“Avrò cura di te”: a Montegranaro l’incontro sulle cure palliative

MONTEGRANARO - Evento inserito all’interno del Festival della Comunicazione

«Prendersi cura e non limitarsi alla sola cura è fondamentale, specie in due momenti particolari: la nascita e il fine vita. Altrettanto importante è che una corretta e sensibile comunicazione affianchi l’attività oncologica per non far mai sentire sola la persona malata. Il Festival della comunicazione, venerdì pomeriggio, 6 giugno, nell’auditorium Officina delle Arti di Montegranaro, ha toccato uno dei momenti più significativi con il convegno “Avrò cura di te, cure palliative e fine vita”. Un appuntamento interessante che non poteva non svolgersi nel centro calzaturiero, come hanno sottolineato nei saluti iniziali l’assessore comunale Gastone Gismondi e il direttore dell’Azienda sanitaria territoriale di Fermo, Roberto Grinta, dove da anni è attivo l’Hospice grazie anche al fondamentale contributo dell’associazione di volontariato ‘L’Abbraccio’». E’ quanto si legge nella nota dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali. 

Il dott. Vincenzo Valentini, direttore del Centro oncologia radioterapica, medica e diagnostica per immagini, ha sottolineato, come si legge nella nota stampa dell’ufficio diocesano Comunicazioni sociali, l’efficacia del prendersi cura, con gesti e modi appropriati, facendo sentire il malato al centro dell’attenzione non solo dal punto di vista medico. «L’annuncio della comparsa di un tumore – ha detto – provoca nella persona gli effetti come di un terremoto. Ecco perché il prendersi cura instaura una relazione che sa motivare l’ammalato e la sua famiglia a ridurre le fratture che una tale malattia provoca nella vita delle persone. Oggi nel 60% dei casi dal tumore si può guarire, ma resta una parte ancora importante di pazienti che non ce la fanno, quindi le cure palliative, insieme ad altri interventi e attività non mediche, tracciano un percorso per avvicinarsi al tramonto con più serenità». Il dottor Romeo Bascioni, medico oncologo palliativista, si è soffermato sulla maggiore efficacia garantita da un sistema strutturato che ha al suo centro l’hospice, ma con intorno altre figure e ambienti di riferimento per alleviare il trauma del passaggio dalla terapia attiva a quella palliativa. «Uno scatto fondamentale nella nostra attività oncologica – ha ammesso – c’è stato con la creazione della onlus che ha garantito all’hospice di Montegranaro il sostegno dei volontari per altre funzioni accanto a quelle svolte con professionalità e delicatezza del personale medico e infermieristico». Il dottor Simone Pizzi, responsabile del Centro regionale di terapia del dolore e cure palliative pediatriche all’ospedale Salesi di Ancona, ha attirato l’attenzione dei presenti sulle cure palliative pediatriche: «Cura e speranza sono solo apparentemente lontane, invece dal livello del loro dialogo dipende la possibilità di vincere la scommessa più alta. E come diceva Papa Francesco, la vera cura dell’uomo è avere cura di ciò che gli sta a cuore». Emmanuel Exitu, autore del libro ‘Di cosa è fatta la speranza’, ha raccontato di quanto sia importante comunicare con le persone malate, specie di tumore, con le quali non parla nessuno: «Le cure palliative danno priorità anche all’ascolto, il re del reparto oncologico non deve essere il medico, ma il malato. Il bene si può scoprire anche nella sofferenza, la speranza esiste e sta anche dentro un oceano di dolore». Luciano Pini, presidente dell’associazione ‘L’Abbraccio’, ha riassunto le attività di supporto (musicoterapia, pet terapy ed altro) che i volontari hanno allestito all’Hospice di Montegranaro: «Affrontare la sofferenza con un approccio diverso è molto importante, come pure garantire un ‘ricovero di sollievo’, che per certi periodi fa bene anche ai familiari del malato, e adottare le cosiddette ‘cure simultanee’ nelle quali hanno rilievo anche figure che non indossano il camice, come i volontari».

«Un incontro profondo e davvero interessante, sapientemente moderato dal giornalista Andrea Braconi. Un’occasione per formarsi, approfondire l’argomento, aprirsi alla speranza» chiudono dall’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali.

 


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