La commissione Antimafia, nell’ambito dei controlli svolti in merito ai candidati alle elezioni regionali, ha riscontrato, sulla base dell’apposito codice di autoregolamentazione, la presenza di tre candidati ritenuti ‘impresentabili’: si tratta, come riportato dall’Ansa, di Paolo Bernardi (Valle d’Aosta), lista Lega-Salvini Vallee D’Aoste; Jessica Marcozzi, candidata alle Regionali nella lista Partito popolare europeo-Forza Italia-Berlusconi nel collegio di Fermo, nonché commissaria vicaria regionale di Fi, e Armando Bruni, candidato nella lista Liste civiche-Libertas-Unione di centro, sempre alle Regionali, ma nel collegio di Ascoli.
L’impresentabilità sancita dalla Commissione parlamentare antimafia non equivale, comunque, a un divieto legale di candidatura. La Commissione antimafia, sulla base del cosiddetto “codice di autoregolamentazione”, valuta se determinati candidati risultano “impresentabili”, per esempio perché, come nel caso della Marcozzi, rinviati a giudizio. Si tratta però di un giudizio politico-morale, non di una norma vincolante: la Commissione, infatti, non ha il potere di escludere formalmente nessuno dalle liste elettorali. L’unico vero ostacolo giuridico alla candidatura è previsto dal decreto legislativo 235/2012, meglio noto come legge Severino, che stabilisce i casi di incandidabilità e ineleggibilità a seguito di condanne definitive.
E infatti l’avvocato della Marcozzi, Stefano Chiodini, tiene a precisare che «la dottoressa Marcozzi si è trovata coinvolta, quale professionista consulente della società di famiglia, in un procedimento di bancarotta, per fatti accaduti negli anni 2013/14. La dottoressa Marcozzi ha affrontato e sta affrontando il procedimento certa di poter chiarire la propria posizione con il massimo rispetto per la magistratura. Sono stati formulati due capi di imputazione ed ha già chiarito positivamente la propria posizione in fase di udienza preliminare dove è stato disposto il “non luogo a procedere” per uno dei capi di imputazione. Il secondo necessita di un approfondimento dibattimentale, tutt’ora in corso. Poiché riteniamo che i processi devono essere fatti nelle aule dei tribunali pensiamo che non sia questa la sede per entrare nel dettaglio delle questioni processuali e restiamo fiduciosi di poter chiarire la posizione della dottoressa Marcozzi nell’intera vicenda che la riguarda e dimostrare la sua estraneità».
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