La doppia sfida della moda, Fenni: «Certezze sulla filiera e stipendi»

MODA - Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Fermo, nonché vicepresidente di Assocalzaturifici: «Patto con la politica, servizi per compensare salari più bassi»

Valentino Fenni

Export in calo, dazi che avanzano, due guerre: il sistema economico mondiale è in difficoltà. «Come se non bastasse, il settore moda si trova a fronteggiare due ulteriori questioni cruciali: la prima è il tema del controllo della filiera di produzione, la seconda è legata al costo del lavoro» sottolinea Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Fermo, nonché vicepresidente di Assocalzaturifici.

Per Fenni serve «una serie di riflessioni. La prima riguarda il percorso dal pezzo di pelle al prodotto finito». E poi, per Fenni «spetta alle autorità verificare le condizioni di lavoro, a meno che scientemente non si scelga di produrre in paesi stranieri dove si è consapevoli che un dipendente viene sottopagato e lavora in condizioni precarie senza le tutele obbligatorie da noi. Al contempo è necessario però che ogni azienda rifletta sul ricarico che prevede, è evidente che se un capo viene pagato 150 euro e rivenduto a tremila, qualcosa non funziona, perché il made in Italy è un valore, non una esagerazione».  

La seconda questione è legata al lavoro: «Non tanto al costo, a dire il vero, ma a quanto viene pagato un lavoratore. Gli ultimi dati emersi parlano di una regione Marche in cui un dipendente prende in media 2400 euro in meno a un pari ruolo in Veneto. Le ragioni anche in questo caso sono diverse» ribadisce.

«La prima ragione è legata alle giornate lavorative che sono superiori al nord, poi una seconda motivazione è dovuta alla tipologia aziendale delle Marche  e del nostro distretto in particolare. Le piccole e medie aziende, quasi tutte a conduzione familiare, hanno dei limiti reali di spesa. Questo significa che la differenza di qualche migliaia di euro deve essere compensata da fattori esterni. I fattori esterni sono legati alla sostenibilità, quella vera e non quella teorica del green imposto con l’illusione di salvare il pianeta: la sostenibilità umana, quella fatta di rapporti, flessibilità e qualità della vita. A questo vanno aggiunti i servizi che un piccolo territorio come il nostro può garantire: sanità di prossimità, infrastrutture, connessioni, asili e politiche per i giovani, formazione efficace. È qui che è necessario siglare un vero patto tra imprenditoria e politica, tra amministratori e datori di lavoro. Il tutto per favorire il lavoratore. È impensabile restare competitivi, considerando il carico fiscale che un imprenditore deve sostenere, alzando gli stipendi, seppur con l’ultimo contratto nazionale sia stato fatto anche questo, perché si rischia di finire fuori dal mercato» riprende Fenni.

La richiesta finale del presidente della sezione calzature è semplice: «Le Marche sono la terra del vivere bene e delle tradizioni: dobbiamo continuare su questa strada e migliorare. Questa può essere la sfida da vincere insieme e da affrontare con la Regione, che sia a nuova guida o confermata. Gli imprenditori faranno la loro parte perché, cosa che spesso si dimentica, a nessuno piace licenziare, a nessuno piace firmare contratti a tempo, a  nessuno piace pagare meno di quanto vorrebbe un dipendente».


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