di redazione CF
Giovane turista picchiato e derubato sulla spiaggia di Porto San Giorgio. E la titolare della struttura ricettiva che lo ospita prende carta e penna per esprimere tutta la sua preoccupazione.
«Scrivo con un nodo alla gola, con il cuore ferito e con una rabbia che non riesce a trovare pace. Gestisco una piccola struttura ricettiva a Porto San Giorgio, dove ogni giorno mi impegno affinché chi sceglie di venire qui possa riportare con sé un ricordo fatto di bellezza, quiete e luce. Ma venerdì sera questa luce si è spenta.
Non metaforicamente: si è spenta davvero, nel modo più brutale, vile e inaccettabile. Un mio giovane ospite, giunto qui per trascorrere una serata in compagnia, è stato vittima di un’aggressione tanto violenta quanto assurda. Mentre si trovava sul lungomare, seduto sulla spiaggia ad ammirare le stelle – il racconto della donna – è stato accerchiato, rapinato, seviziato, picchiato. Provo un dolore profondo, che sfocia anche in un senso di colpa difficile da spiegare: quella persona aveva scelto la mia struttura, il mio piccolo angolo di mondo per sentirsi bene, per ritrovare leggerezza. Ed ora si trova in ospedale, con ferite non solo fisiche, ma dell’anima.
E non posso non pensare a mia figlia, adolescente: le ho insegnato a non fidarsi, a non andare in spiaggia di notte, nemmeno in compagnia, a guardarsi intorno con attenzione, le ho insegnato a limitarsi. E questo mi spezza».
«La libertà di vivere il proprio tempo con leggerezza e fiducia nel luogo in cui si è cresciuti – lo sfogo della esercente – dovrebbe essere un diritto naturale, non una concessione vigilata. Ma come si può pretendere libertà in un contesto dove il male si muove indisturbato? Dove l’oscurità diventa rifugio per chi semina paura?
Scrivo per denunciare, per scuotere, per chiedere. Non solo maggiore sorveglianza e più controlli, ma soprattutto un sussulto collettivo di coscienza. Non possiamo permettere che pochi delinquenti spengano la luce di un’intera comunità, che gettino fango su un territorio che ha tanto da offrire. Il turismo non può essere ostaggio della paura. Il mare, le stelle, la notte…dovrebbero essere luoghi dell’anima, non teatri di violenza. Un ospite, un viaggiatore, un essere umano che viene in vacanza deve poter vivere la bellezza senza doverla temere. Deve sentirsi accolto, protetto, custodito. Io non mi arrendo. Ma chiedo alle istituzioni, alle forze dell’ordine, ai cittadini: fate la vostra parte. Facciamola insieme. Perché il silenzio, dopo questa notte, sarebbe la colpa più grande».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati