di redazione CF
«La mia cagnetta Ariel e la Polizia di Stato mi hanno salvato la vita. Se non fosse stato per loro, ora chissà dove sarei. Molto probabilmente le mie condizioni di salute si sarebbero aggravate, irreparabilmente». E’ il racconto di F.L., un 50enne residente a San Michele di Fermo (di cui si riportano solo le iniziali per sua richiesta a tutela della privacy) che ha deciso di raccontare la sua disavventura (che poteva avere un epilogo ben peggiore) per ringraziare i suoi “salvatori”.
«La mattina del 3 luglio scorso, come faccio ogni giorno, sono uscito di casa con la mia cagnetta Ariel, una “springer spaniel” di due anni, per il nostro solito giretto mattutino prima di recarmi al lavoro». Pochi chilometri e F.L. precipita nel buio mentale più assoluto, colpito da una grave e improvvisa malattia che gli ha provocato anomalie comportamentali, confusione mentale, sintomi neurologici.
«Appena sono sceso dall’auto, dopo aver parcheggiato, un istante prima di far scendere Ariel, ho perso la cognizione di qualsiasi cosa. Da quel preciso istante non ricordo più nulla» e i suoi ricordi riaffioreranno solo dopo diversi giorni. «So solo che sono sceso dall’auto e ho iniziato a camminare lungo la statale Adriatica, almeno così mi hanno detto». E qui entrano in campo i suoi salvatori: la cagnetta Ariel, rimasta in auto, ha iniziato ad abbaiare. Un passante l’ha sentita, poi vista. E considerando che lasciare i cani chiusi in auto, soprattutto con il caldo di quei e questi giorni, è quanto di più riprovevole, ha lanciato l’sos al numero unico delle emergenze 112. Telefonata passata alla Polizia di Stato, competente quella mattina sulla costa fermana. «I poliziotti, con in testa il tutor di sala operativa Stefano Foglini e con gli agenti del quinto turno Volanti – racconta il 50enne – si sono precipitati sul posto. Poi, con un rapido riscontro, sono riusciti a risalire alla mia identità e si sono messi a cercarmi. Nel frattempo un poliziotto si è seduto alla guida della mia auto, riportandola a casa, e ha affidato Ariel a un vicino in attesa dell’arrivo dei miei familiari. Intorno alle 8 gli altri poliziotti mi hanno trovato mentre camminavo, semicosciente, in stato confusionale, lungo la statale Adriatica. Mi hanno avvicinato, rassicurato, mentre allertavano il 118. Un’umanità, una rapidità e una professionalità indescrivibili. Lode a loro».
Così sulla ss16, all’altezza della chiesa di San Giorgio, a Porto San Giorgio, dove nel frattempo F.L. era arrivato, sono sopraggiunti anche i sanitari della Croce azzurra che hanno preso in cura l’uomo per poi accompagnarlo in ospedale dove è rimasto ricoverato per diversi giorni. «Devo la vita alla mia cagnetta e ai poliziotti, con in testa Stefano Foglini, che hanno subito intuito il potenziale pericolo che stavo correndo e si sono messi subito sulle mie tracce. E si sono anche costantemente interessati delle mie condizioni di salute anche nei giorni a seguire. Non posso non ringraziare anche i soccorritori della Croce Azzurra e il personale dei reparti del Pronto soccorso, della Rianimazione e delle Malattie infettive del Murri. Sono stati tutti eccezionali. Quando la sanità pubblica funziona, va detto».
Oggi il 50enne è completamente guarito: «Le tempistiche, quel 3 luglio, sono state fondamentali. Mi hanno salvato la vita. Se fossero stati più lenti o incerti, molto probabilmente le mie condizioni si sarebbero aggravate, irreparabilmente. Permettetemi di ringraziare anche l’azienda per cui lavoro, una società partecipata, a partire dal direttore, il capo servizio, i referenti dei settori fino a tutti i colleghi che mi sono sempre stati vicino, così come tantissimi amici e conoscenti che non mi hanno mai fatto mancare la loro vicinanza. Evidentemente quando si semina qualcosa di buono, prima o poi qualcosa di buono si raccoglie. Grazie a tutti loro».
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