Giuseppe Fedeli
di Giuseppe Fedeli *
Addio, n°1 !(a Pippo Baudo)
Morto S.A.Baudo, anche la televisione volta pagina. Ma girare pagina è impossibile. Perché verremmo anticipati sul tempo con uno spazio bianco. Mattatore, personificazione della Rai, Pippo Baudo ha fatto la televisione, pioniere in assoluto di quello che fu il mezzo che, negli anni ’60 e a seguire, alfabetizzò gran parte della popolazione dello Stivale.
Voce nazionalpopolare per eccellenza, insieme a tanti altri giganti come Mike Bongiorno, Corrado, Enzo Tortora, la coppia Vianello-Mondaini eccetera eccetera, Pippo inventò un modo di fare e, soprattutto, di essere Rai. Nel quale acronimo si specchiavano non tanto i vizi e virtù dell’italico popolo, quanto le aspettative, i sogni, le speranze, filtrate attraverso il bianco e nero e, più tardi, le immagini a colori di un’Italia che cresceva, l’Italia dei boomer, direbbero oggi: una Italia che, dopo la miseria e la disperazione del dopoguerra, ci credeva ancora in una rinascita. Credeva, cioè, che qualcuno potesse dire al popolo dei teleutenti la verità. Era una televisione fatta bene (con qualche eccezione a confermare la regola), un “infotainment” onesto. Il Baudo nazionale riusciva a mettere insieme tutte queste istanze, tutti questi desideri, le tessere di un mosaico che funzionava. A tracciare le linee che “univano” fra loro due i punti, facendone un’opera d’arte. La Tv era già nata, ma non lo spettacolo: altre cosa erano l’avanspettacolo, il vaudeville. Il cerimoniale dello schermo contribuì a definire il genere del varietà televisivo in Italia.
Protagonista in assoluto, tenne a battesimo diversi Festival di Sanremo. Un po’ ingombrante sulla scena, al punto, talvolta, da rubarla agli ospiti: sapeva di valere. Baudo aveva, non c’è dubbio, del suo. Molto colto, ironico, performing. Non si faceva di certo prendere nel sacco da nessuno. Talent scout di vaglia, ritagliava vedette e personaggi, i più varî, che avrebbero cavalcato l’onda lunga degli anni d’oro: il Pippo nazionale lanciò artisti come Gianni Morandi, Adriano Celentano, Mina, Lucio Battisti, Laura Pausini e Giorgia, e molti altri. Inventò, in altre parole, molte di quelle figure “iconiche”, che resistono all’usura del tempo. Adesso che se n’è andato, oltre a rimpiangerlo, vediamo un deserto davanti a noi. A continuare la sua memoria, gli epigoni, appunto coloro che sono stati pensati del pigmaglione/anfitrione della Tv. Ma, quando si spegneranno questi ultimi fuochi, il tubo catodico, poi divenuto finestra sul mondo al plasma o a cristalli liquidi, se non chiuderà i battenti, ci propinerà sempre più ipocrite “verità”, baruffe da pollaio, programmi demenziali: insulsaggini, e blablabla, di cui, prima o poi, si renderà conto anche chi usa la tv come rumore di sottofondo, compagnia a una tetra solitudine. A meno di non rieditare gli antichi fasti: io dico ben vengano, si eviterebbe in qualche modo il naufragio.
* giudice
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