Interruzione volontaria di gravidanza, stavolta la mozione incassa l’ok del Consiglio

FERMO - Dibattito acceso in aula: diritti delle donne, del nascituro, libertà di scelta e ruolo del Comune al centro degli interventi. 

Fermo discute l’Interruzione volontaria di gravidanza per la terza volta: e stavolta la mozione passa. Dibattito acceso, ieri sera, in Consiglio comunale: diritti delle donne, del nascituro, libertà di scelta e ruolo del Comune al centro degli interventi. 

Un tema caldo sin dalla vigilia era costituito dal punto 4, facente capo a una mozione arrivata in Consiglio per la terza volta.  La stessa, come da convocazione, chiede “l’applicazione della delibera AIFA in materia di accesso all’IVG farmacologico nelle Marche, il potenziamento dei consultori pubblici e la piena applicazione della legge 194”. 

A presentarla il consigliere Pascucci del gruppo “La città che vogliamo”: «A Fermo ancora oggi questa legge del 1978 non è applicata e per questo torniamo a discuterne (…) Parliamo di un diritto alla salute negato, di un diritto alla scelta negato. Per questo noi, con altri 12 firmatari di maggioranza e minoranza, raccogliendo anche le 1600 firme e le istanze portate da numerose associazioni che vedete anche qui, chiediamo al Sindaco, alla Giunta e al Presidente del Consiglio di sollecitare la Regione Marche a recepire la circolare del Ministero della Salute del 12 agosto 2020 (…). Inoltre, a sollecitare l’AST Fermo e Regione su quanto dice la 194 e chiedere agli organi competenti di monitorare la situazione dei consultori familiari, promuovendone il potenziamento contrastando l’insediamento di soggetti non qualificati».

Pascucci ha illustrato anche la situazione venutasi a creare dopo lo scorso consiglio: «Dopo 40 giorni di attesa, la situazione per assurdo è peggiorata. L’ospedale di Fermo è stato in obiezione di struttura dal 1978 al 2024, finché un medico non obiettore è arrivato nella struttura. Beh, questo medico il primo luglio è diventato obiettore. a seguito di violenze psicologiche e altri fatti di cui ci sono diverse testimonianze. Noi oggi chiediamo l’IVG farmacologico ma non c’è neanche l’IVG chirurgico. Attualmente, l’AST di Fermo ha chiesto a un esterno, a gettone, con spese enormi, di venire una volta ogni 4 settimane. Da solo, non può fare niente, anche perché gli altri medici obiettori si rifiutano semplicemente anche di firmare le dimissioni delle pazienti». 

Ha continua, poi, rivolgendosi a Calcinaro: «A Fermo siamo in sospensione di legge. Per cui, sindaco, come presidente della conferenza dei sindaci, le chiedo di agire per ripristinare la legge. Quando parliamo di IVG parliamo di pillole nel 98% dei casi, senza conseguenze. Al Mazzoni di Ascoli Piceno, l’86% degli aborti è farmacologico. Perché a Macerata sì e Ascoli Piceno sì e a Fermo no? È la terza volta che portiamo questa mozione in Consiglio, non è possibile che Fermo finisca su “Report” come “città in obiezione” dal 1978. Chiedo un voto forte (…). Quello che ho imparato in questo periodo di confronti sul tema, è che per essere femministi non bisogna essere per forza donne, si può essere femministi essendo uomini». 

Il pubblico ha applaudito e mormorato a lungo e, Interlenghi, sostituto di Trasatti, invita alla moderazione. Prima della votazione, in tanti sono voluti intervenire e il dibattito, per questo, ha occupato gran parte dell’assise. 

Il consigliere Nicola Lucci, di tutt’altro avviso rispetto a Pascucci ha citato uno studio statunitense che parla di effetti avversi dell’interruzione di gravidanza farmacologica e appellandosi ai diritti del nascituro. 

Contestato dal pubblico, tra il serio e il faceto, ha domandato l’intervento della Municipale. Al termine della sessione di interventi, chiederà di nuovo la parola per ribadire il suo essere contrario alla mozione. 

Per la maggioranza è intervenuta Sara Pistolesi che ha spiegato le proprie ragioni: «Voglio rivolgere un appello alla moderazione, al rispetto e alla sensibilità: dietro a questa discussione ci sono persone, storie, esperienze che meritano ascolto. Ho letto parole come ‘assassini’ e ‘fanatismo ideologico’, espressioni gravi. Detto questo, difendo e rispetto anche chi ha posizioni diverse dalle mie. Sul piano tecnico, condivido il contenuto della mozione e per questo l’ho sostenuta».

Per Lorenzo Giacobbi invece: «Tutto questo non è competenza del Comune, strumentalizza le Istituzioni comunali. Sollecitare la Regione non ha senso».

Per Paola Gaggia: «Non va strumentalizzato il tema. Il diritto va garantito, magari dovremo ragionare sulle politiche per la famiglia. In questo caso sono favorevole come donna, mamma e consigliera comunale».

