Romano Montagnoli
di Sandro Renzi
La scadenza per cominciare: 31 marzo 2025. E’ questa la data stabilita dal Governo per presentare i decreti attuativi che hanno a che fare con l’applicazione della direttiva Bolkestein. Quella che fa paura ai balneari perché di fatto, con tanto di sentenze al seguito, impone la messa a bando di tutte le concessioni demaniali, fatti salvi quei Comuni che lo hanno già fatto rinnovandole o confermandole. A Fermo e a Porto San Giorgio gli operatori stanno un pò meglio di tanti altri colleghi. I loro titoli, e parliamo di circa una novantina di attività dislocate lungo la costa, sono validi, si fa per dire, fino al 2033. Ciò grazie ad una evidenza pubblica fatta qualche anno fa che ha finito per metterli al riparo, seppur temporaneamente, da ulteriori scossoni. Attenzione, però, perché ci sono sentenze del Consiglio di Stato che stanno mettendo in discussione anche queste procedure ed il tavolo potrebbe saltare pure per i balneari fermani e sangiorgesi.
A Roma si sono svolti gli stati generali del turismo balneare a cui hanno preso parte, tra gli altri, anche il sindaco di Porto San Giorgio, Valerio Vesprini, ed il suo vice Fabio Senzacqua, oltre al presidente regionale del Sib, Romano Montagnoli. Ed è in questa circostanza che le rappresentanze di categoria hanno strappato al Ministro Salvini l’impegno di convocare un tavolo per il prossimo 11 marzo. «Sono moderatamente ottimista -dice Montagnoli al ritorno dalla capitale- anche se dal no secco alla direttiva di tanti anni fa ci troviamo oggi a lottare per ottenere almeno il riconoscimento del valore aziendale delle nostre attività di cui non c’è più traccia negli atti del Governo». Salvini convocherà tutte le rappresentanze per fare il punto prima della scadenza. La situazione non è molto chiara e lascia ampi margini di fibrillazione tra i balneari. Non è un caso che all’assemblea abbiano preso parte pure molti amministratori locali. «Almeno -ricorda ancora Montagnoli- nel precedente decreto Draghi si parlava di valore aziendale, ora di valori ammortizzati negli ultimi cinque anni». In sostanza, se le attività andranno all’asta il rischio concreto, per i concessionari, è quello di non vedersi riconosciuto nulla o poco più. Il minimo previsto può essere di cinque anni fino ad un rinnovo massimo di venti. Andare oltre non sarà più consentito. Se i balneari restano in uno stato di agitazione, non vanno meglio le cose per le Amministrazioni comunali che si espongono, qualora dovessero pubblicare dei bandi, ad una valanga di ricorsi che arriveranno dagli operatori di un settore, quello balneare, che con 175 milioni di presenze turistiche, pari al 39,2% di quelle complessive, rappresenta un asset fondamentale per l’economia italiana.
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