Giuseppe Fedeli
di Giuseppe Fedeli *
Piatto ricco…
Da tempo, il fine prioritario dello Stato è fare cassa: il piatto piange (non domandiamoci il perché, lo sanno tutti). Incominciamo a dire che non c’è più distinzione fra le varie branche del diritto. Un esempio emblematico: per iscrivere una “causa” in Tribunale occorre pagare il relativo contributo unificato, con tanto di marca da bollo (che, sin dai famigerati “ciceroni”, non è mai mancata). Fin qui ci siamo, è noto che fare una causa ha i suoi costi. Ma mentre, fino a poco tempo fa, l’esazione per il mancato pagamento dei “diritti” fiscali (o erariali, non fa differenza) era compito devoluto alle diramazioni statali competenti (Agenzia delle riscossioni in prima fila), oggi, in difetto di pagamento, non è più possibile iscrivere la causa nel ruolo del contenzioso civile. In altri termini, il diritto tributario, indipendente da quello civile, è diventato conditio sine qua non per agitare in giudizio le proprie pretese.
A parte la inosservanza di un principio basilare del nostro ordinamento giuridico, taluno potrebbe obiettare, a ragione, che non pagare è un alibi furbesco per cercare di sottrarsi al fisco. C’è da dire tuttavia che una moltitudine di poveracci, che chiede siano rispettati i proprî diritti, non ha più i soldi nemmeno per pagare l’avvocato! Altro esempio, le cartelle pazze, che veicolano ogni sorta di tributo, sanzioni per infrazioni al codice della strada e chi più ne ha, più ne metta: espediente, invero indecente, per cercare di spillare quattrini alla gente dabbene. Con queste, fanno il paio le buste verdi, inviate per i pagamenti di bolli auto non evasi, ma inesigibili, in quanto le ingiunzioni vengono notificate oltre il termine triennale di prescrizione previsto dalla legge 53/83.
C’è, in ultimo ma non ultima, la farsa del Pnr, per cui debbono essere spesi tutti i soldi messi a disposizione dall’Europa: sulla qual cosa, nulla da obiettare. Se non fosse che non si sa, anzi, si sa fin troppo bene dove i fondi sono andati a finire, vale a dire a quali scopi sono serviti. Sbrighiamoci, che sennò l’Ue ci mette alla sbarra! E allora, per evitare la perdita di finanziamenti, i contributi vanno spesi, ma come?.. cercando espedienti assurdi quanto risibili per poter far quadrare i conti (vedi le spese mirabolanti per la realizzazione di infrastrutture, sul che, per non tracimare, è prudente tacere). Ma, dico io, è possibile dire civile un Paese come questo, dove sanità, scuola, giustizia, e tutte le altre branche che ne disegnano lo scheletro, non funzionano? È possibile dire civile un Paese, dove ai più diligenti si intima di abbassare il profilo, per adeguarsi agli standard degli eterni “scioperati”, lèggi dei colleghi? E allora, al seguito dei nostri rappresentanti, indietro tutta: omologazione al pensiero unico, che vuole non si produca più di tot, a spegnere il cervello pensante! Rifaccio provocatoriamente la domanda: ma voi, e dico voi, sentite di appartenere al questa sgangherata carretta? Per quanto mi riguarda, la risposta me la sono già data.
* giudice
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati