«Carpe diem o dell’eleganza» di Giuseppe Fedeli

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Carpe diem o dell’eleganza 

È proprio di un animo grande disprezzare le umane grandezze e preferire il giusto mezzo agli eccessi.”.Lucio Anneo Seneca, “Lettere Morali a Lucilio”, Epistola 39 

Godi dell’istante. Non cercare la fama, dai valore a quello che hai; non desiderare più di quanto tu non abbia: così Seneca ammonisce Lucilio nelle Lettere Morali. Una vera lezione di vita quella del filosofo stoico, soprattutto in questi tempi, che tutti vogliono un posto al sole, salire sul podio per un briciolo di (presunta) notorietà; nell’epoca del narcisismo sfrenato e decerebrato, dove tutti vantano il diritto di dire la loro, senza avere la benché minima cognizione di ciò di cui sproloquiano. Meno sanno, più gli smargiassi si mettono in mostra, specie sui social, berciando nelle piazze “reali” e virtuali, visconti dimezzati, alfieri di patetiche convinzioni, “rape” che non sanno mettere due parole una in fila all’altra. La cui ignoranza è pari alla loro prepotenza. L’eleganza non si fa notare, ma oggi è un valore, un habitus che pare essere stato accantonato, per un modo di essere fatto di frastuono e frastornante, a somma zero. Oggi non vale più la discrezione, il silenzio, quella umiltà che ci fa relazionare all’altro (l’ars maieutica, la dialettica/dialogica su cui si basava la pedagogia socratica) domandare -e, soprattutto, interrogare- sulla nostra piccolezza davanti all’universo e al Mistero che in esso è racchiuso. E si corre, si corre verso una inesistente meta, senza più fermarsi a guardare un tramonto, un fiore che sboccia, i fili d’erba carezzati dal vento. 

Lo stile, che è anche saper vivere, è cosa per pochi. 

* giudice


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