Alessandro Del Monte
Si susseguono a tamburo battente le reazioni politiche all’annuncio del Governo di voler inserire anche le Marche nella Zes. L’ultima è quella di Alessandro Del Monte della Segreteria Pd Marche. «Il governo nazionale è sceso in campo in blocco. Non per affrontare le emergenze sociali e produttive della Regione, ma per tentare di blindare il “modello Marche” e il suo interprete locale, Francesco Acquaroli. Giorgia Meloni non vuole perdere il suo fortino. E così, con al seguito i principali esponenti della destra italiana, ha fatto tappa ad Ancona per un evento costruito attorno a un annuncio ancora tutto da concretizzare. Poco tempo prima, un’analoga operazione con finalità mediatiche era stata affidata a Italo Bocchino, un’altra sequenza nella lunga marcia propagandistica con cui si cerca, a due mesi dal voto, di trasmutare promesse in consensi. Ma la propaganda non basta più. I marchigiani meritano di meglio» scrive Del Monte. «Appena due giorni fa, quindi, la Presidente del Consiglio e i vertici regionali della destra hanno adattato le istituzioni a vetrina pre-elettorale, lanciando un’iniziativa sulla ZES per le Marche che, a oggi, è solo un disegno di legge, quindi nessuna approvazione, nessuna dotazione finanziaria, nessun piano operativo. E non è un dettaglio tecnico. Il governo ha scelto consapevolmente lo strumento del disegno di legge – non un decreto-legge dei quali solitamente sovrabbondano – e che dovrà quindi seguire l’intero iter parlamentare. Parlare di “copertura” in tal caso non significa finanziare un’opera pubblica diretta, ma garantire che le agevolazioni fiscali previste – come crediti d’imposta, decontribuzioni o incentivi agli investimenti – siano effettivamente sostenute attraverso la legge di bilancio o provvedimenti collegati. Senza queste dotazioni contabili, le misure restano inapplicabili e la ZES diventa un guscio vuoto, utile soltanto ai fini mediatici».
L’esponente dem resta dunque molto critico sull’operazione Zes. «A fare rumore, dunque, non è tanto il contenuto, quanto il metodo, quello degli annunci in conferenze stampa da campagna elettorale ammantate di istituzionalità, con il logo della Regione, mentre si distribuiscono promesse che non reggono alla prova dei fatti. La Zes, che in sé non è né buona né cattiva, è uno strumento e come ogni strumento vale per l’uso che se ne fa. Può diventare occasione di sviluppo equo, se inserita in una visione politica alta, con investimenti reali, criteri trasparenti, governance partecipata. Oppure può ridursi a maquillage elettorale, se priva di assetto economico-strutturale, progettualità e coinvolgimento democratico. Non va, tuttavia, dimenticato un principio fondamentale, ossia che la Zes non può sostituirsi alla fiscalità generale del Paese, né essere distribuita come un premio territoriale indistinto. È pensata per condizioni eccezionali – gravi squilibri socio-economici – e va applicata a settori strategici, identificati attraverso analisi puntuali e un piano regionale condiviso. Le Zone Economiche Speciali nascono da una cultura politica precisa, quella della programmazione economica, della coesione territoriale, dell’intervento pubblico come leva per la giustizia sociale. Stravolgerne oggi la natura per fini propagandistici significa svilirne la funzione, proprio mentre il Paese ne avrebbe un urgente bisogno, laddove ben impiegato».
Del Monte ritiene dunque che gli annunci del Governo Meloni siano «una toppa pubblicitaria a un fallimento di governo, non una risposta strutturale a una crisi profonda. Intanto, le Marche sono realmente tra le regioni più penalizzate d’Italia. In cinque anni di governo della destra, la Regione ha perso competitività industriale, attrattività, risorse e servizi. E per non parlare della sanità, che è stata smantellata a colpi di annunci e atti formali, lasciando sul territorio vuoti incolmabili. La provincia di Fermo, in particolare, è stata abbandonata a sé stessa, senza un progetto strutturale, senza politiche per il lavoro, senza ascolto, checché ne dicano i rappresentanti della destra locale. Eppure, non tutto è propaganda. Quando governava il centrosinistra, la Regione Marche – in raccordo con il governo nazionale – ottenne l’istituzione dell’Area di Crisi Industriale Complessa del distretto pelli-calzature Fermano-Maceratese, con risorse vere e una strategia condivisa. La richiesta dell’Area di crisi complessa – e la proposta, già allora avanzata nei documenti ufficiali, di estendere la Zes anche alle Marche – rispondevano a una crisi autentica, non a un calcolo elettorale. Oggi, al contrario, la destra si muove solamente a ridosso di un voto che teme di perdere, dopo aver governato per anni senza risultati, propone la Zes come maquillage propagandistico, non come parte di una strategia credibile di sviluppo. Ci troviamo davanti a un paradosso. Dopo aver negato per anni il declino economico della regione, la destra si risveglia a due mesi dal voto, sventolando un disegno di legge senza alcuna pianificazione economica d’intervento, e tentando di costruire consenso con i simboli partitici e istituzionali in assenza d’interessamento territoriale. I marchigiani meritano di più» chiosa Alessandro Del Monte.
SR
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