Le ragazze e i ragazzi delle classi quarte del Liceo Classico “Annibal Caro” hanno vissuto anche quest’anno un’esperienza magica al Teatro Akrai di Palazzolo Acreide, quello che il grecista Ettore Romagnoli definì Teatro del Cielo. Sabato 31 maggio è andato in scena, tra Cielo e Terra, l’adattamento del PROMETEO INCATENATO di ESCHILO, nell’ambito della XXIX Edizione del Festival del Teatro Classico dei Giovani a Palazzolo Acreide (Siracusa), alla presenza di Sebastiano Aglianò, Direttore Artistico del Festival e Pamela La Mesa, responsabile dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico.
La sfida di quest’anno è stata quella di affrontare la solennità dei versi di Eschilo, pronti a dare voce a Prometeo, inventore di tutte le arti e le tecniche per il progresso dell’umanità ma anche esempio di ribellione. Ho sbagliato volendo urla sprezzante il Titano, incatenato a una rupe a strapiombo sull’abisso per aver rubato il fuoco, bene divino che non può essere elargito agli uomini: non si possono annullare le gerarchie e ogni tipo di rapporto di venerazione che è alla base dell’esistenza del Pantheon greco, soprattutto da quando è Zeus a comandare con leggi mai sentite. Un luogo inospitale, la Scizia, ultimo margine del mondo, è lo scenario desolato per la condanna dell’infelice benefattore dei mortali.
«Dietro alle catene c’è un’anima, un cuore, un tradimento. Ecco perché abbiamo voluto inserire la figura del doppio di Prometeo con il fuoco in mano, simbolo della sua condizione precedente, libera e che vive ancora nel Titano incatenato. Una libertà che sconfina nella trasgressione, termine che associamo all’errore e alla condanna ma che in realtà potrebbe legarsi, in casi come questo, alla compassione e alla giustizia» commenta Simone Amabili che si è occupato dell’adattamento e della regia dello spettacolo.
Le ragazze e i ragazzi hanno conosciuto i personaggi, apprezzandone gli aspetti a loro più affini e criticandone gli aspetti più lontani. Al Coro delle Oceanine il compito di voler ascoltare la storia del figlio di Temi, una schiera amica che rappresenta lo spettatore, che prova compassione e che si trova combattuto tra il voler agire, seguendo le orme di Prometeo, e il voler seguire gli ordini e adeguarsi al nuovo, come consigliano sia Efesto che Oceano, pur provando una grande pena per la punizione che Prometeo è costretto a subire. Non sarà invece così compassionevole Ermes, il messaggero di Zeus, simbolo di sfrontatezza e arroganza, gli stessi sentimenti che animano i personaggi di Kratos e Bia, il Potere e la Violenza, all’inizio dell’opera.
Le figlie di Oceano assistono ad un altro dolore, quello di Io, unica figura umana nella tragedia, costretta anche lei a subire la punizione di una divinità, Era, gelosa della ragazza vittima delle passioni di Zeus. «Le storie di Io e di Prometeo si intrecciano nel dolore. La voce di donna e l’aspetto mutato in quello di una giovenca si sono uniti senza sovrapporsi. Una metamorfosi che mostra ancora indelebili i segni di una sofferenza umana che non può far altro che trovare nell’aspetto animalesco un amplificatore» dichiara ancora Amabili, il cui stile si riconferma nella attenta scelta della colonna sonora, che ha delineato in maniera evidente l’impronta moderna dell’adattamento: dal lamento di Stromae ai suoni della natura di Coetus per passare ai brani di Dardust e Cacciapaglia. Un’altalena di generi musicali che continua con gli Enigma come ultimo residuo di una dimensione sovrumana, per passare poi alla durezza di Irene Papas, al lamento de La Niña con Abdullah Miniawy fino all’indecifrabilità di Diamanda Galas e al terrore e allo stridore della composizione di Luigi Nono. Infine, ad accompagnare l’arrivo di Ermes, le note di Walk on the Wild Side. Non sono mancate anche quest’anno coreografie, che hanno accentuato il valore delle parole e dei sentimenti espressi, dimostrando quanto sia importante enfatizzare il testo classico, anche con la danza e con un’accurata scelta musicale, con l’obiettivo primario di intercettare i sentimenti che muovono i personaggi adottando un linguaggio che riesca ad essere compreso e vissuto dalle ragazze e dai ragazzi che sono in scena.
Il Progetto “L’Orizzonte del Teatro”, ideato dalla prof.ssa Olimpia Tonici, docente di Lingua e Letteratura Greca e realizzato grazie al prezioso sostegno della Dirigente Scolastica, dott.ssa Stefania Scatasta e della Dsga, Stefania Morici, è riuscito a far emergere in maniera vivida la forza del Teatro inteso come luogo di incontro e coesione, valori irradiati con particolare intensità dalla tragedia classica. Il gruppo che ha partecipato quest’anno al Progetto è composto da Rosa Bernardi, Melissa Caldaretti, Maria Caterina Cataldi, Fiona Cintio, Alice Cochetti, Chiara Del Bianco, Kevin Di Clemente, Matteo Gallucci, Giada Garofalo, Elena Guidone, Lucrezia Malaspina, Giada Marini, Ludovica Mecozzi, Elisa Mengoni, Elisa Mircoli, Sofia Pennesi, Mario Amedeo Petracci, Gianmaria Pieroni, Gioia Pirrottina, Arianna Posa, Matilda Santucci, Cecilia Sargo, Ludovica Scaloni, Micaela Silenzi, Matilde Tenace, Aurora Toscanelli, Letizia Valle, Lucia Vallesi, Matilde Vitali, Fabrizia Zechini.
La replica dello spettacolo si terrà domenica 15 giugno alle ore 18:00 a Fermo, presso l’Auditorium Sandro Pertini (ex Mercato Coperto), un’occasione unica per vivere insieme al folto gruppo di protagonisti le emozioni che solo il rito collettivo del Teatro è in grado di restituire.
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