«Sento il dovere di esprimere profonda preoccupazione e indignazione per quanto emerge dal nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), recentemente approvato dal Governo Meloni con grave ritardo e in totale assenza di confronto con i territori». A dirlo il consigliere provinciale di opposizione Riccardo Strappa.
«Un passaggio contenuto a pagina 45 del documento è emblematico della visione che l’attuale esecutivo ha per l’Italia dell’entroterra – prosegue Strappa -. Si legge infatti: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento.”
Parole gravi, che fotografano una linea politica chiara: il centrodestra ha abbandonato le aree interne al loro destino, rinunciando a qualsiasi prospettiva di sviluppo, rilancio e ripopolamento. Inoltre, una domanda mi sorge spontanea, che fine faranno tutti gli investimenti fatti nel corso degli anni in queste aree? Mi auguro che non verranno vanificati per lasciare l’ennesima cattedrale nel deserto?
Nella nostra provincia, l’area montana del Fermano rappresenta un pezzo prezioso di identità, territorio e comunità. Amandola – il comune montano più grande – insieme a Montefortino, Santa Vittoria in Matenano, Montefalcone Appennino, Smerillo e agli altri borghi dell’area, non possono essere condannati ad un “declino cronicizzato” da una politica nazionale miope e rinunciataria.
Servizi, infrastrutture, sanità, lavoro, turismo, formazione e sostegno a tutti quei giovani che lì scelgono di rimanere: sono queste le vere priorità per il futuro della montagna, non l’amministrazione passiva del suo svuotamento.
Come rappresentante delle istituzioni provinciali, mi distacco con fermezza da questa impostazione che considera le aree interne come un problema da gestire e non come una risorsa da valorizzare. Mi auguro che anche il presidente della Provincia e i consiglieri di maggioranza vogliano esprimere pubblicamente il proprio dissenso rispetto a un’impostazione così lontana dalle esigenze del nostro territorio.
La montagna non chiede compassione, chiede rispetto e opportunità. E merita politiche pubbliche all’altezza, non un accompagnamento alla fine».
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