Diversi gli argomenti trattati dal dott. Licio Livini, ex direttore dell’area vasta 4, nella missiva che riceviamo e pubblichiamo di seguito.
«A tre anni dalla Legge 19/2022, la sanità regionale è al palo. Aumentano le disuguaglianze tra territori, come nel Fermano, e vengono sprecate opportunità cruciali per la modernizzazione, mentre i servizi essenziali per i cittadini sono al collasso. Annunciata come una svolta epocale, la riforma si rivela un’operazione di facciata che, dietro la promessa di cambiamento, maschera immobilismo e un’aggravarsi delle criticità. La gestione della giunta di destra non ha prodotto i risultati sperati e non avendo sotto la propria bandiera uomini di vertice da spendere per attuare la riforma, per la gran parte ha ripiegato su ex direttori del passato più recente, presentati come figli del futuro, ma in palese contraddizione con il loro trascorso».
«Disuguaglianze e il “caso Fermo”: La riforma ha tradito le attese di riequilibrio territoriale. La provincia di Fermo continua a ricevere circa 1700 € pro capite/anno, contro una media regionale di 2200 €. Un divario storico che non è stato colmato, nonostante le economie derivate dalla soppressione dell’Asur e le maggiori entrate regionali di 100 milioni di euro per il 2024, che dovevano servire proprio a garantire equità – sottolinea Livini – i fondi Pnrr, sono stati un’occasione mancata: Clamoroso il ritardo nell’uso dei fondi Pnrr (Missione 6): le Marche hanno speso solo il 7,7% delle risorse per le Case di Comunità e il 10,4% per gli Ospedali di Comunità, ben al di sotto della media nazionale. Ancora peggio per l’ammodernamento tecnologico, fermo a un misero 3,9% di spesa. Risorse preziose per gran parte dirottate su una desueta “sanità muraria” anziché su innovazione digitale e potenziamento dei servizi territoriali. Con la riforma del 2022 la rete ospedaliera della Regione Marche non è stata riclassificata e ad oggi si contano 13 ospedali tra primo e secondo livello contro i 10 compatibili con i bacini di utenza minimi previsti dal Dm 70, anzi vengono chiamati ospedali anche i piccoli 11 chiusi e riconvertiti»
«Servizi essenziali al collasso: Oggi si sentono troppe bugie e si leggono ingannevoli slogan elettorali come: “più sanità vicina ai cittadini” e +10% di prestazioni sanitarie illudendo la comunità marchigiana perché, purtroppo e tra l’altro c’è una realtà quotidiana per i cittadini che è drammatica. Liste d’attesa: Nonostante un finanziamento nazionale di 12,8 milioni, nel 2023 sono stati spesi solo 4,6 milioni, lasciandone inutilizzati 8. Il risultato? Obiettivo di recupero raggiunto solo per il 32% e attese insostenibili, con picchi di 200 giorni per interventi chirurgici urgenti di classi A e B, anche se va dato atto del cospicuo investimento di 13,2 Milioni messi nel Piano Operativo 2024 Regione Marche, ma oltre ai soldi occorrono idee e chiari programmi di pianificazione. Pronto Soccorso: In perenne e pericoloso affanno, senza soluzioni concrete. Screening oncologici: Adesioni bassissime (39,9% mammografico, 31,9% colon-retto), che posizionano le Marche al 13esimo posto in Italia. Fascicolo Sanitario Elettronico: Un fallimento, con solo il 2% degli specialisti che lo utilizza. Assistenza domiciliare H24, Guardia Medica Esterna, Salute Mentale, Disabilità: Capitoli
dimenticati, lasciati alla imprevedibilità degli eventi, senza strategie né risorse adeguate. Sistema delle Farmacie dei Servizi alquanto approssimativo e per alcuni aspetti senza garanzia di appropriatezza. C’è allarme sulla la Mancanza di Personale Sanitario, ma occorre capire se per malgoverno o se rispetto ad una dotazione storica, oppure se mancante rispetto a standards assistenziali che vanno riproposti, oppure rispetto agli abitanti del territorio, ma comunque i numeri del personale sanitario debbono essere sempre rapportati ai servizi presenti e ai modelli organizzativi strutturati ed evidenti nell’Atto Aziendale».
«Con l’attuale giunta regionale si mira a chiudere con il passato con parole d’ordine che inducono a fare l’opposto dei precedenti governi: “nulla da riconvertire-riaprire dove è stato chiuso-nuovi ospedali sulle ceneri dei vecchi” e con i rappresentanti di questa maggioranza che sono profondamente convinti di avere conseguito buoni risultati solamente per aver programmato le future realizzazioni dei nuovi ospedali di S.Benedetto del Tronto, Macerata, Pesaro, il completamento di Amandola, il prossimo di Camerano e di Fermo, l’azzeramento della Azienda Ospedaliera di Pesaro e le nuove Case di Comunità in corso di realizzazione, ma hanno dimenticato che la realtà di ogni giorno ha bisogno di interventi urgenti sui temi attuali a partire dal grido di aiuto della sanità territoriale».
