Consiglio “infuocato”, dimissioni del presidente Trasatti. Il suo discorso in assise e le critiche a Calcinaro: «Il civismo è diventato cinismo»

FERMO - L'addio del presidente e le bordate al primo cittadino: «Sindaco, mi risulta che ti candiderai a sostegno di Francesco Acquaroli alle prossime  imminenti regionali. Mi fa sorridere che ancora, in modo un po’ ridicolo, ci si auto proclami come  “civico” come se fosse una categoria a sé, quando si sa bene che in Regione o si condivide un  progetto di qua o di là. Rispetto profondamente la tua scelta: almeno il dado è tratto»

In piedi il presidente del Consiglio (ormai ex) Francesco Trasatti. Alla sua destra il sindaco Paolo Calcinaro

Consiglio comunale di Fermo, quello odierno, apertosi con un colpo di scena: le dimissioni di Francesco Trasatti (La città che vogliamo) da presidente dell’assise. Ed ecco le motivazioni che hanno spinto l’ormai ex presidente, tornato tra i banchi del Consiglio, alla dura decisione, allo strappo definitivo con il primo cittadino, dopo mesi (o sarebbe meglio dire anni?) di frizioni e divergenze.

«Dall’ultimo Consiglio Comunale ad oggi è sinceramente impossibile fare finta di niente dati gli  episodi che si sono succeduti. Nella chat di maggioranza, almeno fino a quando ne ho fatto parte, dopo 9 anni in cui ho dimostrato lavoro, fedeltà e impegno che credevo fossero a prescindere  garanzia di rispetto e di rapporti umani al di là della fine di una collaborazione politica, mi è stato  detto, con parole poco rispettose, che dovevo seguire l’esempio del già presidente Giovanni  Lanciotti, quando si dimise uscendo dalla maggioranza dell’allora sindaco Brambatti.  Ebbene, così farò: rassegno le mie dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale, con effetto  immediato. Lo faccio qui, guardandovi negli occhi, perché voi mi avete eletto, all’unanimità, e come sapete non  è dovuto al Presidente del Consiglio Comunale dimettersi anche se passa in minoranza, essendo  ruolo istituzionale che garantisce tutti i presenti: ruolo che ho svolto cercando di fare del mio  meglio. Ma siccome non mi sfugge che, nella logica del vittimismo e delle critiche sui social senza  freni che il Sindaco ha oramai abbracciato, questo può essere un argomento usato per acchiappare  quei like in più dal popolo dei “fan a prescindere”, lo togliamo dal tavolo senza problemi. Nel motivarvi questa scelta in poche parole, non parlerò di passaggi a destra o sinistra, su cui  comunque ci sarebbe da dire. Se ne è già detto fin troppo in queste settimane. Il problema non è,  soltanto, il posizionamento politico, ma in primis il venir meno di un progetto comune. Ricordo ancora, all’inizio dell’avventura di “Piazza Pulita”, quando, sindaco, mi dicesti: “Mi  candido per fare il sindaco. Mi sostieni? Perché se sono solo, sono io. Se stiamo insieme, siamo un  progetto.” Forse non ricordi, ma io sì. Oggi quel progetto non c’è più. Quella passione iniziale, quella leggerezza coraggiosa anche un po’ incosciente ma soprattutto la  collegialità, la partecipazione nelle decisioni, che ci aveva in parte guidato nel primo mandato, è  stata sostituita da strategie, silenzi, veleni, posizionamenti personali. Ognuno per sé. Chi con la  tessera di partito, chi con ambizioni individuali, chi già proiettato nella prossima campagna  elettorale. E tutto questo accompagnato dal solito “non so nulla”, “che posso fare”, “che je fa”,  “lascia fa’”, che vuoi che sia”, in un clima di crescente mancanza di rispetto verso tutto e tutti,  scandita da maggioranze sempre meno frequenti e partecipate, perché alla fine meno si poteva  mettere bocca su percorsi già decisi e meglio è. Abbiamo assistito a consiglieri che fanno del provocare, dell’offendere fino al richiedere il numero  legale verso i loro stessi alleati, il loro principale contributo politico. Sono diventati, nei fatti, ad  ora, i veri dominus strategici. Lo scontro interno alla maggioranza, con tanto di verifica del numero  legale richiesta da chi dovrebbe sostenerla, è un fatto senza precedenti. Peraltro avvenuto sulla pelle  di una mozione delicata, importante, sentita, a prescindere da diverse e legittime posizioni, anche a  giudicare dalle persone presenti oggi in questa sala. E, sindaco – come ti ho detto al telefono  quando ci siamo sentiti dopo la nostra uscita dalla maggioranza – quando viene meno il rispetto tra  chi