“Quel lontano mar, quei monti azzurri” i paesaggi di Osvaldo Licini e Tullio Pericoli in mostra a Monte Vidon Corrado

MOSTRA - L'esposizione, che mette al centro del dialogo lo sguardo dei due autori sui paesaggi marchigiani, è stata curata da Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni. L'inaugurazione si terrà sabato 19 luglio alle ore 21.00, presso il terrazzo panoramico adiacente alla Casa Museo Osvaldo Licini

Stessa terra, stesse radici, stessi orizzonti, quelli che hanno ispirato Osvaldo Licini e Tullio Pericoli, artisti capaci di rappresentare su tela il paesaggio marchigiano, con segni diversi, ma capaci allo stesso modo di proiettare i loro sentimenti.

“Quel lontano Mar, quei monti azzurri”. Parte dalle parole di Giacomo Leopardi, altro figlio della terra marchigiana, la mostra che sarà inaugurata sabato 19 luglio, alle 21.00 a Monte Vidon Corrado. Un percorso che si snoderà dal Centro Studi che metterà in dialogo le opere dei due artisti, per quanto riguarda quelle di Tullio Pericoli si tratta di dipinti inediti che verranno esposti per la prima volta.

La mostra, organizzata dal Comune di Monte Vidon Corrado in collaborazione con il Centro Studi Osvaldo Licini, con il contributo della Regione Marche e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, è stata curata da Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, e resterà aperta al pubblico fino al 9 novembre.

«Delle tante mostre che abbiamo organizzato in questi spazi negli ultimi anni, questa è quella che sento più coerente. Queste opere è come se fossero tornate a casa, in questo dialogo con Osvaldo Licini. Il tema è quello del paesaggio, partendo dalla citazione leopardiana. Noi che abitiamo questo territorio, queste colline, in qualche modo siamo abituati a vederli, ma chi arriva da fuori sente davvero quello che era lo sguardo di Leopardi prima, Licini e Pericoli poi – dichiara Daniela Simoni – la genesi del paesaggio di Licini è la stessa di Pericoli. Entrambi hanno elaborato un’idea di paesaggio nella lontananza».

«Si esaudisce un desiderio per me – aggiunge Nunzio Giustozzi – questi luoghi ci riportano alla lentezza e alla vocazione del nostro territorio agricolo, al quale forse bisogna ritornare. Grazie alle opere di Pericoli, che ho avuto modo di maneggiare in questi giorni, ho iniziato a leggere con occhi diversi e più attenti il nostro paesaggio, considerare dettagli che prima sfuggivano. Il paesaggio per Pericoli è una parte senza un tutto, lui vive nella sua pittura».

«Qui mi sento molto a casa, ci sono tante cose che mi emozionano stando qui – racconta il maestro Tullio Pericoli – ogni giorno mi affaccio e ammiro il paesaggio, scoprendo sempre qualche nuovo dettaglio e mi chiedo cosa è accaduto lì in passato. Di Licini ho sentito parlare fin dal ragazzo dal mio maestro Ernesto Ercolani, anche se non conoscevo granché della sua storia.  La mostra di Milano del 1994 è stata una rivelazione importante per me, ebbi l’occasione di scrivere un testo. Al termine del quale scrivevo le cose che ci accomunavano, che erano l’origine marchigiana e l’amore per il nostro paesaggio, che mi sarebbe piaciuto dipingere partendo dai suoi. Arrivato a Milano da pochi mesi, il direttore del “Giorno” mi chiese un quadro del mio paese. A quel punto mi sentii di non conoscere davvero il mio territorio, perché quando si è dentro quel luogo non lo si conosce davvero, bisogna uscirne per ammirarlo. Tornai quindi a Colli del Tronto con una fotocamera e inquadrando il paese inizia a vedere un paesaggio. La vera scintilla per l’amore dei paesaggi nasce intorno agli anni ’90 ed arriva fino ad oggi».

 


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