«Dr. Jekyll e Mr. Hyde» di Giuseppe Fedeli

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

«Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.» (Sigmund Freud, Il perturbante, 1919.)

Unheimlich: aggettivo sostantivato coniato da Freud nelle sue speculazioni per definire o, meglio, connotare il perturbante, quello che di familiare e di estraneo abita in noi e nel nostro spazio di prossimità. Il perturbante, nel qui e ora, è dovunque (lo ha còlto con la solita finezza di indagine il sociologo Zygmunt Bauman,  nei suoi saggi sulla paura liquida). È il Sé, nella sua inscindibile dualità antropologica e semantica, il “convivente”; il vicino di casa, intabarrato nei mille e nessun volto di pirandelliana memoria (chi non ricorda le terrificanti metamorfosi di Gregor Samsa e, più vicino a noi, It e la Metà oscura di Stephen King?…). Soggettività coabitanti in ciascuno di noi, che ci fanno paura, in quanto disconnesse da una realtà che “prima” sentivamo familiare, e che adesso ci inquieta e sgomenta. Ci affacciamo alla finestra e vediamo le cose familiari assumere un altro volto, un aspetto talora desolante… tornano alla mente quelle scantafavole raccontate davanti al caminetto dai nonni, che incutevano paura, e mettevano addosso una inquietudine sottile, difficile a dissiparsi. Storie che, all’esito di una raccapricciante metamorfosi, diventano realtà cruda e spietata, ineluttabile.
Ha una sua solitudine lo spazio,/ solitudine il mare/ e solitudine la morte – eppure/ tutte queste son folla/ in confronto a quel punto più profondo,/
segretezza polare, /che è un’anima a cospetto di se stessa – /infinità finita”, cantava nella sua lucida trance Emily Dickinson.
Soltanto quando il dottor Jekyl  sancirà l’armistizio con Mister Hyde, e la luce-junghianamente parlando- si sposerà con l’ombra, di quel doppio affascinante e tremendo, sotto le cui vesti dorme un sonno agitato il sé perturbante, si giocheranno le sorti.

* giudice 


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