Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giorgio Cisbani in ricordo di don Franco Monterubbianesi:
Oggi 29 maggio, giorno dei funerali di don Franco, non é un giorno triste poiché il fondatore della Comunità di Capodarco é vivo nelle menti e nelle coscienze di tantissime persone per l’incessante opera in favore dell’umanità dolente e dei giovani emarginati dalle ingiustizie sociali, stimolati e sorretti nella lotta per un dignitoso futuro. Se, come altri che sono vissuti per i più deboli, don Franco é necessariamente vivo, altrimenti lo sconforto prevarrebbe di fronte ai terribili inaccettabili avvenimenti odierni.
In una locale pubblicazione del dicembre 2005, “Feijoada e un pò di Mate” (reportage fotografico sul Social Forum di Porto Alegre e scritti sul Brasile e Argentina) a pagina 7, si legge:
“I bambini, più di altro, mi hanno colpito. Sono ovunque, in mezzo ad una popolazione giovane. Piu’ in brasile che in argentina, piu’ nelle periferie che altrove. Ma la loro presenza riempie gli occhi, si impone su tutto.
Visitando una favela … ho visto una moltitudine di bambini, straordinariamente belli, vivaci, colorati di ogni sfumatura …
Come la bellezza e la salute possono risaltare in quelle condizioni igieniche e in carenza di alimentazione, non so proprio dire. E, almeno quel giorno, la loro pelle e il sole, rendevano meno aspri i segni della vecchiaia precoce nel viso e nei corpi degli adulti …
… di fronte a questa realtà, il pensiero corre facilmente al fondatore della Comunità di Capodarco, don Franco Monterubbianesi, costantemente impegnato a far qualcosa di concreto per gli altri.
Il piu’ recente dei suoi impegni, con l’associazione “noi ragazzi del mondo” , lo vede lottare contro il mare magnum dei bambini abbandonati nella miseria del mondo. Non disconosce i tradizionali concreti percorsi dell’umana solidarietà; li percorre e , contemporaneamente, si interroga e interroga sul perchè di tanta tragedia e, così facendo, cerca di contribuire all’arricchimento delle coscienze. …
E’ evidente che don Franco è qui, a indicare un percorso, a stimolare, a pregare, a invocare l’impegno di credenti e non per cercare di costruire un mondo diverso”.
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