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Al Montani la festa è doppia: l’anno scolastico si celebra con la riapertura della storica sede del Triennio (Le Foto)

FERMO - La dirigente Stefania Scatasta: «Il Montani è abituato ad inaugurare gli anni scolastici e a raccontare alla città di Fermo i progetti ad esso relativi. Questa volta ci emoziona particolarmente aprire questo nuovo anno lieti di poterlo fare celebrando la riapertura del Triennio»

di Antonietta Vitali

«Il Montani è abituato ad inaugurare gli anni scolastici e a raccontare alla città di Fermo i progetti ad esso relativi. Questa volta ci emoziona particolarmente aprire questo nuovo anno lieti di poterlo fare celebrando la riapertura del Triennio». Queste le parole con cui Stefania Scatasta, dirigente scolastica dell’Itt Montani Fermo, ha aperto la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico del celebre istituto fondato il 6 aprile 1854, tenutasi questa mattina presso la sede del triennio che riapre i battenti dopo il crollo del tetto, e la tragedia sfiorata, il 14 maggio del 2018

«Nel 2020 – ha proseguito la Scatasta – quando abbiamo inaugurato l’anno scolastico in Prefettura, c’eravamo dati come obiettivo quello di riportare la scuola in centro storico, per dare vita ad una città che da sempre vede questo nostro storico istituto come un vanto riconosciuto a livello nazionale. Oggi – ha riferito – ci emoziona poter celebrare questo risultato che è stato il frutto di un grande lavoro di empatia istituzionale». 

Molte le personalità intervenute all’evento che con sentita partecipazione hanno dimostrato quanto il Montani sia un pezzo di storia illustre di questo territorio.

La prima ad intervenire è stata Donatella D’Amico, direttore generale dell’Ufficio Scolastico regionale delle Marche, che ha raccontato di «un vero e proprio onore entrare al Montani per dimostrare che l’Usr c’è e ci sarà sempre nel supportare tutto il personale docente e non nella crescita rivolta agli studenti sia come percorso formativo che come percorso di vita».

Una scelta formativa, quella del Montanti, lodata anche dal prefetto di Fermo Edoardo D’Alascio che ha sottolineato una «offerta formativa che narra di un meraviglioso dialogo con il territorio fermano per il quale il Montani si prefigge di restituire giovani diplomati, che saranno cittadinanza attiva e in grado di fare scelte consapevoli e lungimiranti riguardo l’economia della regione».

Ha ringraziato tutta la parte tecnica della Provincia di Fermo, il presidente della Provincia stessa, Michele Ortenzi «per l’aver reso possibile quell’obiettivo che ci eravamo dati nel 2020 nel riaprire questo edificio da sempre occupato dal Triennio. Una scuola dall’importante passato, con sguardi precisi rivolti verso il futuro. Siamo felici – la conclusione di Ortenzi – del tempo che dedichiamo alle varie cause che incontriamo nella nostra funzione istituzionale, perché è tempo che viene restituito al territorio come necessità soddisfatte».

Sono state vere e proprie lacrime di emozione quelle versate dal sindaco di Fermo Paolo Calcinaro nel ricordare che in quell’edificio ci andava non come allievo di una delle classi, ma a trovare il padre, Giuseppe Calcinaro, insegnante e per diversi anni anche vicepreside. Un insegnante ricordato con affetto soltanto qualche minuto dopo da una rappresentante dell’associazione ex allievi. «Davvero una grande emozione – le parole di Calcinaro – vedere la riapertura di questa struttura in centro storico, alla quale abbiamo lavorato su più tavoli con un unico obiettivo, quello di non richiudere mai più quel portone che rappresenta il futuro di molti giovani. La giornata di oggi è particolarmente importante per Fermo perché si riapre, comunque in parte, ma si riapre agli studenti, ai docenti, agli amministrativi, al Personale Ata, una parte della storia di questa città che è il plesso storico dell’Istituto Montani: questo significa molto per la storia e per le radici della città ma anche per il quotidiano e per il futuro sia per i ragazzi che hanno dovuto vivere nella precarietà, e magari alcuni di loro essendo passati sei anni non sanno nemmeno cosa sia lo storico edificio del Montani, che anche per il quartiere e per la zona che vive con la maggior presenza di studenti. E’ una pagina importante, il mio personale abbraccio e ringraziamento a tutte le Istituzioni che hanno collaborato per questo passo, Provincia in primis, con il suo Presidente e a tutto quello che è il “corpo” del Montani, agli ex che si sentono ancora oggi del Montani, dagli allievi, ai docenti, ai tecnici: anche loro sono sicuro che esulteranno per questa giornata speciale».

 

Alleata importante, da sempre, del Montani, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, il cui presidente Giorgio Girotti Pucci, anche lui con la voce rotta dall’emozione nel ricordare Amedeo Grilli, già presidente della Fondazione e ex allievo Montani, e nel sottolineare «la volontà di istituzionalizzare la borsa di studio per studenti meritevoli del Montani intitolata all’ingegner Grilli».

Tanta emozione che segna il legame forte che unisce il Montani alla città di Fermo, un legame partito nel 1854 quando tutto iniziò come una scuola di arti e mestieri per poi diventare una scuola da un passato glorioso che ha visto formarsi molte brillanti menti italiane. L’edificio del Triennio racconta tutto questo nel suo essere quasi una “scuola museo”, che fa leva su moderne aule informatiche, ma che nei corridoi ha elementi decorativi che ricordano la scuola del Libro Cuore, dai lampadari, agli enormi vasi in ghisa. Sono 1200 gli studenti di quest’anno, molti gli obiettivi da raggiungere, come la riapertura del Convitto anch’esso oggetto di recupero post sisma, e la realizzazione di un convitto solo femminile. Uno su tutti, ristabilire la funzionalità dell’elemento più distintivo dell’istituto, la storica sirena posta sul tetto del convitto il cui suono, da 170 anni, tutta la città di Fermo conosce con affetto. 


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