«Ieri le riforme, oggi l’incertezza Un’analisi del decennio 2010-2020 rivela come, a fronte di pesanti tagli nazionali, la sanità locale è stata riorganizzata puntando su cure intermedie e servizi territoriali. Ora a Fermo si teme per il futuro, a partire dall’ospedale Murri. C’era un tempo, non così lontano, in cui la sanità marchigiana e fermana, pur tra mille difficoltà, aveva il coraggio di pianificare e agire. È la tesi che emerge da un’analisi del decennio 2010-2020, un periodo sospeso tra stagnazione e recessione e in cui, nonostante i pesanti tagli al fondo sanitario nazionale (oltre 40 miliardi di euro in meno), le amministrazioni regionali passate hanno fatto di necessità virtù. L’obiettivo era chiaro: riorganizzare il sistema per rispondere ai nuovi bisogni di una popolazione sempre più anziana, spostando il baricentro dall’ospedale al territorio.
In quegli anni, seguendo le direttive regionali nel fermano si è andati nella direzione del cambiamento con una profonda riconversione: i piccoli ospedali, privi dei requisiti per le cure acute, non sono stati chiusi ma trasformati in presidi territoriali.Sono nate così le Case della Salute e gli Ospedali di Comunità (Montegiorgio nel 2015 e Sant’Elpidio a Mare nel 2016), potenziando così le cure intermedie, l’assistenza domiciliare e la rete di emergenza-urgenza (118 e Punti di Primo Intervento), soprattutto con comportamenti consapevoli e pianificati e in un quadro imposto dalle circostanze, si è puntato a garantire appropriatezza cercando di portare i servizi vicino ai cittadini con percorsi e messa a regime dei Distretti Sanitari,della Assistenza Domiciliare, Rsa, Residenze Protette, Ambiti Sociali, Case di Riposo, Strutture Psichiatriche, Diurni e Dopo di Noi per disabili e Centri per Disturbi dei Comportamenti Alimentari Contrariamente alle accuse di aver creato “scatole vuote”, la riorganizzazione ha reso presidi come
quelli di Porto San Giorgio, S.Elpidio a Mare,P.S.Elpidio, Montegranaro, Montegiorgio, Petritoli e Amandola dei centri attivi per ricoveri socio-sanitari, attività ambulatoriali di prossimità, medicina di comunità e cure primarie, garantendo per quanto possibile risposte concrete ai cittadini. I numeri confermano questa trasformazione: la sanità fermana che oggi ha una dotazione di 417 posti letto per acuti di cui 150 circa non utilizzati, ha perso 49 posti letto per acuti, ma ha guadagnato 56 posti letto di lungodegenza e 40 di cure intermedie. Un bilancio che, secondo l’analisi, ha portato a una maggiore appropriatezza delle cure rispetto alle reali necessità del territorio».
«Oggi davanti ad un quadro statico l’analisi si chiude con una critica al presente che con un fare saltuario è incapace di superare le palesi criticità del momento, quantunque alcune già presenti in anni recenti. Mentre il passato ha lasciato in eredità una rete strutturata, sul futuro incombono delle incognite pesanti legate alla necessità di dover spostare il focus dall’ospedale alla comunità, verso un sistema efficiente e più diffuso di servizi vicini ai bisogni delle persone. A tal proposito: Che ne sarà dell’ospedale Murri di Fermo? Un interrogativo che simboleggia l’incertezza che oggi aleggia sulla sanità locale. Una politica di slogan e false inaugurazioni. L’attuale sanità si limita a cambiare nome a strutture e servizi già esistenti nel decennio 2010-2020 (le Case della Salute diventano Case di Comunità, le Equipe Territoriali diventano Aggregazioni Funzionali), inaugurando opere già programmate o tagliando nastri per la seconda volta. Si preferisce la facciata alla sostanza, ignorando le vere emergenze. La riforma sanitaria del 2022 doveva mirare a migliorare l’efficienza, l’equità e l’efficacia del sistema su tutto il territorio regionale, con numerosi interventi attuativi su specifici settori e con una capacità di crescita e di raggiungimento dei risultati attraverso l’uso efficiente delle tante risorse economiche disponibili, favorendo la promozione della innovazione, l’adattamento ai cambiamenti e la creazione di valore aggiunto, con particolare riferimento agli obiettivi ed ai 430 milioni di Euro della Missione 6 del Pnrr, ma purtroppo l’epoca nuova promessa cinque anni fa ha generato solo profonda delusione e amarezza, lasciando i cittadini con una sanità meno equa, meno efficiente e incapace di rispondere ai bisogni reali».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati