di Matteo Achilli
La passione per la geografia fin da piccolo, la voglia di scoprire e una delusione d’amore. Parte da qui il viaggio di Marco Tomassini, fermano classe ‘91, che non ama definirsi globetrotter, ma un grande “curioso”.
On the road ormai da alcuni anni, Marco ha visitato tutti e cinque i continenti, dal Rio delle Amazzoni e le spiagge del Brasile, alle montagne del Nepal, tra lingue, tradizioni, costumi e sapori diversi. «Sono cresciuto a Fermo giocando a calcio con gli amici e passando le ore in camera a sfogliare l’atlante, imparando a memoria capitali e popoli – racconta Marco – finita l’adolescenza mi sono iscritto alla facoltà di Economia dell’università di Macerata. Al termine delle sessioni estive ho iniziato a fare qualche viaggio da solo, la prima volta fu alla scoperta delle penisole baltiche, quindi Lettonia, Lituania ed Estonia. Quell’esperienza mi fece capire che lavorare viaggiando sarebbe stato il mio sogno. Una volta laureato ho provato a percorrere la strada tradizionale, ma dopo un mese in uno studio di commercialisti sono scappato via, ho capito che non faceva per me».
Gli anni in curva a sostenere la Fermana e una delusione d’amore sono stati gli elementi da cui tutto ha avuto inizio. «A 23 anni mi ritrovai da solo, con una storia d’amore finita e mi chiesi cosa volessi davvero, la risposta era viaggiare. Negli anni trascorsi in Curva a seguire la Fermana ho conosciuto Paolo Tarquini che lavorava in un grande tour operator. Era un mondo che mi affascinava, poter unire la passione per i viaggi al lavoro mi sembrava l’ideale. Ho iniziato a tartassare Paolo e alla fine mi ha dato una chance. Ho fatto un colloquio con la sua azienda e sono stato assunto. Inizialmente mi occupavo di organizzare viaggi in Nord America per singoli clienti o gruppi. La prima volta che ho accompagnato un gruppo a New York mi si è aperto un mondo. Per diversi anni ho lavorato lì, facendo spesso la spola tra l’Italia e l’America dove trascorrevo le giornate con questi gruppi, accompagnandoli nei loro tour ed assicurandomi che tutto andasse bene. Dopo tre anni e mezzo avevo bisogno di nuovi stimoli, era diventato tutto troppo abitudinario. Così decisi di lasciare il lavoro e di fare un viaggio via terra. Dalla Bulgaria al Giappone, 11 mesi in giro attraversando gran parte dell’Asia. Per viaggiare però c’è bisogno di soldi. A Bangkok incontrai un ristoratore dell’isola d’Elba che mi diede la possibilità di lavorare da lui per la stagione estiva. Messi da parte i soldi che servivano, tornai a viaggiare, stavolta scelsi il Sud America. Un viaggio stupendo, in parte condiviso con mio padre, grande appassionato di geografia, come me. Dal Brasile al Perù su una nave cargo, vidi da vicino i villaggi sul Rio delle Amazzoni, quindi le Ande boliviane, il Cile».
Da buon marchigiano, Marco non nasconde la sua propensione al risparmio, anche perché come ribadito da lui stesso, viaggiare costa. Per questo, ogni modo di risparmiare è ben accetto e i beni superflui non servono. «Il mio budget mensile durante i viaggi non supera i 500 euro, cerco di evitare tutte le spese superflue. Nello zaino ho gli stessi vestiti da anni, mangio spendendo il minimo indispensabile. Preferisco usare i soldi per fare esperienze o lunghi spostamenti. Ho imparato a spostarmi di notte, così dormo direttamente in pullman e non pago l’albergo. Mentre viaggiavo in Sud America ho iniziato a pensare a come fare soldi in poco tempo ed ho scoperto le miniere australiane. Dal Cile volai quindi in Australia, dopo un lungo iter per acquisire il permesso di soggiorno e farmi assumere, ho iniziato. Un’occupazione stancante e faticosa, ma con 8 mesi di lavoro nelle miniere posso viaggiare per 4 anni. Lavorare lì a molti crea dipendenza e anche io penso di tornarci a breve per mettere di nuovo da parte un bel gruzzoletto. Vorrei provare anche a lavorare sulle salmoniere, dicono che anche lì si guadagni bene».
