Cencetti a Maccarone: «Nessuno più di me rifiuta l’uso dell’autismo come slogan, io parlo di fatti»

POLITICA - Il candidato alle regionali: «Sono da tempo in contatto costante con associazioni riconosciute e radicate nel territorio marchigiano, che si occupano concretamente di autismo e disabilità in tutte le sue forme»

Stefano Cencetti

«In merito all’intervento odierno del consigliere comunale di Porto San Giorgio Maccarone, desidero rispondere con chiarezza e rispetto, ma senza ipocrisie: nessuno più di me rifiuta l’uso dell’autismo come slogan o titolo da campagna elettorale. Non lo accetto, non lo tollero e non lo farò mai. Non c’è nulla di più lontano dal mio modo di fare politica. Il mio impegno è vero, personale, continuo». Si apre così la replica del candidato alle regionali con Progetto Marche Stefano Cencetti al consigliere di maggioranza a Porto San Giorgio Giuseppe Maccarone.

«Non parlo “per sentito dire” – prosegue Cencetti -, perché sono da tempo in contatto costante con associazioni riconosciute e radicate nel territorio marchigiano, che si occupano concretamente di autismo e disabilità in tutte le sue forme. Con loro ho costruito, sto costruendo e continuerò a costruire un confronto serio, puntuale e lungimirante. Lo faccio in silenzio, senza riflettori, come si deve fare quando si affrontano questioni così delicate e complesse. Ma è proprio grazie a questo confronto che ho potuto toccare con mano quante promesse siano state disattese dalla Regione Marche negli ultimi cinque anni. E non posso tacere. Ecco i fatti, documentati e reali: liste d’attesa infinite per la diagnosi dei minori, oltre 1.900 minori marchigiani aspettano una valutazione diagnostica presso le UMEE (Unità Multidisciplinari Età Evolutiva). Tempi inaccettabili, famiglie allo stremo. UMEE e UMEA sottodimensionate e senza personale sufficiente. In molte zone mancano neuropsichiatri, educatori, terapisti. Le strutture sono carenti e la Regione, pur sollecitata, non è intervenuta con misure adeguate. La rete regionale prevista dalla legge non è mai decollata. La Legge Regionale 25/2014, che doveva costruire una rete organica per i disturbi dello spettro autistico, è ancora inapplicata nella sua interezza. Dopo 11 anni. Il Centro regionale per adulti autistici promesso a Jesi è ancora chiuso. Nonostante gli annunci, la comunità residenziale non è mai stata attivata. Inclusione scolastica e lavorativa dimenticata. Scuole, famiglie, associazioni chiedono da anni una formazione strutturata per insegnanti e percorsi reali di integrazione lavorativa. Ma dalla Regione nessuna risposta sistemica. Il “Budget di Salute” resta sulla carta. Non sono mai stati attivati in modo organico progetti di vita personalizzati e autodeterminati, come previsto dalla normativa. Nessun Osservatorio, nessuna banca dati regionale sull’autismo. Una Regione che non raccoglie dati, non ascolta e non valuta i bisogni, non può offrire soluzioni. Pochissima formazione, zero coordinamento strutturale: alcuni progetti sporadici, ma nessuna strategia continuativa, diffusa e accessibile per operatori, famiglie, scuole».

«Tutti questi temi, non li ho scoperti oggi. Me li hanno raccontati genitori, educatori, volontari, presidenti di associazioni che ogni giorno combattono contro l’inerzia. Io li ho ascoltati. Li ascolto tuttora. E mi sto confrontando con loro per costruire proposte vere, che possano trovare finalmente ascolto e realizzazione nelle istituzioni regionali. Non ho bisogno di usare l’autismo come slogan. Lo affronto come una priorità umana e politica. Chi mi conosce, lo sa. E chi vorrà conoscermi meglio, vedrà con i fatti».


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