di Matteo Achilli
Le neoplasie gastriche: un percorso condiviso, questo il titolo dell’importante convegno organizzato a Fermo, presso l’hotel Astoria, il prossimo 18 ottobre, che ha ricevuto il patrocinio dell’Ast di Fermo e dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Fermo.
Come anticipato dal titolo, il convegno verterà sul tema delle neoplasie gastriche, quindi l’importanza di identificare e trattare precocemente una forma di tumore, che negli ultimi anni ha visto abbassare l’età dei pazienti colpiti. Il lavoro multidisciplinare degli specialisti dell’Ast di Fermo, tra le più specializzate in questo tipo di tumore, ha portato ad un aumento del 20 % delle possibilità di guarigione. Il tema è stato al centro della conferenza stampa tenutasi nel chiostro della direzione Ast di Fermo. Al tavolo il direttore generale Ast Fermo, Roberto Grinta, ed i primari di Gastroenterologia, Oncologia e Chirurgia, rispettivamente il professor Giampiero Macarri, il dottor Renato Bisonni e il dottor Silvio Guerriero.
«Ormai questa patologia non è più seguita da un singolo professionista o un gruppo di professionisti della stessa disciplina, ma c’è un momento in cui diversi professionisti di differenti discipline si incontrano, affrontano il problema, ne discutono ed iniziano a creare il percorso più appropriato che deve essere fatto dal paziente – le parole del direttore dell’Ast di Fermo, Roberto Grinta – in questo caso specifico avremo l’intervento del dottor Silvio Guerriero, primario del reparto di Chirurgia di Fermo, del professor Giampiero Macarri, primario della Gastroenterologia, e del dottor Renato Bisonni, primario dell’Oncologia».
«Il tumore gastrico, rappresenta il 4% dei tumori ed è particolarmente aggressivo. Abbiamo un’incidenza in calo, ma la preoccupazione deriva dal fatto che si stanno ammalando pazienti sempre più giovani. Avere un gruppo multidisciplinare permette al paziente di entrare da qualsiasi porta, per poi avviarsi ad un percorso condiviso – dichiara Bisonni – il convegno parlerà appunto dell’importanza di condividere le idee a livello multidisciplinare. Uno studio anglosassone ha dimostrato come un paziente che entra in un team multidisciplinare ha il 20 % in più di possibilità di guarire, percentuale che neanche i farmaci riescono a dare».
«Il gastroenterologo ha il compito di fare la diagnosi, attraverso l’endoscopia. Prima magari ci si rivolgeva direttamente al chirurgo per farsi operare in fretta, oggi invece abbiamo la possibilità, attraverso la multidisciplinarietà, di fare degli step precedenti e magari curare in maniera diversa questo tipo di problema. Non abbiamo uno screening per il cancro allo stomaco, a differenza di quello al colon. Però anche nello stomaco abbiamo la possibilità di identificare, in alcune persone definite a rischio, delle lesioni precancerose o pre-maligne – dichiara il professor Macarri – dovremo cercare di arrivare prima della diagnosi della lesione già conclamata, cercare di prevenire. Per farlo si può partire ad esempio dalla familiarità, che è un fattore che può incidere. Dobbiamo quindi arrivare al concetto, che nel colon era già partito, dell’endoscopia di qualità. Questo presuppone di avere una strumentazione adeguata, che grazie all’Ast, alla Regione, alle istituzioni, siamo riusciti ad avere. Una strumentazione ad alta definizione dell’immagine, cromoendoscopia virtuale ed endoscopia. Prevenzione che può essere fatta anche preparando ancora meglio il paziente alla endoscopia, facendo così un esame ancor più di qualità. La nuova sfida che ci stiamo ponendo è dunque quella di migliorare ulteriormente l’endoscopia e dare diagnosi precoce e di lesioni pre-maligne. L’eventuale neoplasia fa entrare in ballo il team multidisciplinare, come ricordava il dottor Bisonni. Magari per alcuni casi si può evitare di portare il paziente sul tavolo operatorio ed effettuare una resezione endoscopica».
«Chirurgia, parte ormai del percorso, un tempo era l’unico trattamento. Il vantaggio è di sfruttare tutto il know-out, per approcciare anche la patologia gastrica in laparoscopia, un intervento meno invasivo, che consente un rapido recupero del paziente, a maggior ragione in una patologia così impattante come quella gastrica. Pochi giorni fa, ad esempio, abbiamo operato in laparoscopia un paziente di 80 anni, che dopo cinque giorni è potuto rientrare a casa – conclude il dottor Guerriero – la speranza è di passare anche alla chirurgia robotica, che aggiunge precisione al gesto e effettua operazioni con meno impegno dell’operatore. La possibilità di dialogare tra noi professionisti, consente di eseguire un trattamento su misura per il paziente. A Fermo abbiamo già un know-out importante su questo tema, ma avere la possibilità di interagire con specialisti dei maggiori centri italiani, che si occupano di queste patologie, aumenta ulteriormente la nostra capacità di intervento».
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