Una comunità in lutto ha trovato un modo rispettoso e intimo per trasformare il dolore in un momento di condivisione e memoria. Ieri sera, le vie di Porto Sant’Elpidio si sono illuminate grazie alla fiaccolata organizzata in ricordo di Roberto Campione, il giovane di vent’anni deceduto improvvisamente, a causa di un malore fatale, venerdì mattina nella sua abitazione in via Martiri delle Foibe.
La tragedia ha lasciato la comunità sotto shock. Roberto, descritto da chi lo conosceva come «un ragazzo troppo bravo, educato, gentile, rispettoso», si era svegliato sentendosi male intorno alle 8,45. I soccorsi sono subito intervenuti dopo aver raccolto l’sos lanciato dai familiari. I sanitari hanno tentato invano di rianimarlo, senza però riuscire a salvargli la vita.
Ieri sera, abitanti del quartiere, amici e conoscenti si sono riuniti, portando torce accese, fiori e pregando silenziosamente mentre avanzavano in corteo. In strada, per unirsi al dolore dei familiari di Campione, anche il vicesindaco Andrea Balestrieri (anche in rappresentanza del primo cittadino, impegnato fuori città) e vari esponenti della giunta comunale.
Il passaggio delle fiaccole è stato carico di significato: un segno di corona umana per ricordare chi se n’è andato troppo presto e per offrire vicinanza alla famiglia dilaniata. La fiaccolata è partita da via Martiri delle Foibe per poi fermarsi nel parco San Filippo dove, dopo un momento di preghiera, sono state liberate delle lanterne verso il cielo, con un lungo e toccante applauso. Roberto non era un ragazzo qualunque. Praticava karate, era in forma, e da poco aveva ottenuto un impiego in azienda, motivo di una nuova felicità che condivideva con chi gli stava accanto. La famiglia non era originaria di Porto Sant’Elpidio, ma ormai profondamente radicata nella comunità locale. Per tutti, Roberto era quell’amico garbato e premuroso. In una serata che poteva apparire solo triste, la città ha deciso di fermarsi, illuminarsi e ricordare. La fiaccolata per Roberto è più che un rito civile: è il bisogno di umanità che emerge, fragile e potente, di fronte all’ingiustizia della morte. Il silenzio rotto solo dalle torce accese, dalla partecipazione silenziosa e dalle lacrime, ha parlato più di mille parole. E quel silenzio dice: «Ci sei nel nostro cuore».
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