Nuova tornata elettorale, l’analisi di Giuseppe Fedeli

Giuseppe Fedeli

La politica come risiko, campo di battaglia per aggiudicarsi la poltrona. Politica come luogo, in cui è importante non tanto il buon governo della cosa pubblica, quanto il portafoglio. Di chi siede sugli scranni del parlamento, o ai banchi di Regioni, Province e via dicendo. Cose trite e ritrite. Riflessioni a tutti note, ma come si fa a non tornarci ogni volta che si deve andare a votare? “Quis custodiet custodes?”, dicevano i Romani?…chi custodirà i custodi, chi controllerà colui che siede a prua della nave? Anche in questa tornata elettorale si assiste, ormai da tempo, a ignobili atti di sciacallaggio. Campagne elettorali che definire (solo) patetiche è risparmiare dalla gogna chi le fa. Promesse da marinaio, come sempre. Sgambetti ignobili. Manifesti che tutto rispecchiano, fuorché la personalità e il fare del candidato e della sua squadra. E chi si candida? Spesso arrembanti donchisciotte, il cui passato è tutt’altro che trasparente. Anche nel qualificare questo stuolo di persone col futuro alle spalle voglio essere benevolo. Ma i “rappresentati” ci cascano. Si va alla sagra di paese, e ci si riempie la bocca del nome di quello che sarà (a suo dire…) il traghettatore dei nostri destini. Il popolo è bue, purtroppo. Non mi piace questa espressione, ma non trovo di meglio, per descrivere dati oggettivi. Il popolo ancora ci crede, ma qualcuno ha capito. Che le lusinghe propinate a piene mani sono soltanto miserabili bugie. Io sono tra questi ultimi. E, da giurista, mi rammento che il diritto al voto non è pure un obbligo.
Ps
C’è, per fortuna, anche chi si candida per rappresentarci nella migliore maniera possibile; che non spende in pubblicità, non si attarda come i soliti noti nei negozi o nei crocicchi per mostrare una premura verso il popolo, che è l’esatto contrario delle mire personalistiche, del più bieco doppiogiochismo di chi ci dovrà rappresentare. Persone che confidano solo nel cuore di chi le ha conosciute, di chi ha stretto loro la mano; di chi è stato aiutato, senza nulla volere in cambio, in un interscambio fecondo dire/fare, promettere/attuare: con il sapore dei tarallucci e un buon vino, a casa di gente semplice.
Diamo fiducia a chi, per vocazione, canta fuori dal coro, a dar voce a chi non ha voce per urlare al mondo la sua condizione di emarginato, escluso, di troppo.

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