governa insieme, non dico in una coalizione di partiti, ma perfino tra gruppi civici, beh… non  c’è più molto da dirsi. Capisco che sparare sui social sia diventato lo stupefacente di cui  non si può fare a meno e con cui aizzare online i propri follower a turno contro chiunque si permetta  di non essere allineato – che sia un consigliere di minoranza, un sindaco di un altro comune, o  addirittura un amico con cui si ha amministrato insieme – ma non possiamo dire che “la nostra  uscita dalla maggioranza sarebbe dovuta avvenire prima perché sennò così è sembrata troppo  ravvicinata alle scadenze elettorali”. Come a raccontare che qui andava tutto bene, mentre il  malessere covava da tempo. Già alle Provinciali le nostre strade si sono divise perché non abbiamo  accettato decisioni preconfezionate con la tua candidatura a destra. E poi, a ottobre, in una riunione  dove tu parlavi di rilanciare un progetto civico. Noi dicemmo: sì, ma con delle regole, con un confronto vero. Cosa è seguito? Il nulla.  Per quattro anni, in Consiglio, sono stato oggetto di attacchi personali continui. Riferimenti alla mia  indennità, al mio passato da assessore, battute a ogni seduta. Tutto da parte di un consigliere di  maggioranza. E mai – mai – una parola a difesa, fosse stato solo per l’istituzione che rappresentavo,  neanche dopo averlo fatto presente a Sindaco e Giunta. Silenzio totale, salvo rare eccezioni, come il  mio gruppo de La Città che Vogliamo ovviamente e i consiglieri Borraccini e Luciani, che ancora  ringrazio.  Allora facciamo una cosa: tenetevela l’indennità. Datela a chi volete. Ma non pensiate che valga la  serenità di alzare lo sguardo, guardarvi negli occhi e dirvi quello che penso, senza paura. Se avete  mai dubitato di questo, allora non mi conoscete affatto. Qualcuno di voi ha detto: “ci siamo tolti un problema”. Noi, fondatori e costruttori del progetto  civico accompagnati alla porta come “un problema”. Bene, eliminato il problema, adesso il clima  tra voi sarà finalmente sereno; sicuramente vi riunirete con entusiasmo e passione. Qualcosa e  qualcuno mi dice che non è così. Infine, sindaco, mi risulta che ti candiderai a sostegno di Francesco Acquaroli alle prossime  imminenti regionali. Mi fa sorridere che ancora ci si auto proclami come  “civico” come se fosse una categoria a sé, quando si sa bene che in Regione o si condivide un  progetto di qua o di là. Rispetto profondamente la tua scelta: almeno il dado è tratto. La scelta della  Città che Vogliamo prima che mia, come sai, è quella di stare dall’altra parte. E non è che questo ci  rende meno civici. E neppure c’è una graduatoria di attaccamento alla città che giustifica uno  piuttosto che l’altro, come vuoi falsamente far credere. A ogni modo, buon percorso a te. Concludo dicendo che non rinnego nulla di quanto fatto in questi anni. Lo rivendico. Con orgoglio.  E continuerò a spiegare e motivare ogni scelta fatta. Sai che ho sempre studiato ogni cosa. Non c’è  nessuna posizione da cambiare. C’è solo e sempre coerenza con ciò che penso e che pensano i  colleghi de La Città che Vogliamo con i quali siederò dall’altra parte dell’emiciclo. Abbiamo dimostrato senso pratico, mediazione, capacità di incontro in questi anni: non verranno meno. Visti i rapporti di forza qui, e anche della destra in Regione e Provincia, probabilmente lasciamo  una grande nave da crociera per una piccola barca a vela. Chissà: il Titanic insegna. In ogni caso,  coerenza, serenità, libertà di pensiero valgono più di ogni comodità. Continueremo a fare i  consiglieri comunali con lo stesso spirito di servizio civile con cui abbiamo cominciato, quando  ancora il civismo non si era trasformato in cinismo. Grazie a chi mi ha sostenuto, al mio gruppo consiliare. Grazie a chi ha mantenuto rispetto anche  nella diversità. Grazie a coloro con cui ho condiviso importanti anni di governo della mia città. E  soprattutto grazie ai cittadini, che meritano istituzioni credibili, trasparenti, rispettose, sincere. A  loro, continuerò a dedicare il mio impegno. Insieme» la conclusione del messaggio di Trasatti, prima di chiedere al vicepresidente Renzo Interlenghi di avvicinarsi al banco della Presidenza per continuare  a gestire il Consiglio al posto suo.

 

Colpo di scena in Consiglio comunale, il presidente Francesco Trasatti si dimette


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