“Non a voce sola” con Ranucci porta il giornalismo d’inchiesta nel Fermano 

MONTE SAN PIETRANGELI - Un chiostro San Francesco gremito ha accolto il conduttore di Report. «Dobbiamo chiederci cosa possiamo fare per la collettività» ha detto ai presenti, mentre il pubblico si è sciolto in un applauso. 

Dopo l’appuntamento a Sant’Elpidio a Mare, anch’esso affollatissimo, il giornalista e conduttore di Report, Sigrfrido Ranucci è tornato ieri sera nel Fermano, per parlare del suo lavoro, ma anche per presentare il suo ultimo libro La scelta.

Dopo i saluti del sindaco Casenove, a intervistarlo è stata Oriana Salvucci, deux ex machina di “Non a voce sola”, la manifestazione che da anni porta nelle Marche gli autori e giornalisti più in vista. 

Sigfrido Ranucci, qui con Silvia Ilari, di Cronache Fermane

Qualcuno è arrivato anche da Osimo, dove l’appuntamento delle 18 è stato annullato a causa di un incidente in autostrada che ha impedito a Ranucci di presenziare. 

Il giornalista ha parlato delle maggiori inchieste della sua carriera, come quella sul fosforo bianco, utilizzato dagli Stati Uniti in Iraq, quando lavorava fianco a fianco con Roberto Morrione, giornalista di lungo corso a cui oggi è dedicato l’omonimo premio per il giornalismo investigativo. 

In quel caso, insieme a Maurizio Torrealta, realizzò il documentario Fallujah. La strage nascosta. Inizialmente fu deciso di fare una conferenza stampa solo con la stampa straniera, generalmente considerata più libera, per poi portare i giornali italiani a “inseguire la notizia” e non ignorarla. 

Tornando all’odierno, Ranucci ha parlato anche dei problemi della libertà di stampa che oggi attanagliano anche l’estero come per esempio gli Stati Uniti, dove, con l’acquisto del Washington Post da parte di Bezos e le nuove linee editoriali, alcuni giornalisti non allineati se ne sono andati. 

Ma ha parlato anche tanto di Italia, ricordando la famosa foto dell’Autogrill dell’incontro tra Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini, la querelle con Flavio Tosi e, ancora, l’inchiesta sul caso Parmalat per cui conobbe la fonte principale, un tassista ex dipendente vicino alla famiglia, praticamente per caso, per concludere con un passaggio sui possibili sviluppi, tutti marchigiani, dell’Atim.

Spazio anche alla sua vita personale, con il ricordo del papà, la sua malattia e il fatto che lavorava nella Guardia di Finanza, cosa che ha alimentato in lui il senso di Giustizia sin da bambino. 

«Dobbiamo chiederci cosa possiamo fare per la collettività» ha detto ai presenti, mentre il pubblico si è sciolto in un applauso. 

Silvia Ilari


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