«Lasciatemi cantare (sono un italiano…)»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Lasciatemi cantare (sono un italiano…)

Una fazione contro l’altra, tutte e due armate fino ai denti, guerre mediatiche, tutti che vogliono dire la loro in un carosello di banalità scontate (e royalty senza sconto). Talk show che vomitano insulti e straparlano (di aria fritta), forbite teorie mai messe in pratica -Dio ce ne guardi. Dirette televisive per fare scoop, e riaprire improbabilissimi casi di nera. E figli in provetta, comunità Lgbtq e chi di più ne ha più ne metta (non soltanto di consonanti).
Non è più reato, l’abuso d’ufficio. Mentre chi spicca nelle grigie stanze della pubblica amministrazione deve abbassarsi ai livelli dei mediocri. Una #aziendaitalia (o è forse il mondo intero?…) sempre più allegra e disinvolta (o di-single), che non sa di essere sull’orlo del precipizio. O meglio, finge di non saperlo. Si balla sul piano inclinato di un Titanic, prossimo ad affondare.
I prezzi delle merci si alzano vertiginosamente, gli stipendi restano sempre quelli. Urlano gli ambientalisti. Da una parte Elly Schlein che si straccia le vesti per il popolo e i diritti dei più deboli, per poi rientrare nel suo armocromatico impero, e chi si è visto si è visto. Dall’altra, la Giorgia che pontifica pontifica e poco fa. Debiti che inghiottono ogni velleità di rinascita, ristoranti con prezzi alle stelle e cibo di infima qualità. Un cancan mediatico, imperativo il “mors tua vita mea”, da vergognarsi di appartenere al genere umano.
Stile da vecchio telegramma, qualcuno opinerà. Ma altra forma per descrivere il beato sfacelo non renderebbe l’idea.
* giudice

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