«Venerdì pomeriggio si è svolto un interessante confronto sul futuro della sanità, con due ospiti di grande esperienza: Claudio Maria Maffei, esperto di politiche sanitarie, e Franco Pesaresi, direttore dell’Azienda Servizi alla Persona “Ambito 9” di Jesi, già direttore di zona dell’ASUR Marche e autore del blog Welfare, assistenza e sanità». E’ quanto fa sapere, tramite una nota stampa, Luisanna Cola, candidata alle elezioni regionali con lista Pd nel Fermano
«Le criticità: anziani e cronicità
Il dott. Maffei ha sottolineato il nodo centrale dell’invecchiamento della popolazione. Gli anziani over 75, quando colpiti da cronicità, spesso trovano risposta in ospedale, con conseguenze negative: ricoveri più lunghi della media (5-7 giorni in più) e perdita di autonomia. Strutture alternative come RSA o ospedali di comunità non sempre rappresentano soluzioni sostenibili, sia per i costi che per gli effetti sugli assistiti. La vera strada da percorrere, ha ribadito, è quella delle cure domiciliari.
Il territorio e l’assistenza domiciliare
Pesaresi ha condiviso l’analisi, richiamando la necessità di ripensare il modello sanitario. “La sfida è la cronicità – ha detto – e quasi tutto si cura a casa”. Grazie ai fondi del PNRR, l’assistenza domiciliare integrata (ADI) nelle Marche è passata dal 3,4% al 10% di prese in carico. Ma il dato positivo nasconde un problema: le ore di assistenza per paziente sono state ridotte drasticamente, liberando 82 milioni di euro poi destinati ai cantieri, spesso anche a quelli non indispensabili.
Il risultato? Migliaia di persone in lista di attesa per RSA, residenze protette e strutture per demenze (nella provincia di Fermo, ad esempio, solo 10 posti letto al Sassatelli, con tempi di attesa fino a due anni).
Il nodo economico e le famiglie
Al disagio organizzativo si somma quello economico. I contratti dei lavoratori delle RSA sono stati giustamente rivisti al rialzo, ma la Regione ha coperto solo parzialmente i maggiori costi (2,3 euro invece dei 5 previsti per legge sui LEA). La differenza ricade sulle famiglie, e dal prossimo anno le rette potrebbero aumentare fino al 75%.
Meno ospedale, più territorio
Entrambi gli esperti hanno ribadito la necessità di un riequilibrio: meno ricoveri in ospedale (con ospedali più efficienti, tecnologici e funzionanti) e più servizi territoriali. Occorre rafforzare la rete di emergenza-urgenza con ambulanze gestite da infermieri esperti, case della comunità, ospedali di comunità e soprattutto un’alleanza reale con i medici di medicina generale.
Personale e specializzazioni
Il problema non è tanto la carenza di medici in assoluto, quanto la mancanza di specialisti in settori chiave: medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione, anatomia patologica, medicina generale. Per queste professioni servono incentivi concreti. “È inutile aprire pronto soccorso senza personale”, è stato il monito.
Prevenzione e fragilità
Dal pubblico sono emerse ulteriori preoccupazioni: scarsa attenzione alla prevenzione, alla disabilità e al disagio mentale. Temi che non possono essere rimandati.
La conclusione
Rimettere in ordine la sanità significa muoversi su più fronti contemporaneamente: cronicità e invecchiamento, territorio, tecnologia, spesa farmaceutica, personale. Ma soprattutto significa parlare con i cittadini, ascoltare i loro bisogni e costruire risposte concrete».
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