizzare e sollecitare l’opinione pubblica, la politica, il mondo dell’informazione e la magistratura sulla situazione delle carceri italiane.
La visita ha visto la partecipazione, oltre che della Camera penale di Fermo nelle persone del suo presidente Simone Mancini, del direttivo e di alcuni iscritti, anche del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Fermo, Fabiana Screpante, della rappresentante per la Commissione Pari Opportunità del Coa di Fermo, Roberta Ferracuti, e della coordinatrice nazionale della Commissione per le persone private della libertà personale istituita dal Consiglio nazionale Forense, Francesca Palma.
Una delegazione per la prima volta variegata nella sua composizione, chiaro indice di un impegno sempre più sentito da tutte le componenti dell’Avvocatura, non solo quella penalista, nel fare fronte comune dinanzi al tema delle condizioni carcerarie.
La delegazione è stata accolta dalla neo direttrice Serena Stoico, chiamata alla guida del Carcere di Fermo dallo scorso novembre, dal vicecomandante della Polizia Penitenziaria, da una rappresentante dell’area trattamentale, nonché dal cappellano ed ex vescovo della città di Fermo, monsignor Trasarti.
«La situazione del Carcere di Fermo – riferiscono gli avvocati del Coa di Fermo dopo aver interloquito con la direttrice – è complessivamente buona se si guarda alla media nazionale. Ma l’offerta trattamentale risente dei limitati spazi di una struttura ormai vetusta. Queste criticità “strutturali” però – gli avvocati riportano le parole della direttrice – non possono far venir meno l’impegno rieducativo e risocializzante a cui deve tendere il carcere. I detenuti temono il reingresso in società a fine pena, tanto quanto temono il carcere appena vi entrano». Per questo motivo, fin dai suoi primi mesi di lavoro a Fermo, la direttrice ha inteso profondere il massimo impegno per l’attivazione di progetti finalizzati soprattutto a fornire ai detenuti competenze professionali che possano essere spendibili all’esterno, una volta conclusa pena.
«Un impegno ambizioso, anche considerata la carenza di spazi idonei e di personale, che però la direttrice – aggiungono gli avvocati – ha mostrato di avere tutta la determinazione per portare avanti. Dopo tale panoramica, la delegazione è stata condotta all’interno degli spazi detentivi (celle e locali per le attività sportive e trattamentali), di solito preclusi all’accesso da parte dei visitatori, per poter verificare in prima persona le condizioni di reclusione ed ascoltare le voci dei detenuti. Le maggiori criticità riguardano proprio gli spazi. Le dimensioni delle celle sono spesso troppo piccole per il numero dei detenuti che le occupano, con arredi e infissi vecchi e fatiscenti. Gli ampi spazi esterni, che potrebbero in parte sopperire alla carenza di quelli interni specie per le attività comuni, non possono invece essere utilizzati per ragioni legate a criticità strutturali dell’edificio. Va detto che la direttrice ha esposto progetti veramente degni di nota e plauso, nella speranza che possa realizzarli concretamente, non dipendendo dalla sola direzione del carcere la possibilità di realizzare opere e progetti di valore. Il tema dell’edilizia carceraria, cruciale a livello nazionale, lo è ancor più per l’istituto fermano, che certamente richiederebbe l’intervento delle istituzioni a più alti livelli. Nel frattempo, però, le condizioni basilari di umanità e dignità della detenzione vanno comunque garantite.
In ciò consiste la sfida maggiore: sul punto, direttrice, polizia penitenziaria, personale amministrativo ed avvocati si sono trovarti d’accordo. Che questa visione condivisa possa essere il punto di partenza per una collaborazione fattiva: questo è l’auspicio e l’impegno concreto con cui la delegazione e la direttrice si sono salutate. Un reciproco “Buon Lavoro!” per ognuna delle componenti oggi presenti, nella consapevolezza che situazioni di ormai atavica complessità come quelle che investono le carceri italiane possono essere migliorate e risolte solo in un approccio comune».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati