Addio a Nino Benvenuti, il ricordo del maestro Grassetti con la “penna” di Verdenelli

RICORDO del giornalista Maurizio Verdenelli e del maestro Remo Grassetti

Nino Benvenuti, qui con Remo Grassetti (foto da Remo Grassetti)

di Maurizio Verdenelli

«Nino lo ricordo ancora in tante occasioni nelle Marche: a Macerata, a Recanati (da ‘Anton’) a Fermo, all’auditorium San Martino con il campione Rocky Mattioli sul palco (in platea il ‘mago’ delle ginocchia, il prof. Auro Caraffa) e al Palazzo dei Priori. Dai primi anni Duemila fino a poco fa.
Molto legato al vicecampione europeo di karate, il sarnanese Remo Grassetti, Nino Benvenuti (grande pugile e campione olimpico dei pesi welter,  spentosi ieri all’età di 87 anni, ndr) non mancava mai alle occasioni di invito che l’amico gli proponeva. Ed era una festa insieme con altri amici marchigiani, come ad esempio il massaggiatore e fisioterapista Nazareno Rocchetti che l’aveva assistito in quella indimenticabile sera del 17 aprile 1967 al Madison Square Garden di New York quando in uno dei più drammatici match della storia del Pugilato strappò la corona dei Medi ad Emil Griffith. Con cui poi condivise sentimenti fraterni. Nino volle infatti Emil come padrino del figlio Pietro al battesimo triestino.
Triestino dopo la ‘fuga’ imposta alla famiglia Benvenuti dall’Istria, ma pure marchigiano. Nino mi raccontava: “Nel ’60 mi allenai a lungo a Porto Recanati agli ordini del grande Steve Klaus per preparare le Olimpiadi di Roma. Con Bossi, Lopopolo, Musso, Zamparini…chi può dimenticarlo? Ebbi modo pure di fidanzarmi con una bella ragazza di Fermo, che raggiungevo ogni sera. Già, Fermo: tutta saliscendi, la città dove pure le galline hanno pesi alle zampe per non scivolare a valle, così mi fu detto…(e sorrideva)“.

Al centro Nino Benvenuti. Alla sua sin. il giornalista Maurizio Verdenelli

Non sorrideva Nino quando un pomeriggio del 31 dicembre di qualche anno fa gli telefonai chiedendogli come sarebbe stato il suo capodanno. Era in auto con la moglie. Si fece serio. Dall’allegrezza per la festa vicina che avrebbe trascorso a Cannes, mi parlò della ‘sua’ Isola d’Istria. Dei sacrifici fatti dalle famiglie Benvenuti (del padre e dello zio) pescatori: polenta con il pesce. Gran specialità. Tanti sacrifici sbocciati nella realizzazione di una bella villetta bifamiliare rosa. Requisita sei mesi dopo dai Titini. E loro via verso Trieste dove però lui avrebbe incontrato il suo maestro: Duilio Loi. Cui tanti anni dopo con una azione commovente insieme con Grassetti ed altri Azzurri d’Italia (e chi scrive) avrebbe fatto avere la pensione Bacchelli.
Un cuore d’oro, Nino. “Ricordo l’improvvisata che facemmo a casa sua, insieme a Scarponi, l’indimenticato campione fermano. Le lacrime di gioia ed incredulità di Federico che non credeva ai suoi occhi: ‘Nino, Nino che gioia’, il cuore che sembrava scoppiasse di felicità“.
Ed i consigli dati ai giovani boxeur, in particolare ad Alessandro Riga. “Preparatevi sempre come fosse l’ultimo incontro. Talvolta io non l’ho fatto ed ho perso“. Chissà  se pensava a Monzon.
Negli ultimi anni Benvenuti si era ritirato anche dall’attività di commentatore tv. Silenzio prima della fine. “Gli scrivevo sempre in occasione del suo compleanno e lui apprezzava molto il fatto che mi ricordassi di quell’appuntamento. Ma ormai, da un paio d’anni, non rispondeva più agli auguri. Mi apprezzava molto come maestro anche perché ero uno meticoloso, soprattutto con i ragazzi” dice con tristezza il maestro Remo Grassetti, head master del Metodo Mas. Addio campione che hai amato le Marche, ti sia lieve la terra.

Nino Benvenuti, qui con Remo Grassetti (foto da Remo Grassetti)


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