Giovedi 18 settembre, presso la Uoc Radiodiagnostica dell’ospedale di Fermo, guidata dal direttore Gianluca Valeri, sono state eseguite le prime procedure col nuovo sistema di biopsia della mammella per esame micro-istologico con tecnica Vabb (Vacuum Assisted Breast Biopsy). L’apparecchiatura acquisita dall’Ast Fermo, prodotta da un’azienda leader mondiale nel settore, consente di effettuare una biopsia del seno con tecnica Vabb, con l’utilizzo di un ago che viene introdotto previa anestesia locale nella sede della lesione mammaria individuata dalla mammografia.
«Con la biopsia mammaria Vabb e con la mammografia con mezzo di contrasto, i percorsi di screening senologico e di senologia clinica offerti dalla Radiologia del Murri alla popolazione sono completi ed aggiornati agli standard nazionali e mondiali» il punto del direttore del Dipartimento Servizi e della Uoc Radiodiagnostica, Gianluca Valeri.
«Al termine del prelievo – i dettagli forniti dal dr. Valeri – sul punto della biopsia viene posizionata una micro-clip in titanio (metallo amagnetico) non assorbibile, in materiale eco-visibile. La clip è utile a identificare il punto del prelievo anche a distanza, qualora sia necessario posizionare un punto di riferimento chirurgico pre-operatorio (sotto guida ecografica o stereotassica) che può diventare indispensabile al chirurgo per l’asportazione della lesione. L’esame eseguito sul materiale prelevato attraverso l’ago permette una diagnosi molto accurata della lesione, permettendo di misurare dei parametri istologici fondamentali per gli oncologi e per i chirurghi nel decidere il miglior percorso personalizzato per ciascuna paziente.
La biopsia Vabb si affianca alla biopsia mammaria ecoguidata già eseguita da molto tempo alla Radiologia fermana ed è indicata per approfondire le alterazioni mammarie che vengono individuate dalla mammografia e che sono poco visualizzabili con l’ecografia, ad esempio le microcalcificazioni mammarie. Inoltre in questi giorni vengono eseguiti presso la radiologia dell’Ospedale Murri i primi casi di mammografia con mezzo di contrasto (Mdc): la Cesm (Contrast Enhanced Spectral Mammography)».
«Si tratta di una nuova metodica diagnostica avanzata che unisce le informazioni morfologiche ottenute dalla mammografia digitale a quelle funzionali fornite dall’utilizzo di un mezzo di contrasto iodato iniettato per via endovenosa. Questo – aggiunge il direttore Valeri – permette di ottenere immagini più dettagliate ed informative e di individuare e caratterizzare le alterazioni mammarie analogamente a quanto avviene con la Risonanza Magnetica (RM) ma in maniera più veloce ed immediata».
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