Caso Putzu, Casini: «Come per Atim, la maggioranza si rifiuta di fare chiarezza»

POLITICA - La capogruppo regionale del Partito Democratico Anna Casini: «Ci saremmo aspettati che il presidente Latini e i consiglieri di maggioranza si attivassero spontaneamente per fare chiarezza, se non altro per rassicurare le imprese che hanno beneficiato degli atti approvati da quella commissione dal 2020 a oggi. Invece hanno messo il bavaglio al consiglio»

«Deve davvero scottare molto l’affaire Putzu, se l’intero centrodestra, a partire dal presidente del consiglio Dino Latini, ha deciso di negare la discussione di un ordine del giorno presentato da alcuni consiglieri del nostro gruppo e dal Movimento 5 Stelle affinché l’aula potesse conoscere gli sviluppi delle vicende che hanno coinvolto l’uomo forte del presidente Acquaroli. Avremmo voluto che il presidente Latini chiarisse a noi e a tutti i marchigiani le possibili conseguenze sull’attività legislativa svolta negli ultimi cinque anni dal consigliere di Fratelli d’Italia Andrea Putzu, qualora venisse appurato che nel 2020, come denunciato dal suo collega di partito Saturnino Di Ruscio, fosse incandidabile a seguito di una condanna per falso ideologico passata in giudicato nel 2018». A dirlo è la capogruppo regionale del Partito Democratico Anna Casini.

«Si tratta di un argomento delicato e di grande rilevanza – spiega Casini – anche perché Putzu ha ricoperto per l’intera legislatura l’incarico di presidente della II commissione consiliare Sviluppo economico e le proposte di legge varate da questo organismo, oltre a incidere sull’economia marchigiana, hanno mosso una notevole mole di risorse pubbliche. Ci saremmo aspettati che il presidente Latini e i consiglieri di maggioranza si attivassero spontaneamente per fare chiarezza, se non altro per rassicurare le imprese che hanno beneficiato degli atti approvati da quella commissione dal 2020 a oggi. Invece, come già accaduto con Atim, hanno scelto di mettere il bavaglio al consiglio, blindando la posizione di Putzu. L’ennesima vergogna istituzionale della destra di Acquaroli».


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