di Walter Luzi
Sigfrido non mollare. A Sant’Elpidio a Mare chiusura col botto della rassegna polidisciplinare Incipit, arrivata alla sua nona edizione. Per l’atteso gran finale dell’ormai tradizionale appuntamento culturale elpidiense, impegnato, ma mai pesante, arriva Sigfrido Ranucci. Una delle punte di diamante del giornalismo d’inchiesta nel nostro Paese, conduttore del popolare programma Rai Report, riempie come un uovo il cineteatro “Luigi Cicconi” messo a disposizione dal Comune proprio in virtù della maggiore capienza rispetto all’auditorium “Della Valle” di Casette d’Ete, location abituale degli incontri con gli autori. Ingresso gratuito, come sempre a Incipit, ma le poltroncine, sia in platea che in galleria, non sarebbero bastate lo stesso anche con ingresso a pagamento. I ritardatari hanno affollato anche il foyer all’ingresso del cineteatro.
Il pubblico si è addossato in piedi anche alle pareti della platea per non perdersi l’erede designato dalla stessa Milena Gabanelli, alla guida di Report, un programma cult molto amato dal pubblico televisivo. Arriva in ritardo (giustificato) anche il sindaco, Gionata Calcinari, di fresca proclamazione dopo le recentissime elezioni. «Vorrei rassicurarlo subito…non sono qui per un’inchiesta su di lui…» esordisce scherzando Ranucci. La prima di una serie di applaudite battute, sotto il tiro incrociato delle domande di una lunga intervista, a cui lo sottopongono le due donne curatrici della rassegna Incipit. Giovanna Taffetani e Marisa Colibazzi, presidente, quest’ultima, anche della locale e benemerita Associazione Santa Croce.
Ranucci è già stato disponibilissimo con i tanti ammiratori, per il firma copie, stavolta iniziale, e le richieste di foto opportunity. Camicia bianca d’ordinanza, soffre vistosamente il caldo anche lui, sotto i riflettori in palcoscenico. Ripercorre, come fa nel suo ultimo libro, “La scelta”, tutte le tappe della sua brillante vita professionale, ma anche uno spaccato della sua vita privata, della positiva influenza esercitata dagli affetti familiari più cari, le persone che hanno segnato la sua formazione come uomo e come giornalista. Ricorda i suoi trascorsi da tennista, e, con una punta di emozione, il suo primo maestro in Rai, Roberto Morrione.
Parla a braccio, come fa sempre in diretta a Report, senza l’ausilio del gobbo. «Perché aiuta a ragionare sempre su quello che stai dicendo…». Le immani fatiche, la cura, nella scrittura, e rilettura, dei centosessanta minuti di testi di ogni puntata. Per rendere anche gli argomenti più complessi digeribili agli spettatori, ed evitare altre beghe giudiziarie. «Una virgola fuori posto potrebbe trascinarci per anni nei tribunali…». Parla del record di querele, diciannove, raccolte dopo una sola puntata, grazie, si fa per dire, all’allora sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. «Noi sempre assolti». La costante spada di Damocle delle cause per diffamazione da parte dei potenti. Spesso temerarie. Sempre intimidatorie. Con richieste miliardarie correlate, a risarcimento di presunti danni di immagine. «Ne abbiamo collezionate quasi duecento. Senza danni, finora. In tribunale siamo condannati a vincere, perché la Rai in caso di sentenza avversa si rivarrebbe economicamente su di noi… Praticamente passo quasi tutto il mio tempo libero a scrivere, o a rileggere, le nostre memorie difensive…».
Ripercorre anni di scoop, di pezzi memorabili, di inchieste coraggiose sulle peggiori malefatte commesse da politici, potenti, e organizzazioni criminali. Che mai vorrebbero vederle rivelate in tv. «Siamo stati querelati, caso credo unico nel mondo, persino dall’intero partito politico dell’attuale premier… e da tutta la famiglia della seconda carica dello Stato… I giornalisti d’inchiesta nel mondo rischiano di vincere il premio Pulitzer, noi, qui, invece, per voler fare bene il nostro lavoro, rischiamo la galera…».
Oggetto forse anche di intercettazioni, certamente di ripetuti dossieraggi mirati a “screditarlo”: «Il giornalismo non deve essere mai vetrina, ma finestra, sui fatti del mondo. L’indipendenza è uno stato dell’anima. Devi nascerci. E se si vuole consegnare alle future generazioni un mondo migliore, non ci si può fermare di fronte alle difficoltà…».
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