Mentre scriviamo Marco è ad Hanoi, in Vietnam, e continuerà poi il suo viaggio in Cina, nel frattempo programma già nuove mete. Viaggiare da soli non è sempre semplice, lo stesso Marco ci racconta un paio di episodi controversi capitatigli, nonostante ci tenga a sottolineare che quasi ovunque si è sentito al sicuro. «Parto dal presupposto che cerco di viaggiare sempre con un basso profilo, quindi non indosso nulla di valore, ho gli stessi abiti usurati da qualche anno, cerco di non dare troppo nell’occhio. Mi mantengo ben allenato, che fa sempre comodo. Devo dire che in giro per il mondo ho viaggiato sempre abbastanza tranquillamente, nonostante qualche episodio ci sia stato. A Salvador de Bahia ad esempio, hai sempre la sensazione di essere controllato ed avere gli occhi addosso, forse lì è stato il luogo in cui ho avuto un pò di paura. Poi ci sono stati due episodi particolari in Iran nel giro di pochi giorni. L’Iran è un paese fantastico, molto accogliente, ma allo stesso tempo molto integralista, quindi bisogna stare sempre attenti a come ci si comporta, soprattutto su temi come la morale ed il pudore. Cercando un rifugio per la notte trovai un host su un sito che offriva alloggi. Mi venne a prendere un ragazzo, arrivammo a casa sua, era minuscola, appena entrati, ha chiuso a chiave, da lì ha iniziato ad approcciarmi, offrirmi da bere ed ubriacarsi, cercava di molestarmi, sono riuscito a resistere tutta la notte, insonne. Poi al mattino scappai appena lui andò a lavoro. Pochi giorni dopo incontrai una ragazza, era bellissima, gli raccontai dell’episodio e mi offrì ospitalità. Arrivati a casa sua era pieno di persone e anche lei cercò di approcciarmi, me ne andai subito per evitare situazioni compromettenti. Da lì iniziò a stalkermi e a minacciare di denunciarmi alla polizia, furono ore di panico, non sapevo cosa potesse raccontare. Fortunatamente eravamo a poche miglia di mare dagli Emirati Arabi, presi una barca al volo e scappai in fretta, iniziai a tranquillizzarmi solo quando attraccammo. Altra esperienza brutta fu nel nordovest dell’India, dove ho avuto un’infezione intestinale e sono stato chiuso diversi giorni in hotel da solo, svenendo più volte, con allucinazioni e senza forze. Dopo qualche giorno sono riuscito a prendere un antibiotico e bere dell’acqua, ma uscito dall’hotel ero in condizioni pessime, sembravo uno zombie, è stata la sensazione più vicina alla morte che abbia mai provato».
Tanti anche i compagni di viaggio incontrati in giro per i continenti, le culture conosciute e lo stupore nello scoprire il mondo. Tante le mete insolite visitate da Marco, che ama viaggiare lontano dai luoghi turistici, alla scoperta della vita “vera”. «In questo momento sto viaggiando insieme ad una ragazza cinese ed è fantastico, perché mi fa scoprire posti insoliti del suo paese. In passato ho avuto modo di viaggiare con altre persone, è bello vivere lo scambio culturale in questo modo. Ho conosciuto ragazzi e ragazze di molte nazionalità negli ostelli, inizialmente imparavo molto dagli altri sul viaggiare, ora anche io posso permettermi di dare consigli. Tra le esperienze che porterò sempre dentro, metto il viaggio in nave cargo dal Perù al Brasile, con solo gente locale a bordo. Navigammo il Rio delle Amazzoni per alcuni giorni, passando a pochi metri da villaggi e tribù che vivevano lontani anni luce dalla vita moderna, è stato qualcosa di stupendo. Un altro episodio risale al Perù, durante un trekking, arrivammo ad un villaggio a 4mila metri di altezza dove c’erano solo case di terra. Trovammo una comunità vestita con abiti tradizionali e che parlava solo in lingua Quechua. Ci spiegarono che si trattava di una riunione del villaggio, fu un’esperienza straordinaria. Essendo un appassionato di montagne e trekking, tra le mete preferite metto il Nepal, il Perù, il Kirghizistan (che tra qualche anno diventerà molto turistico e perderà forse un pò di fascino), poi ovviamente Vietnam e Thailandia, che come tutto il sud est asiatico è molto economico».
Prima di chiudere la chiacchierata, Marco ci dà qualche consiglio, ricordandoci che viaggiare richiede esperienza e poca improvvisazione. «L’avventura non si improvvisa. Sono arrivato a questo punto con un’esperienza cresciuta piano piano, fatta di viaggi da solo (la gita Barcellona con gli amici non vale, ride), mi aggiorno sempre, studio, chiedo informazioni agli altri viaggiatori, insomma non faccio nulla a caso».
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