di Sandro Renzi
Arrivo all’appuntamento concordato con circa venti minuti di ritardo. E per fortuna che sono in auto. Loro invece, papà e figlio che stanno attraversando mezza Italia a piedi, mi stanno aspettando puntuali allo chalet Delfino verde di Porto San Giorgio. E’ sola una della tante tappe che li dividono da Avola, in provincia di Siracusa, dove contano di arrivare alla fine di luglio dopo circa 1.450 km affrontati rigorosamente ed esclusivamente a piedi. Sono partiti domenica scorsa da San Savino, un piccolo Comune nella provincia di Rimini dove risiedono e dove hanno lasciato mamma Francesca ed il fratello Andrea, e la loro meta è ancora lontana. L’obiettivo è arrivare nel sud della Sicilia, ad Avola per l’appunto, dove papà Corrado è nato e dove vuole tornare insieme al figlio 16enne Lorenzo affrontando insieme una vera e propria impresa. Mai come questa volta però, ha senso rispolverare il vecchio adagio per cui ciò che conta non è la meta ma il viaggio stesso che i due hanno deciso di intraprendere per un semplice quanto profondo motivo affettivo: trascorrere del tempo insieme.
Li trovo seduti al tavolo, vista mare, dove si sono rifocillati prima degli ultimi 4 chilometri che ancora li separano dalla sera e dal meritato riposo. Devono decidere in quale posto montare la tenda, forse Marina Palmense, e cosa mangiare per cena. Fondamentale è trovare anche dell’acqua per lavarsi e sciacquare le stoviglie. Negli zaini hanno tutto il necessario per la sopravvivenza all’aria aperta, sotto il cielo stellato. Pesano tra i 15 ed i 20 kili e già dopo pochi giorni di camminano il loro ingombro comincia a sentirsi sulle spalle. «In media – racconta Corrado Tiralongo, classe 1974, fisioterapista di professione- ci spariamo 30 chilometri al giorno. Abbiamo messo anche in conto che qualche giornata dovremo trascorrerla senza camminare per fare riposare legamenti e gambe che sono sotto pressione». Qualche vescica ai piedi inizia a farsi sentire. Piccoli fastidi per ora facilmente sopportabili.
Sono molto motivati ed affiatati. Hanno pianificato tutto il viaggio che proseguirà in direzione Termoli per poi tagliare verso Matera, Sapri o Maratea, e quindi giù lungo la costa calabrese fino ad arrivare in Sicilia a Messina e affrontare il resto dei chilometri che li divide da Avola lungo la costa orientale. Chiedo allora cosa li abbia spinti ad affrontare questa avventura. «Ho perso degli amici che avevano figli dell’età di Lorenzo. Potevo essere al loro posto. Mi sono chiesto allora che cosa realmente offriamo ai nostri figli -prosegue Corrado- siamo sempre presi dal lavoro, torniamo stanchi a casa e trascorriamo poco tempo con loro. La vita che abbiamo a disposizione è solo una e non possiamo sprecarla. Ecco, ho deciso allora di regalare qualcosa che non ha un valore strettamente economico ma è comunque assai prezioso, del tempo a mio figlio Lorenzo. Tempo da vivere insieme, 24 ore al giorno. Credo si tratti di un insegnamento importante e sono sicuro che anche lui si ricorderà in futuro di questa esperienza». Rivolgo la stessa domanda a Lorenzo e mi spiazza, in fondo avrebbe potuto trascorrere l’estate insieme agli amici e prepararsi al terzo anno di liceo scientifico. «Posso godere del tempo insieme a mio padre, inoltre amo lo sport e questa sfida mi incuriosiva» mi dice il 16enne.
Corrado per fare questo viaggio di circa 50-60 giorni ha deciso di chiudere lo studio e di lasciarsi per un breve periodo tutto alle spalle. «Prima di decidere in quale avventura immergerci mi sono chiesto: qual è la cosa più semplice che un uomo può fare? Camminare. L’ho proposto a Lorenzo puntando subito ad Avola ed immaginando un ponte tra la Sicilia e la Romagna. Sfida alla quale lui non si è sottratto». E questo, già di per sé, è il regalo più bello che un padre potesse ricevere. Lungo il tragitto qualche curioso si è unito a loro. E’ successo a Senigallia dove una signora li ha accompagnati per un paio di chilometri interrogandoli sul significato di questa impresa. Qualcun altro ha chiesto ai due dove fossero diretti incuriositi anche dal bel rapporto che li unisce. «Sono attestati di stima che ci confortano e ci spingono ad andare avanti. E’ bello sapere che c’è gente che ci può essere vicino anche col pensiero e comprendere le motivazioni di questo gesto».
Chiedo allora a Corrado se sono già incappati in qualche imprevisto e mi racconta di essere rimasti chiusi in un parco vicino a Torrette ad Ancona dove avevano trascorso la notte. Per uscire hanno dovuto scavalcare il cancello con addosso gli zaini. Disavventure che rendono ancor più movimentato questo lungo viaggio. Padre e figlio sono legatissimi. Quando scatto la foto è Lorenzo a prendere Corrado al suo fianco. Già Corrado, che di fronte ha ancora un lungo percorso e già pensa di bissare questa esperienza col figlio minore. Questa volta però via mare. Da Riccione ad Avola solcando l’Adriatico. «Magari tra 4 anni ci riprovo con Andrea -mi dice- sono amante della vela e potrei prendere un piccolo catamarano. Chissà». E’ passata mezzora e non c’è più tempo per parlare. Corrado e Lorenzo devono rimettersi in viaggio. Più tempo riposano e più è difficile e faticosi riprendere il cammino. Scattiamo qualche foto e ci salutiamo. Non esclude di tornare a Porto San Giorgio questa volta in vacanza con la famiglia. Ci stringiamo la mano e ci diamo appuntamento telefonico al suo arrivo ad Avola. Buon viaggio piccoli eroi.
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