Eremo di San Leonardo: via libera al progetto di restauro

MONTEFORTINO - Per tutte le valutazioni e la necessaria autorizzazione e si prevede che il decreto di finanziamento possa essere emesso entro il marzo del 2026

«Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo Metropolita di Fermo informa che il progetto di ricostruzione è stato ufficialmente depositato sulla piattaforma Ge.Di.Si. (Gestione Digitale Sisma) per tutte le valutazioni e – si legge nella nota dell’arcidiocesi fermana – la necessaria autorizzazione e si prevede che il decreto di finanziamento possa essere emesso entro il marzo del 2026. Si ringrazia quanti hanno collaborato alla realizzazione di questa prima, indispensabile fase di studio e progettazione: certamente i tecnici ma anche il Commissario Castelli che ha sempre dimostrato ampia collaborazione, disponibilità e sensibilità perché questo, come altri interventi su beni di particolare rilevanza per il nostro territorio, possano essere restituiti alla Collettività. Con la consegna del progetto è stata messa simbolicamente la “prima pietra” per il ritorno all’ antico splendore dell’Eremo di San Leonardo. Un luogo di fede, storia e bellezza naturale che continua a essere un segno di speranza e resilienza per la comunità locale e per tutti coloro che, come Padre Lavini, credono nella potenza di rinascere dalle difficoltà».

L’Eremo di San Leonardo: il progetto di ricostruzione è stato ufficialmente depositato.

Nel cuore dei Monti Sibillini, l’Eremo di San Leonardo di proprietà del Monastero delle Benedettine di Santa Vittoria in Matenano, è una delle testimonianze più antiche e significative della spiritualità marchigiana. Fondato nel XII secolo, l’eremo divenne un punto di riferimento per pellegrini e viandanti che percorrevano le antiche vie che collegavano Roma a Norcia, Visso e altri luoghi sacri.
Durante il Medioevo, il sito fu un faro di fede, cultura e sviluppo per le comunità locali. Nel corso dei secoli, tuttavia, l’eremo conobbe una lenta ma inesorabile decadenza. Già nella seconda metà del Cinquecento, i monaci lo abbandonarono, costretti dall’asprezza del luogo, dalla crisi dell’agricoltura e della pastorizia e dai frequenti atti di brigantaggio lungo la via di attraversamento dell’Appennino. Abbandonato a sé stesso, l’eremo venne utilizzato come fienile, ricovero per animali e deposito di attrezzi, finendo per cadere in rovina.

La Rinascita grazie a Padre Pietro Lavini

Nel 1965, Padre Pietro Lavini fece il suo ingresso nell’eremo, spinto da quella che definì una “forza misteriosa”. Insieme a un amico, raggiunse il sito, che all’epoca era poco più che un cumulo di ruderi coperti da rovi e ortiche. Nonostante le condizioni disastrose, Lavini sentiva che il luogo potesse tornare a risplendere. Nel 1971, ricevette in dono il rudere dai figli del Senatore Albertini e decise di intraprendere l’impossibile: restaurare quello che era il più antico insediamento spirituale delle Marche. Con grande determinazione, armato solo di un saio, una croce e una fede incrollabile, Padre Lavini avviò i lavori di restauro, un’impresa ardua ma resa possibile dalla sua tenacia e dal supporto di una piccola comunità di volontari. Il suo intervento portò l’eremo a essere nuovamente un punto di riferimento spirituale per i pellegrini e la comunità locale.

La devastazione del terremoto e i lavori di ricostruzione

Purtroppo, l’Eremo di San Leonardo non poté sottrarsi agli effetti devastanti dei terremoti che colpirono il centro Italia nel 2016. Dopo il sisma, l’amministrazione comunale di Montefortino, sotto la guida del sindaco Ciaffaroni, avviò tempestivamente i lavori di messa in sicurezza per evitare ulteriori danni strutturali. I successivi approfondimenti geologici e geotecnici permisero di valutare l’entità del danneggiamento e di pianificare un intervento mirato. L’eremo si trova in una zona geologicamente delicata, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, precisamente nella Gola dell’Infernaccio. Questa valle, caratterizzata da formazioni geologiche risalenti a circa 200 milioni di anni fa, è attraversata dal Fiume Tenna e si inserisce tra i Monti Sibilla e Priora, che hanno preso forma grazie a secolari fenomeni sismici. Dal punto di vista geologico, il sito è particolarmente critico, situato in corrispondenza di una grande faglia inversa. Le analisi geomeccaniche hanno evidenziato che i versanti adiacenti all’eremo sono instabili, con il rischio di scivolamenti o rotture del masso roccioso.

Gli interventi e le sfide logistiche

I lavori di ricostruzione sono stati progettati per consolidare la struttura, in particolare la parte absidale della chiesa, attraverso un rinforzo fondale molto impegnativo che permetterà di sostenere l’abside con una struttura a sbalzo. L’intervento include anche l’installazione di sistemi di energia rinnovabile e il rinforzo delle murature per garantire una maggiore sicurezza sismica. La realizzazione di questo progetto, redatto dalla società En.Ar. Conti con gli ingegneri Massimo Conti e Stefano Paciotti, l’architetto Laura Gluscoff, e i geologi Lorenzo Cinti e Daniele Mercuri, è resa particolarmente ardua dalle difficili condizioni del sito. Situato a 1.100 metri sul livello del mare, l’eremo è raggiungibile solo tramite sentieri ripidi e le temperature invernali possono scendere fino a -15°C. Inoltre, l’approvvigionamento dei materiali è possibile solo tramite elicottero. L’ingegneria e la logistica sono state costantemente monitorate dai progettisti, in collaborazione con il funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata Arch. Rosella Bellesi, e dal Direttore dell’USR, Ing. Marco Trovarelli. L’Arcidiocesi di Fermo, con il supporto tecnico della Dott.sa Alma Monelli e del Geom. Demetrio Catalini, ha giocato un ruolo cruciale, mentre il Commissario straordinario ricostruzione sisma 2016 Avv. Guido Castelli ha seguito con attenzione il progetto, con l’obiettivo di restituire l’eremo alla comunità nel più breve tempo possibile, per cogliere ancora una volta il duplice obiettivo della ricostruzione fisica e della ricostruzione sociale, più volte ribadito anche dalla Premier Giorgia Meloni durante la sua visita nelle Marche.

 

(foto dall’Arcidiocesi di Fermo)

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