Scintille Di Ruscio-Putzu, l’ex sindaco: «Il consigliere era incandidabile» La replica: «La mia elezione è valida, ecco perché»

VELENI - Botta e risposta tra l'ex sindaco e candidato alle ultime elezioni regionali con FdI, e l'attuale consigliere regionale proprio dei meloniani. Il primo ha spedito una mail al presidente del Consiglio regionale e ai consiglieri segnalando la nullità, e conseguentemente, la revoca della nomina a consigliere regionale. La replica del secondo: «La pronuncia di condanna che mi riguarda prevede la non menzione nel casellario giudiziale il quale si presenta nullo»

*** aggiornamento delle 20,42 ***

Saturnino Di Ruscio, in serata, ha comunicato al presidente della Regione e al cda di Erap, di voler rassegnare le dimissioni dalla carica di presidente dell’Ente regionale per l’abitazione pubblica dal 4 agosto prossimo: «Le motivazioni sono legate all’avvio del contenzioso con l’ente regionale e correttezza vuole che rinunci allo svolgimento del ruolo» ricordando che ha svolto l’incarico «gratuitamente dal primo maggio 2023»

 

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Sta rimbalzando da una chat all’altra, sui telefoni della politica fermana e non, una mail inviata ieri dall’ex sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio, che è stato candidato non eletto alle scorse regionali in quota FdI, in cui lo stesso ex primo cittadino, oggi presidente Erap, scrivendo al presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, e ai consiglieri regionali, chiede “la dichiarazione di nullità, e conseguentemente, la revoca della nomina a consigliere regionale di Andrea Putzu”.
Nella sua missiva (via pec), lo stesso Di Ruscio si qualifica come primo dei non eletti nella lista FdI del Fermano nelle ultime regionali del settembre 2020.
Il motivo addotto da Di Ruscio? La condanna “in via definitiva (a 8 mesi e 20 giorni)…per falso ideologico…con sentenza passata in giudicato nel 2018, dopo aver coltivato inutilmente i tre gradi di giudizio” riportata proprio da Andrea Putzu.

Ebbene, per Di Ruscio, il “reato è previsto quale causa di incandidabilità alle elezioni regionali indicate (quelle dello scorso 2020, ndr)…poiché trattasi di delitto commesso dal consigliere provinciale (allora Putzu era tale, ndr) con abuso dei poteri o con la violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio, reato contro la pubblica amministrazione, superiore alla pena della reclusione a sei mesi”.

Di Ruscio, che si dice “soggettivamente interessato, oltre che danneggiato”, rimarca anche di aver “depositato e protocollato istanza di accesso agli atti (…)” concludendo con la richiesta di revocare immediatamente l’elezione di Andrea Putzu.

Un documento “pesante” che, qualora le richieste di Di Ruscio dovessero trovare accoglimento da parte della Regione, potrebbero comportare la nullità dell’intera attività amministrativa svolta in questa legislatura, praticamente da cinque anni a questa parte, del consigliere regionale Putzu che è anche presidente di commissione regionale e che ha svolto attività anche in Europa. Putzu potrebbe essere anche costretto, verosimilmente, a restituire anche i compensi ricevuti per il suo incarico istituzionale facendo subentrare in Consiglio lo stesso Di Ruscio che, però, a quel punto si troverebbe nella stessa condizione con il suo incarico al vertice Erap, dal 2022. Da annullare dunque anche tutti gli atti firmati dall’ex sindaco nelle vesti di presidente dell’ente regionale per l’abitazione pubblica? Un bel groviglio con reazioni a catena che potrebbero incombere in maniera dirompente in queste settimane di campagna elettorale già a dir poco infuocata.

«Ho sempre operato in conformità della legge – la replica di Andrea Putzu – ha anche nell’interpretazione della complicata normativa statale e regionale sulle cause di incandidabilità. La controversia, alla quale sembra fare riferimento l’esposto pervenuto in consiglio regionale, è relativa ad una risalente vicenda inerente alla presentazione di firme a sostegno di apposite liste elettorali per le elezioni politiche del 2013, addirittura concorrenti al mio partito politico. La mia posizione, in quella occasione, è stata solo quella di autenticatore delle sottoscrizioni. La pronuncia di condanna che mi riguarda prevede la non menzione nel casellario giudiziale il quale si presenta nullo. Appunto per tale ragione mi sono considerato e mi considero validamente eletto, nonché quindi convalidato, consigliere regionale della Regione Marche. Ho quindi operato sulla base della convinzione dell’intervenuto esaurimento di una vicenda spiacevole e sfortunata dell’esperienza politica vissuta sino a quel punto addirittura per attività prestata a favore di terzi. Ricordo che a quei tempi, appena ricevuta notizia della pendenza del procedimento penale (anno 2014), scelsi di dimettermi da consigliere comunale del comune di Porto Sant’Elpidio. A tale atteggiamento rigoroso ho sempre ispirato tutta la mia azione politica e ritengo di dover continuare a farlo anche oggi nella situazione corrente, a difesa degli interessi che meritano tutela nel nostro territorio».


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