Il commiato all’artista sangiorgese Angelini attraverso il ricordo degli amici: «Claudio lascia un’eredita artistica importante»

ARTE - Recentemente scomparso, il pittore, incisore e collezionista di Porto San Giorgio viene ricordato come un un artista moderno nel suo studio del colore, dei materiali e delle tecniche, ma anche leggero come le sue figure e garbato come il suo sguardo sulle cose e sulle persone

Lo scorso 4 settembre è scomparso Claudio Angelini, pittore, incisore e collezionista, residente a Porto San Giorgio. Un personaggio molto noto ai suoi
concittadini e ben conosciuto in tutto il fermano. Era nato a Ponzano di Fermo il 27 giugno del 1942 ed una parte del suo cuore era rimasta sicuramente in quel
luogo, dove aveva trascorso la sua infanzia.

Un talento artistico riconosciuto ed apprezzato da molti. A ricordarlo, attraverso una lunga lettera, sono stati gli amici, che con lui hanno condiviso l’amore per l’arte.

«Fin da bambino – la lettera di alcuni suoi amici recapitata alla redazione di Cronache Fermane – aveva mostrato un talento naturale per il disegno, vincendo addirittura un premio in quarta elementare. Non aveva poi avuto una formazione artistica regolare, ma l’amicizia con Luigi Dania, critico e storico dell’arte di chiara fama, era stata fondamentale per lui ed aveva rappresentato un’ispirazione ed un legame fraterno, anche oltre la morte. Luigi Dania aveva intuito le sue capacità artistiche e lo aveva introdotto in un ambiente colto di artisti, stampatori e letterati ed insieme avevano frequentato mostre e percorso itinerari artistici di ogni tipo. Come diceva sempre Claudio: “La sua amicizia mi ha nutrito”. E così era stato per molte altre delle sue relazioni, aveva infatti conosciuto e frequentato grandi artisti come Osvaldo Licini, Luigi Bartolini, Edgardo Mannucci, scultori come Pericle Fazzini e Valeriano Trubbiani, l’incisore Arnoldo Ciarrocchi e fotografi come Mario Giacomelli ed Eriberto Guidi. Non aveva poi mai dimenticato gli amici della sua Ponzano, quelli di Fermo, di Porto S. Giorgio e non solo. Tutti avevano influito profondamente su di lui e sulle sue opere, lo avevano formato, colmato di affetto, arricchito con esperienze condivise e sostenuto nei momenti più difficili. Da questo humus era emerso un artista moderno nel suo studio del colore, dei materiali e delle tecniche, ma anche leggero come le sue figure e garbato come il suo sguardo sulle cose e sulle persone. Un artista che animava chiese, castelli, case, colline, fiori, animali, proprio come la sua mente animava il suo braccio e donava al suo pennello quasi una vita propria. La sua poetica era un continuo dialogo tra realtà e sogno, le sue opere raccontavano infatti le emozioni sospese tra cielo e terra di un’anima di fanciullo: amore, gioia e speranza. Era un artista generoso e non un mercante, lui donava, non quadri ma Arte e Bellezza. Per questo nel 2023 aveva anche fatto dono alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo di una parte delle sue opere, della sua collezione privata e di un ricco fondo librario di storia e critica d’arte, affinché tali beni fossero conservati, studiati e fruiti dal pubblico. Era un comunicatore moderno, capace di attrarre con semplicità e fedele solo a se stesso. Viveva d’arte e di memoria, trasfigurando ricordi e desideri in immagini liriche. Iconica la sua figura in bicicletta per le strade di Porto San Giorgio come un “ragazzone amico delle nuvole”, eppure perfettamente integrato nel tessuto sociale della città, in cui le persone che quotidianamente incontrava erano divenute la sua nuova famiglia, specialmente dopo la morte dell’amata moglie Maria e del figlio Massimo. Lascia un’eredità umana ed artistica molto importante con il suo esempio generoso, il suo pensiero positivo e la sua cifra di Bellezza. Ci auguriamo che i parenti e gli amici si impegnino ad istituire una fondazione o un piccolo museo a suo nome, magari ampliando il fondo già costituito presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, come lui avrebbe desiderato, perché gli artisti veri non scompaiono come parole scritte sulla sabbia ma, semplicemente, rimangono».


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