Edoardo Candidori, che già nella precedente seduta si era espresso a favore, ha ribadito la sua posizione sottolineando che la legge 194 rappresenta una svolta civile e sanitaria. Ha spiegato che non promuove l’aborto ma lo regolamenta, tutelando la donna. Ha richiamato il dovere dell’istituzione di garantire sia il diritto alla scelta che quello all’obiezione, attraverso un’organizzazione sanitaria equilibrata.

A dire la sua anche Stefano Fortuna, che ha invitato i colleghi ad andare oltre il credo personale e ricordato che in un’istituzione laica si deve rispettare la legge, senza eccezioni ideologiche.

Silvia Remoli, duramente criticata dopo la precedente seduta, ha chiarito che la sua assenza era stata annunciata e ha respinto gli attacchi (soprattutto social) che l’hanno dipinta come “contro le donne”, nemica delle stesse. Ha sottolineato che, sebbene il diritto alla scelta a Fermo esista, è necessario renderlo effettivo. Ha anche ricordato l’importanza di potenziare i consultori, soprattutto per le persone più vulnerabili come minorenni e migranti, chiedendo un impegno concreto anche sul piano dell’informazione e della mediazione culturale.

Lucia Perticari, firmataria della mozione, ha voluto spostare l’attenzione sul piano morale, parlando di ragazze e storie difficili. Ha sottolineato quanto siano fondamentali consultori con professionisti capaci di supportare senza colpevolizzare.

Sandro Vallasciani ha ricordato che non si sta mettendo in discussione il diritto alla vita, ma si chiede che i servizi previsti dalla legge vengano garantiti. Ha respinto poi le accuse di ideologizzazione, sottolineando che la mozione parla di diritti disattesi e di norme non applicate. 

A sostenere la mozione anche il sindaco Paolo Calcinaro, che ha dichiarato apertamente il proprio favore e ribadito che avrebbe votato «a occhi chiusi». Ha però espresso qualche riserva sulla formulazione di Pascucci, giudicando la richiesta diretta al sindaco come eccessivamente legata a una spinta morale. Ha ricordato i passi avanti fatti rispetto al passato – come la convenzione con un medico esterno – pur riconoscendo le criticità. Ha annunciato, inoltre, di attendere l’inserimento di nuovo personale, perché doveroso, magari attraverso una mobilità. 

Ha affermato di non avere nulla contro la mozione Bargoni, ma, allo stesso tempo, ha voluto precisare che il compito del Consiglio comunale è «votare un atto deliberativo, non aderire a una narrazione». Ha ricordato che la circolare ministeriale risale al 12 agosto 2020, quando il ministro della Salute era Roberto Speranza e la Regione Marche era ancora guidata da una Giunta di centrosinistra, sottolineando che il sistema sanitario è di competenza regionale, con una propria autonomia. 

Contestato dal pubblico, ha scelto di lasciare l’aula per diversi minuti. 

Ha preso parola anche Silvia Remoli. Ha difeso la propria scelta, spiegando che l’assenza era annunciata, e ha respinto le accuse ricevute via social di essere “contro le donne”. Ha riconosciuto che a Fermo il diritto c’è, ma va applicato meglio. In particolare, ha chiesto più attenzione alle categorie fragili, come minorenni e migranti, suggerendo di rafforzare la rete informativa e sottolineando la mancanza di un mediatore linguistico nell’area di Fermo. 

Nel corso del dibattito consiliare sull’IVG, Gionata Borraccini, ha espresso con forza la necessità di agire per rendere realmente applicabile la legge 194 a Fermo. Ha ricordato che, se la mozione è stata presentata nel 2016, nel 2021 e ora nel 2025, significa che il problema persiste. Per lui, è inaccettabile che si continui a politicizzare un tema che riguarda la libertà e la dignità delle donne. Inoltre, ha criticato la presenza dei movimenti Pro Vita nei consultori, definendola ideologica. 

Una posizione condivisa anche da Pierluigi Malvatani, che ha ribadito come la libertà femminile sia reale solo se accompagnata dall’effettiva applicazione della legge. Ha evidenziato il dato allarmante: oltre il 50% delle donne marchigiane è costretta a spostarsi fuori regione per accedere all’IVG. 

Infine, Micol Lanzidei, assessore alla Cultura, ha illustrato un’iniziativa concreta, che sta realizzando insieme alla Commissione Pari Opportunità cittadina: la creazione di un vademecum informativo per aiutare le donne ad affrontare in modo consapevole il percorso che porta all’IVG. Un documento chiaro e accessibile, in modo da accompagnare ogni scelta con informazioni corrette e strumenti di tutela. 

Dopo circa due ore di dibattito, finalmente il voto: questa volta la mozione è accolta, nonostante gli astenuti (Ferroni, Acito, Bargoni, Tramannoni, Simoni) e voti contrari (Tulli, Lucci, Rocchi, Giacobbi). 

 


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